L’Odissea del Teatro Libero

Ma perché sto a raccontare? Già l’ho narrato ieri, in questa sala,  non amo ripetere cose già dette.

Si dice che Ulisse è un personaggio sopravvalutato e che porta ormai con sé temi banali e superati: il ritorno, il viaggio, la ricerca di sé stessi, il bisogno di casa. Eppure se tutti i più grandi artisti si sono dovuti confrontare con quest’uomo, un motivo deve esserci.

Dante ce lo rappresenta superbo e peccatore, Joyce ce lo mostra alienato e moderno, Pessoa portoghese e patriottico. Potrei continuare all’infinito con le citazioni in una moltitudine di opere diverse che vanno dal teatro alla poesia, dal romanzo alla canzone e ancora altre opere dove Ulisse molte volte non viene nominato ma è presente con i suoi tormenti e le sue avventure.

Corrado d’Elia porta la sua idea di Ulisse, la sua Odissea al Teatro Libero dal 5 al 18 maggio nello spettacolo Ulisse, il ritorno: tre personaggi, che ruotano attorno ai temi e alle storie omeriche, si perdono in un’ideale viaggio moderno dell’uomo in un luogo imprecisato che ha i sapori di un’Europa oramai in agonia e quindi così presente, così vicina.

Corrado d’Elia traduce i grandi temi omerici in un labirinto temporale che ci cattura perché immediato: un vento intriso di malinconia e nostalgia ci avvolge rimandandoci al tempo e ai suoi furti. Il tempo ci ruba non solo se stesso ma persone, ricordi, sentimenti e persino parti e proiezioni di noi stessi rendendoci di giorno in giorno differenti, irriconoscibili.

Questa è l’Odissea di d’Elia: la paura profonda di perdersi e di ritrovarsi soli. Un momento centrale dello spettacolo è quando d’Elia/Ulisse vede andare via i genitori e in un disperato tentativo di fermarli urla Sono solo. Molto del senso dello spettacolo è lì, nella solitudine, perché per quanto un uomo possa amare, viaggiare, scoprire, trovare, alla fine concluderà di essere solo. Cos’era in fondo Ulisse se non un solitario, un nessuno come suggerisce a Polifemo nella sua avventura più nota. Siamo nessuno come ci fa eco anche Pirandello.

D’Elia e gli altri due bravissimi attori Giulia Bacchetta e Alessandro Castellucci ci lasciano un messaggio forte e chiaro con un inizio speculare al finale: ciò che conta è il viaggio, non chi ci accompagna, non chi siamo o saremo, non cosa proviamo o proveremo. Finché l’uomo e il suo intelletto domineranno questa terra Ulisse resterà sempre attuale perché ciò che sappiamo da tremila anni a oggi è che davvero l’unica cosa che conta è quella parola così banale chiamata viaggio.

Francesco Annarumma

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