“Grazie Giancarlo per aver deciso di passare una serata con noi, siamo sicuri che tua moglie Franca Nuti ti perdonerà se l’hai costretta a seguirti a teatro invece di passare una tranquilla serata a casa”.
Questo è ciò che il pubblico del Teatro Libero vorrebbe dire a Giancarlo Dettori con la standing ovation al termine dello spettacolo “Giorgio e io” realizzato insieme a Claudio Beccari. Ad 82 anni Dettori non ha certo bisogno di fare teatro, anzi ha da tempo deciso di rifiutare qualsiasi ruolo e di dedicarsi alla famiglia. Sul palco torna solo per un motivo, parlare di Giorgio Strehler e questo desiderio permettere al pubblico di godere di questo eccezionale spettacolo.
Uno spettacolo che è anche una lezione di teatro e di vita, uno spettacolo che è una storia raccontata da un testimone oculare. La storia di come Strehler, per Giancarlo sia passato da essere “il dottore” e “il maestro” ad essere semplicemente Giorgio, un amico che ti telefona anche alle tre di notte. Uno spettacolo che chi è amante del teatro deve vedere per forza, mentre chi non lo è deve vedere per diventarlo.
Non dimentichiamo i maestri perché se dimentichiamo i maestri smettiamo di esistere
Il pubblico ascolta incantato e immagina l’incontro di due mostri sacri come Strehler e Bertolt Brecht mentre parlano del Coriolano di Shakespeare, rivive divertito il primo provino di Dettori capace di conquistare definitivamente il grande regista con la sua interpretazione in Platonov di Checov. L’attore, che dice di essere un mattoncino servito a costruire il Teatro Piccolo, ci trasmette la passione con cui Strehler ha cambiato il modo di far teatro e ci racconta anche alcuni dettagli della sua vita.
Alle sue spalle scorrono foto d’epoca, Dettori recita una parte tratta da “Re Lear” e a quel punto vorresti che il tempo si fermasse. Che i secondi e i minuti smettessero di spingerci lungo la strada della vita, ma il primo a ironizzare della morte è lo stesso Giancarlo che si definisce “in lista d’attesa”. Alla fine la risposta migliore la danno proprio Giancarlo e Giorgio: gli attori passano, ma i personaggi sono eterni.
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