Recensione: “Non lo deve sapere”

non lo deve sapere

Meglio una dolce bugia o una dura verità? Questo annoso quesito fa da filo conduttore a “Non lo deve sapere” in scena al Teatro Libero di Milano.

Sul palco tre donne, le autrici Monica Faggiani e Silvia Soncini a cui si aggiunge Valeria Perdonò. La musica e l’atmosfera cupa della prima scena fanno subito capire quale sarà la direzione dello spettacolo.

Un noir psicologico che può contare su un testo perfetto per mantenere attento il pubblico pungolando la sua curiosità. Merito soprattutto dei dialoghi capaci di dare sempre la svolta anche con solo una parola che accende la lampadina e spinge lo spettatore a lanciarsi verso la scoperta della verità.

La storia si svolge all’interno di una famiglia, quattro sorelle, Eva, Lea, Isa e Mia (quest’ultima non in scena) e un segreto. Il compagno di Mia, è infatti sospettato di essere un pedofilo. “La calunnia è un venticello” canta Basilio ne “Il barbiere di Siviglia” di Rossini e l’apparenza porta a pensare che svelare questo mistero iniziale sia lo scopo dello spettacolo. Non è così, si apre un vaso di Pandora da cui escono una lunga serie di intrecci famigliari. Forse anche troppi e il pubblico rischia di perdersi un po’, ma tutte le vicende sono realistiche e credibili. In gioco ci sono gli equilibri delle sorelle e qui entra in ballo la bravura delle attrici capaci di differenziare molto bene i caratteri dei propri personaggi andando a fondo nella loro psicologia. Così piacevolmente diverse e capaci di attrarre, ognuna a modo suo, l’empatia del pubblico. Fondamentale riuscire a reggere i dialoghi che sono la colonna portante dell’opera. Faggiani, Soncini e Perdonò attraversano benissimo le varie fasi della storia alternando rabbia, disperazione, nostalgia e creando con precisione le dinamiche che possono verificarsi all’interno di una famiglia. Le sorprese che continuano a uscire col procedere della trama fanno capire al pubblico che il finale non potrà che essere un colpo di scena inaspettato.

La regia di Fabio Banfo orchestra attentamente l’opera, luci e musiche sono importanti ma non invasive, la scelta di alternare i frammenti in scena con le telefonate delle sorelle tiene sempre sull’attenti il pubblico e proprio una telefonata darà la prima svolta alla storia. Molto azzeccata l’idea di chiudere non sul palco, ma in video. La scenografia è semplice e diagonale con agli estremi i tavolini di alcolici e telefono, in mezzo il tavolo con tre sedie che ospita gli incontri e le discussioni. Le sedie sarebbero anche potute essere quattro in rappresentanza della sorella assente.

La contrapposizione tra bugia (o silenzio) e verità si ripete più volte nel corso della storia, ma non è l’unico tema di “Non lo deve sapere”. Uno spettacolo che racconta il difficile rapporto fraterno, soprattutto in una famiglia numerosa, dove inevitabilmente i legami non possono essere tutti uguali e nei momenti di crisi scoppiano le lotte con ripicche ed episodi rinfacciati. E così forse la vera domanda chiave dell’opera arriva dalla bocca di Eva che in lacrime chiede: “Perché da adulti dobbiamo continuare a considerare speciale la famiglia?”

Ivan Filannino

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