“Le notti bianche”: 5 domande a Stefano Cordella

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Torniamo nell’accogliente La Cavallerizza (all’interno del Teatro Litta) grazie a Le notti bianche di Dostoevskij, spettacolo ideato e diretto da Stefano Cordella dal 4 al 14 aprile 2024.

Le notti bianche racconta la storia di due personaggi che facilmente sono identificabili con noi ma anche con i nostri figli e con i nostri genitori: si tratta di universalità propria solo, appunto, delle grandi opere letterarie. Due persone che vivono una profonda solitudine, quella che l’autore ha provato su se stesso e che ha trasposto all’interno della sua opera.

La solitudine che oggi proviamo noi, isolati dal mondo, trincerati dietro agli schermi di computer o telefonini: quella stessa solitudine che i protagonisti provano nelle notti bianche di insonnia e sogni ad occhi aperti.

Per saperne di più ho contattato il regista Stefano Cordella per le mie 5 domande.

Stefano, quando e perché decidi di confrontarti con un libro come Le notti bianche di Dostoevskij?

È un racconto a cui sono particolarmente legato, per diversi motivi.

È stato il mio primo spettacolo da professionista dopo essermi diplomato all’Accademia dei Filodrammatici. Era il 2010 e ai tempi facevo ancora l’attore. Per tanti anni per me il teatro è stato uno di quei sogni che ti si attaccano al cervello e diventano ossessioni. Sogni meravigliosi come quelli che fa il sognatore, ma che rischiano di farti perdere di vista la vita vera.

Oggi torno a questo testo dopo 14 anni, da regista, con una consapevolezza diversa. E forse una maggiore serenità.

Perché leggere ancora oggi Dostoevskij o meglio perché portarlo in scena?

Io ammetto di provare un amore incondizionato per Dostoevskji e in generale per la letteratura russa, quindi sono di parte. Ma credo che pochi come Dostoevskij riescano a raccontare le sfumature dell’essere umano senza sconti. C’è tanta violenza e tanto amore nei suoi testi. C’è tanto buio ma quella poca luce che riesce a filtrare è potente, accecante, onesta, vera. Riesce a parlare d’amore e di sogni senza essere patetico, con una crudeltà e una tenerezza che tutti almeno una volta abbiamo provato

Le notti bianche racconta la paura di essere considerati “uomini ridicoli”, la paura di ammettere a noi stessi di essere dei “sognatori”. Quell’incapacità di aprirci alle persone che ci circondano, di allontanarle sempre di più per poi restare soli. Oggi abbiamo tanti Social ma di fatto gli amici sono sempre più virtuali. Assistendo alla tua versione teatrale quanto ci sentiremo tirati in ballo?

Insieme a Elena Patacchini (la drammaturga che ha curato la riscrittura) e agli attori, Diego Finazzi e Alma Poli, abbiamo cercato di raccontare la spinta vitale dei due personaggi, a partire da una condizione di estrema solitudine. Oggi abbiamo tante “scuse” per chiuderci in noi stessi. Quello che c’è fuori spesso è tremendo, violento, deludente. La realtà può sembrare scadente. Ma se smettiamo di cercare la bellezza, la meraviglia, l’incontro…che ci stiamo a fare qui? Gli attimi di felicità, quando li vivi, ti fanno ribaltare la prospettiva.

Chi vorresti invitare il 4 aprile a La Cavallerizza e subito dopo la visione de Le notti bianche cosa gli o le vorresti chiedere?

La mia terapeuta. Le chiederei:

“C’è speranza?”

Ma non so se vorrei sapere la risposta 🙂

Cosa ti piacerebbe leggere in una recensione dello spettacolo Le notti bianche e cosa invece ti darebbe più fastidio?

Mi piace leggere le recensioni, anche quelle negative, quando fanno un’analisi profonda e coinvolta di ciò che hanno visto o provato.

Mi danno fastidio le “pagelle” e quando non scrivono i nomi di tutta la squadra. Lavorare in un bel gruppo è una specie di salvezza.

Quindi grazie a Elena, Alma, Diego, Francesca, Sofia, Elisa, Fulvio, Stefano e a tutta MTM.

Non ci resta che andare ad applaudire tutto il gruppo di lavoro che ha permesso a Stefano Cordella di tornare a raccontare, dopo 14 anni, Dostoevskji, e per fare questo dobbiamo andare a teatro.

Quando?

Dal 4 al 14 aprile 2024
La Cavallerizza

LE NOTTI BIANCHE
da Fëdor Dostoevskij
ideazione e regia Stefano Cordella
drammaturgia Elena C. Patacchini
con Alma Poli e Diego Finazzi
disegno Luci Fulvio Melli
scene e costumi Francesca Biffi
assistente alla regia Sofia Tieri
staff tecnico Stefano Lattanzio, Ahmad Shalabi
direzione di produzione Elisa Mondadori
produzione Manifatture Teatrali Milanesi

Buona serata!

TiTo

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