Effetto Lucifero, esperimento riuscito

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L’esperimento carcerario di Stanford riproposto dalla Compagnia Oyes, questo è “Effetto Lucifero” in scena al Teatro Filodrammatici fino al 25 maggio.

Non siamo in una prigione, bensì in una casa abbondonata, ma il risultato è lo stesso. Chi possiede il potere, rappresentato da tre chiavi che aprono una cassetta con dei soldi, finiscono per sopraffare i tre compagni d’avventura che si sono ritrovati senza nulla in mano.

Un continuo abuso di potere concesso da dei misteriosi “padroni” che non si mostrano ma comunicato tramite bigliettini lasciati nella casa. Immagini che ricordano quelle uscite dai campi di prigionia americani di Abu Ghraib, un tentativo di umiliare la propria vittima fino alla deindividuazione.

Gli Oyes sul palco sono affiatati come non mai e non faticano a dividere la scena in sei, i cattivi riescono a farsi odiare dal pubblico con la loro crudele ingenuità che li porta a compiere gli atti peggiori in cambio di una imprecisata ricompensa. Dall’altra parte non si riesce, invece, a tifare per i deboli, anzi la sensazione che trasmettono è quello di essersela cercata per non essersi resi conto in tempo di quello che stava accadendo e di non aver fatto fronte comune.

La forza dello spettacolo sta proprio nel rapporto che si crea tra il pubblico e i vari personaggi, nessuno dei quali può risultare indifferente, ognuno crea dei sentimenti che possono essere odio, pietà, simpatia a seconda degli occhi che li guardano.