Al Teatro Fontana dal 13 al 15 ottobre è andato in scena Dux Pink: uno monologo scritto, diretto e interpretato da Ivonne Capece che ricolloca le donne al fianco degli uomini nella determinazione dei grandi eventi storici.
È difficile affrontare uno spettacolo come questo, uno spettacolo che parla di Mussolini, del Fascismo, di un ventennio che ha portato l’Italia in uno dei momenti più bui della sua storia più recente, mantenendo un distacco dal tema , ignorando l’attuale situazione politica Italiana, insomma difficile riuscire a non essere partigiani. La giovane autrice non ci prova affatto e apre lo spettacolo recitando, con un’imitazione quasi perfetta, l’intero intervento di Giorgia Meloni al congresso di Vox in Spagna.
A pochi giorni dal centenario della marcia su Roma, Capece ci porta indietro di un secolo e ci presenta una visione fuori dagli stereotipi di genere, raccontandoci quattro donne che, non solo hanno accompagnato nella sua ascesa quello che è stato il volto e il punto di riferimento del Fascismo Italiano, ma che lo hanno sostenuto, incoraggiato e spronato.
Una schiera di donne d’eccezione, occultate dalla storia, che con il loro operato resero possibile la costruzione del mito di Mussolini, la sua ascesa, l’unione con la Germania, la sconfitta e la memoria postuma.
Nella scena di Micol Vighi, l’unico elemento scenografico (uno schermo poggiato a terra, in centro palco) si trasforma divenendo ora pulpito della più recente politica pink, ora una finestra sul passato. Uno schermo con cui Capece interagisce in modo puntuale e armonico creando effetti e giochi d’immagine che danno movimento allo spettacolo e rendono il palco vivo.
Nel corso dello spettacolo l’attrice, interpreta (in modo impeccabile) in un percorso cronologico le quattro donne che hanno affiancato Mussolini durante la sua dittatura: Margherita Sarfatti, amante ebrea e finanziatrice, fondamentale per il colpo di stato e i primi anni del regime; Edda Ciano, la figlia di ideologia nazi-fascista, fondamentale per l’avvicinamento dell’Italia alla Germania di Hitler; Clara Petacci, ultima donna del duce, che non fu solo compagna ma consigliera antisemita durante gli anni della Repubblica Sociale e Rachele Mussolini, la moglie, determinante per la costruzione di un’Italia del perdono, che sminuì le colpe del regime e permise agli Italiani di perdonarsi il loro passato da fascisti.
Un percorso lineare, che si evolve in un crescendo graduale, a indicare un’evoluzione dello stesso Mussolini, sotto la spinta delle donne che gli sono state accanto. Marcata è infatti l’idea dell’influenza che l’uomo subisce da queste donne, come il suo pensiero e le sue azioni siano fortemente determinate dalle sue frequentazioni amorose e dalla figlia. Fino ad arrivare a Clara Petacci, che dà uno scossone alla scena, proprio come rivoluzionario fu il momento in cui affiancò il Duce, il declino del regime, la nascita dei movimenti partigiani, lo sbarco degli alleati e la nascita della Repubblica Sociale a Salò.
Enea Montini
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