“L’attesa”: intervista a Michela Cescon

cescon
foto Fabio Lovino

‘L’attesa’ è finita e finalmente arriva a Milano L’Attesa, protagoniste tre grandi donne della scena italiana in un racconto sui corpi femminili, sul desiderio, sulla maternità, sull’amicizia, sull’amore, sul piacere, sulla lealtà e sulle differenze di classe.

A dare corpo e voce alle due donne sul palco del Teatro Carcano Anna Foglietta e Paola Minaccioni, dirette da Michela Cescon.

L’Attesa è un testo che ha fatto conoscere l’autore veneto, Remo Binosi, al grande pubblico permettendogli di conquistare il Biglietto d’oro Agis come migliore novità italiana nel 1994.

Per evitare di farvi attendere troppo, abbiamo contattato Michela Cescon alla quale abbiamo chiesto quando e perché decide di mettere in scena L’attesa?

Dopo aver messo in scena la trasposizione teatrale de La donna leopardo di Moravia, che è stata anche la mia prima regia, volevo trovare un testo per due donne: in particolare proprio per Anna Foglietta e Paola Minaccioni. Amiche che stimo come attrici e come persone.

Mi è tornato in mente il testo di Binosi, L’Attesa che mi aveva colpita molto quando lo vidi nella messinscena di Cristina Pezzoli con Maddalena Crippa ed Elisabetta Pozzi, per altro l’unica degna di nota. E mi sono detta: possibile che un testo così potente non sia più stato portato a Teatro? E ho deciso di rimediare, mettendolo in scena con la mia compagnia Teatro di Dioniso e il Teatro Stabile del Veneto che ha accettato di coprodurlo.

Ho letto che hai scelto di mettere in scena la prima stesura de L’attesa, ovvero quella scritta a macchina da Remo Binosi. Posso sapere il perché?

Sì guarda in realtà si è trattato di una serie di coincidenze anche buffe.

Per recuperare il testo mi sono rivolta ad Angela Calicchio di Outis che ha accolto con entusiasmo il fatto che volessi mettere in scena L’Attesa e che purtroppo non lo ha potuto vedere. Lei mi ha mandato la prima versione del testo e io su quella ho incominciato a lavorare, apportando modifiche che sentivo necessarie: ho eliminato il personaggio della nutrice che mi sembrava superfluo e che togliesse forza all’incredibile rapporto che si instaura fra Cornelia e Rosa. La cosa buffa è che quando Anna Montecroci (vedova di Binosi che ci ha concesso i diritti) ha letto la mia versione non era per niente contenta! Alla fine è venuto fuori che lei non conosceva la prima stesura del testo (che per altro Binosi dedica a lei) e quindi quello che io le ho mandato le è sembrato un vero e proprio stravolgimento. In effetti nella versione che utilizzo il ruolo della nutrice è decisamente più marginale e alcune parti nella versione usata da Cristina Pezzoli non c’erano proprio…

Ci presenti Cornelia e Rosa e chi le interpreteranno per noi al Teatro Carcano e non solo… vista la tournée che le aspetta?

Sono due personaggi femminili di una forza e una modernità incredibili anche se l’azione è ambientata nel ‘700 veneto.

Cornelia è una nobildonna, giovane, bella, colta, promessa in sposa a un nobile. Ma arriva un imprevisto: viene sedotta e ingravidata da un uomo misterioso durante il Carnevale. Ovviamente la gravidanza deve essere nascosta e la famiglia la rinchiude in una tenuta di campagna e le affianca Rosa, una serva, una donna del popolo che parla solo in dialetto veneto ed è analfabeta ed è accomunata a Cornelia dallo stesso “problema”: anche lei aspetta un figlio fuori dal matrimonio. Durante questa forzata convivenza le due donne impareranno a conoscersi in un crescendo di odio, amore, insofferenza… fino a un finale incredibile che ovviamente non dico!

Cornelia e Rosa erano i due personaggi che cercavo per Anna Foglietta e Paola Minaccioni che hanno accettato questa scommessa con entusiasmo e riescono a sorprendermi ad ogni replica.

Scoprendo i nomi delle due attrici de L’attesa, sono quasi sicuro che si passerà dal dramma alla commedia senza soluzione di continuità, mi smentisci?

Non ti smentisco!

Tutto viene raccontato con continui cambi di registro narrativo, tenendo in equilibrio tra loro commedia e dramma. Il linguaggio è originale e sorprendente, bello da recitare ad alta voce, con una naturale vis comica che garantisce una presa certa sul pubblico, paragonabile a quella dei testi di Goldoni e di Eduardo.

Come hai specificato L’attesa è ambientato nel ‘700, un dialogo tra una nobildonna e una serva… noi spettatori potremo riconoscerci, se si perché?

È proprio questo che mi ha colpito del testo di Binosi e mi sembra colpisca ogni volta anche il pubblico: anche se siamo nel ‘700 si parla di noi. I personaggi sono empatici, emozionanti, veri: soffri con loro, le ami con dolcezza, le adori, partecipi prima con una, poi con l’altra, poi con tutte e due… e alla fine non ti sorprendi a pensare:

“forse potrebbero essere la stessa persona”.

I temi e i contenuti trattati sembrano parlare di noi, come se non fosse cambiato nulla: la differenza di classe, il rapporto serva-padrona, il doppio, l’amore, il piacere, la maternità, il peccato, la punizione, il femminile, il male, la morte, la seduzione…

Wow… sempre più curioso, ma parliamo del cast ‘tecnico’ con nomi di tutto rispetto.

Scene, luci, costumi e suoni quanto sono importanti per L’attesa?

È stato un bellissimo lavoro di squadra in cui ogni contributo è stato fondamentale per la realizzazione dello spettacolo. Insieme ai miei collaboratori abbiamo costruito un luogo scenico che rappresenta la mente di Cornelia, il diario su cui lei scrive, dove la chiusura o l’apertura dei muri è metafora di una condizione interna, della vita del cuore; mentre la relazione con l’esterno viene raccontata dalla luce e dal buio, dalle ore del giorno e dai suoni della campagna estiva, e dalla natura prepotente che le circonda. La messa in scena ha un segno classico, per omaggiare il grande teatro, e alle attrici viene chiesto di non uscire mai, di avere a che fare solo con il loro corpo. Gli unici oggetti con cui lavorare sono un letto, due sedie e gli abiti dai colori forti e simbolici che con loro danzano una partitura serrata di cambi e di trasformazioni.

Ad Anna e Paola ho chiesto un’adesione fisica ai personaggi totale, e il loro stare in scena diventa molto sensuale, non per un finto gioco di seduzione, ma per la loro immersione nel racconto; un racconto sui corpi femminili, sulla punizione per il desiderio, la punizione di essere donne, sulla maternità, sull’amicizia, sull’amore, sul piacere, sulla lealtà, sulle differenze di classe… due voci femminili che diventano un gran bel punto di vista, per portare in scena il nostro sguardo più personale ed intimo

Lo spettacolo ha un sapore nordico, un rigore fatto di direzioni, ritmo e spazio, per riuscire a riportare ciò che sentii dopo la prima lettura della prima stesura de L’Attesa, ovvero il ritrovare drammaturgicamente nel testo tutto ciò che c’è di materico e forte nel teatro veneto, nella mia lingua originaria, specialmente quello goldoniano, sapientemente mescolato ad autori amatissimi come Bergman, Ibsen, Strindberg e anche Genet.

A fine serata quale sensazione vorresti che mi portassi a casa con L’attesa?

Bella domanda…. vorrei che ti rimanesse la sensazione di avere assistito a uno spettacolo che ti ha fatto commuovere, ridere, pensare…

Mentre tu, da spettatrici cosa ti porti a casa…

Io da spettatrice ogni volta mi porto a casa emozione e stupore… e mi sembra sempre di vederlo per la prima volta!

Per tutte queste sensazioni non attendiamo troppo e non ci resta che andare tutti al Teatro Carcano per…

L’ATTESA
dall’8 al 13 novembre  – Teatro Carcano
di Remo Binosi
con Anna Foglietta, Paola Minaccioni
regia Michela Cescon

sinossi

due donne, due antagoniste della vita, si dividono segreti e destini. Entrambe in stato di gravidanza, ed entrambe “condannate” a un esilio forzato in un angolo dell’enorme tenuta di una delle due. Cornelia giovane nobildonna subisce l’onta di aspettare un figlio non dell’uomo che sposerà, che quindi bisogna tener nascosto, fino a un destino segnato. Le viene affiancata Rosa, una serva a tutti gli effetti, capace, come lei dice, solo di obbedire. Due solitudini, due gravidanze portate fianco a fianco avanti, ognuna chiudendosi dietro a un’apparente consapevolezza di ruoli. Due donne che dentro portano il mistero e il fascino di esserlo, la fragilità ma anche l’esser combattenti, come Rosa insegna pragmaticamente, testardamente, nel gelo metaforico e crescente di una storia dove maternità, sofferenza, amicizia si mescolano e diventano tutt’uno con il resto dei sentimenti che rimane e che si plasma con loro e con i loro corpi.

Se L’attesa doveste perderlo a Milano, no panic di seguito le prossime date:

17 novembre

TEATRO DELL’UNIONE, Viterbo

19 e 20 novembre

TEATRO COMUNALE TRAIANO, Civitavecchia

dal 22 al 24 novembre

TEATRO GALLI, Rimini

dal 26 al 27 novembre

TEATRO PETRARCA, Arezzo

Buona serata a teatro

TiTo

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