
Il Gallus Sinae è un uccello domestico, allevato per moltissimi scopi, meglio noto come “pollo”.
È però celebre per non essere in grado di volare. Se non per piccoli tratti.
Per qualche piccolo slancio di necessità.
Il “Pollo da volo” è invece una razza strana, socievole, selvatica, che sfida la natura.
Cercherà sempre, giorno per giorno, di volare.
Anche se gli allevatori, da oltre un recinto lontano, continueranno ad urlare che non serve.
La rubrica “Polli da volo” nasce con l’intento di sostenere e dare voce agli esercenti dello spettacolo, messi
in difficoltà dall’attuale, terribile, tragedia che sta colpendo tutti. Tutti costoro, sono Polli da volo.
Se per oggi non si vola, domani si vedrà.
PUNTATA 5: DAVIDE IANNI E DRAMATRÀ
CHI SIETE?
In squadra siamo noi io e Valentina Saracco – amministratori di Dramatrà – aiutati in ufficio da Sofia Zanon e Francesca Assi. Gli attori sono molti, una cinquantina, che gravitano e che chiamiamo in base a cosa ci serve. Dramatrà – città in scena è un’impresa social S.R.L. che fa visite teatrali, cacce al tesoro e altri eventi di marketing aziendale. Siamo ovunque possano servire degli attori o una creatività che ha qualcosa a che fare con il teatrale o con un team-building culturale. I lavori standard sono quelli delle visite teatrali e dei Drama-game, giochi urbani come appunto le cacce al tesoro. Poi abbiamo ricevuto richieste abbastanza varie: abbiamo una personalità abbastanza ignota anche a noi stessi. Facciamo quello che serve. Ad esempio, l’anno scorso, Costa Crociere ha lanciato Costa Venezia, esclusivamente per il mercato cinese: ci ha chiesto di fare lì delle animazioni teatrali che avessero come base le storie italiane di Venezia. Abbiamo quindi formato tre attori cinesi, scrivendo loro tutte le scene, da fare in mezzo alla giornata, non annunciate, a sorpresa. Per un totale di una trentina di scene in quattro giorni, per rendere più viva la parte veneziana della nave. Essendo su una nave, questo non è semplice: non ti senti veramente immerso nel luogo. Con questa interazione si è cercato di avvicinare i clienti alla città di Venezia.
Quello che facciamo è legato sia alla parte teatrale, sia al raccontare le storie dei luoghi, delle aziende, delle persone – che è la cosa principale che cerchiamo di mettere in tutto. Questo è il nucleo della nostra attività.
QUAL è LA VOSTRA MISSIONE?
La nostra missione è fare questo tipo di attività nel modo meno classico e noioso. Il problema delle visite guidate e a volte di una parte del teatro, è che a volte è un po’ staccato dal pubblico. Si, siamo a noi a creare la storia, non il pubblico: ma quello che cerchiamo di fare durante gli eventi è di farli giocare con le informazioni che li proponiamo. Sono loro a decidere. E nei tour sono sempre a contatto con gli attori. Evitiamo la frontalità e cerchiamo di coinvolgere anche chi non va a teatro.
Noi, quando ci siamo laureati, non siamo stati voluti dal teatro: quindi l’abbiamo portato fuori, cercando anche coloro che il teatro, diversamente da noi, proprio non lo volevano. Gli diamo lo stesso tipo di esperienza e informazioni che potrebbero trovarci, però portati in altri ambiti. Così raggiungiamo un pubblico differente. Più che un teatro di strada, è teatro per strada.
COME STATE VIVENDO QUESTA SITUAZIONE? STATE OFFRENDO ALTRE PROPOSTE DIVERSE ALLO SPETTACOLO DAL VIVO?
La cosa brutta è che siamo ignorati, come tante altre categorie. È stato deciso che, per primi, gli eventi non fossero abbastanza importanti da essere tenuti attivi. Il che ci sta: è giusto essere chiusi. Il problema è che dovevano chiudere contemporaneamente tante altre attività. Questo ha avuto un peso, ce l’ha, ce l’avrà per almeno fino a settembre. Noi speriamo a settembre di fare i prossimi eventi: per ora siamo fermi e lo saremo per almeno per tutta la primavera. Come ci ha cambiati? Da una settimana dal primo decreto, quindi inizio marzo, siamo andati in ufficio per l’ultima volta: per andare a mangiare il sushi. E per capire cosa fare. Abbiamo lanciato una campagna crowdfunding per avere un palliativo: noi questo mese avremmo guadagnato quattro volte tanto e da questa raccolta avremo un minimo che non copre nemmeno le spese fisse che sosteniamo. È servito per dire alla gente: “volete aiutarci in qualche modo? ”. Non serve a noi per vivere, è giusto un piccolo gesto che ci ha fatto sentire circondati d’amore e di persone che ci vogliono bene, alle quali manchiamo, come loro mancano a noi. È nato per mettere insieme i tre prodotti che potevamo vendere lo stesso, per dare una possibilità alle persone di aiutarci e per lanciare il tour virale. Nel tour abbiamo raccontato la storie delle epidemie di Milano, a modo nostro: abbiamo preso quello che avremmo fatto in una visita guidata normale, con il triplo degli attori – ne abbiamo avuti tredici – e per la prima volta purtroppo non li abbiamo potuti pagare. Sono stati loro a dirci: “vogliamo esserci”. Abbiamo creato gli spazi per inserirli, che non erano previsti. È nata come “facciamo una cosa tutti insieme” e poi è diventato un colossal: non ce lo aspettavamo. È stato molto seguito, è stato molto bello: ci sentivamo molto carichi dopo questa esperienza. L’idea era di non creare un prodotto unico per questa occasione, un one shot che non si ripeterà più. Era un modo per sentirci vicini e per offrire qualcosa al pubblico, perché non avremmo potuto fare nulla per molto tempo. Ci siamo detti: “non è possibile che non facciamo niente, non è il nostro modo di esistere”, “facciamo una cosa ben fatta”. Ci siamo dati poco tempo, anche in relazione al fatto che crearla non è stato semplice. Abbiamo trovato i modi tecnici per realizzare il tutto: creare una diretta di quel tipo non è immediato. Io ho cercato di trovare i mezzi, Valentina ha creato tutta la storia e abbiamo unito gli attori. Siamo molto felici di questa esperienza.
Poi abbiamo costruito una caccia al tesoro da fare a casa. Un evento molto piccolo, capillare, nelle case: abbiamo messo a disposizione gratuitamente dei posti. Altri li venderemo ad un prezzo minino. In questo momento non è facile né vendere né comprare. Tendenzialmente, uno dei nostri giochi (che sono principalmente per le aziende) costa trentacinque euro a persona: in questo caso viene circa sette. Ma è la stessa cosa: si hanno una trentina di prove da fare in casa, costruite proprio per la situazione in cui siamo. Senza assolutamente uscire e facendo cose molto buffe. Vogliamo offrire un minimo di svago.
Ci sono anche i telegrammi cantati: possono essere commissionati e noi li trasformiamo in canzoni e pezzi teatrali, che recapitiamo per video. Questo è uno dei servizi più complessi da far capire: sono una cosa diversa. Non è facile per tutti. Pensiamo agli anziani: ed è un peccato. La solitudine si acuisce e si cristallizza ancor più, ora. L’unica cosa che non proponiamo è lo spettacolo a pagamento come quelli classici: il tour virale era gratuito. Coloro che hanno partecipato alla raccolta fondi hanno potuto riservarsi quello che sarà il video completo, per quando lo potremo girare. Quando potremo farlo, lo manderemo a loro.
COSA TI AUGURI PER IL FUTURO IN QUESTO MOMENTO?
Secondo me adesso ci si può solo augurare che quando la situazione sembrerà migliorata, si continui in questo stato, che non si risolva la situazione troppo presto. È l’unica cosa che mi auguro: ricadere in questo stato sarebbe drammatico. È l’unica cosa veramente importante adesso. Ma insomma, conosco questo paese… dico solo che una volta ce la possiamo fare. Due, no. Gli aiuti a noi… non arriveranno. Arriveranno delle bricioline che non basteranno. Ce la caveremo da soli come al solito. Già da principio non siamo tutelati o aiutati per fare il nostro lavoro. Come abbiamo sempre fatto, faremo. Spero che le cose saranno solo spostate e non annullate. Per gli eventi del carnevale ci ho messo una pietra sopra: ma gli eventi, come i matrimoni, sono spostati. Desidererei la vita normale, ma ora non è possibile. Cambierà tutto. È più curiosità, che speranza. Attendiamo. Io ho mandato un messaggio quasi standard nei momenti dopo le donazioni, agli amici, dicendo loro di non donare: “noi non vogliamo i vostri soldi, vogliamo che ci aiutate a capire il messaggio!”. E invece molti poi ci hanno dato. E ci avevano già dato tanto, in questi anni. Vorrei ringraziarli: senza di loro non esistiamo. Poi ci sono tutti gli altri. Ma questa decina di persone è sempre stata presente: tra questi ci sono i fondatori dell’associazione. Perché siamo sia associazione che impresa sociale: anche loro hanno messo soldi, e non devono! In queste situazioni nascono queste cose molto belle. Ma io sono convinto che in questa situazione non ci sia niente di positivo, non sono tra quelli che cercano di trovare il buono. Il buono non c’è: se non ci fosse stato tutta questa situazione d’emergenza, l’amore e l’affetto che avremmo ricevuto sarebbe stato il medesimo. Ora viene acuito, ma non lo vedo come un lato positivo, ma come un “fortunatamente queste persone esistono”.
A cura di Irene Raschellà
Grafica di Ginevra Lanaro
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