La prima nazionale di Amorica, al Teatro Caboto, non potrà passare inosservata.
La giovane regista Laura Tanzi si confronta con una drammaturgia creata “a bordo del palco”, ovvero frutto del lavoro diretto con gli otto attori protagonisti.
Attraverso un attento uso delle luci si dà vita anche al retroscena dello spettacolo, che resta in chiaro scuro, gli stessi costumi vengono indossati sotto gli occhi del pubblico. Interessanti soluzioni per rimarcare la natura stessa della vicenda: si tratta infatti del retroscena della vita politica della famiglia Roosvelt, liberamente – e aggiungerei, economicamente – interpretata e restituita con professionalità.
Le due ore dello spettacolo non pesano eccessivamente sulla platea grazie alla coincisione delle scene. Niente risulta superfluo, nemmeno la cifra grottesca che anima caricature mai stucchevoli. L’esasperazione dei gesti non denuncia un approccio giudicante, ma palesemente volto a stimolare curiosità nei confronti di una storia che ben conosciamo dai manuali. Storia non sminuita dall’irrisoria volontà di scavare negli umori e nei vizi dei protagonisti che l’hanno abitata.
Gli attori in total white sono maschere – non burattini – in continuo e sicuro movimento; tre le lingue che dominano la scena, quattro se consideriamo la mirata selezione musicale, che scandisce addolcendo lo sviluppo della trama. Buffo e calzante il ruolo degli unici due personaggi variopinti che, insieme all’espediente del viaggio spazio temporale e alla deformazione dei nomi dei luoghi geografici, contribuisce a dare alla narrazione una parvenza di favola, striata di non casuale gossip mondano.
Scelte equilibrate per uno spettacolo dalla tematica impegnativa, che rischia di scadere nella polemica e nella pedanteria, mentre se ne scalza con buon gusto. Un lavoro di squadra, quello della compagnia Lyra Teatro, abilmente orchestrato e con lo sguardo ben puntato sulla realtà.
Arianna Lomolino
Leave a Reply