“Non mi metto con nessuna, rimango in solitudine a scrivere la mia opera omnia” dice Luca Barbareschi alla moglie prima del divorzio, ma poi aggiunge “dopo 15 minuti ero fidanzato con un’altra”. Era troppo presto per scrivere l’opera omnia, ma forse ora i tempi sono più maturi perché “Cercando segnali d’amore nell’universo” ha tutte le carte in regola per essere il più grande lavoro prodotto dall’attore nato a Montevideo nel 1956.
In questo spettacolo Luca Barbareschi mette davvero anima e corpo. Partiamo dal corpo con oltre due ore sul palco a ritmi frenetici in cui l’attore non si ferma un attimo, come una mitraglia racconta le vicende della sua infanzia divertendo il pubblico e al tempo stesso evidenziando un rapporto non certo facile coi genitori. Nelle pause Luca canta e suona accompagnato dai cinque musicisti del Marco Zurzolo 5tet.
La bellezza dello spettacolo, però, sta nell’anima. Per festeggiare i 40 anni di carriera Luca Barbareschi si apre completamente e mette tutto se stesso sul palco senza nascondere nulla, successi e cadute, amori ed errori, l’autore non tralascia nulla. A dir poco toccante il racconto degli abusi sessuali subiti durante l’infanzia ad opera di un prete, il protagonista mette in scena tutta la sua vita compresi i tradimenti e gli errori fatti entrando in politica.
“Sono io il peggior nemico di me stesso” è la chiusura della serata per un uomo che sul palco trova la sua vera dimensione e lo rende capace anche di “ingannare la morte”. Uno spettacolo che non può lasciare indifferente il pubblico anche se ad uscire maggiormente segnato è lo stesso Barbareschi. La sua commozione finale non è di circostanza, ma la naturale reazione di chi ha appena tirato fuori tutto ciò che aveva dentro.