Recensione: “Questi fantasmi!”

questi fantasmi

La Elledieffe, compagnia di Luca de Filippo, oggi diretta da Carolina Rosi, riporta in scena la commedia Quei Fantasmi!, scritta da Eduardo De Filippo nel 1945. Lo spettacolo si terrà al Piccolo Teatro Streheler di Milano fino al 22 aprile e la regia è quella di Marco Tullio Giordana.

Affrontare la messa in scena del testo scritto da una delle pietre miliari del teatro italiano è un’ardua sfida: da un lato si cerca di rispettare quella che è la solida tradizione della tragicommedia, dall’altro si cerca un briciolo di contemporaneità e di innovazione. E si può dire che Giordana ha fatto un buon lavoro, poiché la ricostruzione della commedia originale è stata molto meticolosa, a partire dalla scenografia, che fin da subito si è fatta notare, con la ripresa degli esterni e degli interni di un palazzo d’epoca resa in maniera estremamente dettagliata ed accurata.
Anche i costumi sono spiccati dall’inizio, dando un sentore nostalgico di una Napoli tipica degli Anni ’40, molto ben pensati e adatti ad esternare il carattere dei personaggi.

Dopo questi primi stimoli visivi, è stato piacevole appurare che anche la recitazione degli attori è stata di buonissimo livello. Volutamente accentuata, sfociante quasi nel caricaturale in alcuni punti, la performance soprattutto dei protagonisti ha rimandato molto alle versioni originali delle commedie di De Filippo, che riprendono quasi in toto un’Italia semplice, spesso povera, alle prese con la quotidianità dei sobborghi di provincia.

La tragicommedia sfocia spesso nel riso e nel pianto e in entrambi i casi lo fa con battute immediate, con giochi di parole, con ripetizioni e fraintendimenti, strizzando l’occhio ad un pubblico onnisciente che può essere complice delle malefatte di personaggi che si fanno beffe di altri più ignari della situazione corrente.
In fondo, alla base di tutta la commedia di De Filippo, c’è un enorme misunderstanding su cui ruotano le vicende di tutti gli attori: alcuni, in quel mare di incomprensioni, riescono a salvarsi, altri, in una maniera un po’ alla Verga, nonostante la loro buona fede, vengono sommersi da una serie di casualità che non comprendono, ma che a lungo andare li portano verso la disgrazia.

Una menzione particolare viene fatta a Gianfelice Imparato ed a Massimo De Matteo, che rispettivamente nei panni di Pasquale Lojacono e Alfredo Marigliano hanno fatto una bella esibizione: convinti e precisi, ma soprattutto affabili ed espressivi, hanno reso giustizia al testo di Eduardo De Filippo.

L’unica domanda che ci si pone è se “Questi fantasmi!” sia stata capace di conservarsi bene nel tempo, se la risata suscitata prima da De Filippo e ora da Giordana, sia universale oppure se risenta degli acciacchi dovuti ai suoi anni. Se comunque il divertimento da parte del pubblico c’è stato, si è sentita a tratti la convinzione che questa drammaturgia sia diventata un po’ inattuale. Certo, per accontentare un pubblico composto in gran parte di nostalgici, la riproposta della suddetta commedia da parte di Giordana è più che adatta, ma probabilmente per attrarre un pubblico nuovo non molto.

Un estratto su tutti viene preso come emblema della convinzione che magari, ai giorni nostri, la commedia di De Filippo andrebbe riadattata per una società più progressista, che dal 1945 ha fatto dei passi avanti in materia di diritti e di uguaglianza:
Raffaele (portiere): “La donna vorrebbe sempre quelle attenzioni di quando uno sta nel momento della focosità! E allora la donna s’intristisce, voi le parlate e quella non vi risponde, che è la cosa peggiore. La buonanima di mia moglie faceva lo stesso. Ma io insistevo a farla parlare, perché le volevo bene. Quando vedevo che le pigliavano quei momenti di taciturneria, la pigliavo a sberle Certe volte le davo certe legnate però dopo parlava… Eh povera donna! Mi ricordo che quando le buscava, mi abbracciava e mi baciava e le lacrime si mescolavano con i baci e con il sangue che scendeva dal naso … Anche a Voi per esempio, farebbe bene buscarne un po’… Vi uscirebbe un po’ di sangue dal naso e gli vorreste bene più di prima”.
Certo, il tutto va senz’altro contestualizzato e ricondotto ad un pensiero di oltre mezzo secolo fa, espresso da un portiere poco acculturato e con poco tatto, ma resta il fatto che, per avvicinare dei fruitori nuovi, si preferirebbe un testo dalla portata più ampia, che risenta meno degli anni e che inglobi sì la tradizione, senza però tralasciare l’attualità e l’innovazione.

Jasmine Turani

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