Recensione: “Siede la terra”

siede la terra
foto Luca Del Pia

La calunnia è un venticello cantava Don Basilio ne Il barbiere di Siviglia di Rossini e la Compagnia Maniaci d’Amore con il loro spettacolo “Siede la terra. Fenomenologia della pettegola” mostrano chiaramente come questa “auretta assai gentile” possa trasformarsi in una tempesta capace di sconvolgere la vita di un intero paese.

Francesco d’Amore e Luciana Maniaci portano il pubblico a Sciazzusazzu di Sopra (da non confondere con Sciazzusazzu di Sotto) dove vivono Clarice e la figlia Teresa. Un giorno sui muri del paese appare una scritta ingiuriosa rivolta a una non specificata Teresa. Questo è più che sufficiente per mettere in moto tutto lo zelo della madre impegnata a dimostrare ad ogni costo che la Teresa del muro non è sua figlia. Fenomenologia della pettegola è il sottotitolo più adatto per indicare quello che succede in paese. Il muro diventa un diario dove puntualizzare ulteriori dettagli per smascherare, o nascondere, la povera Teresa in un’indagine che finisce per coinvolgere l’intero paese sfociando addirittura in un matrimonio riparatore per nulla necessario. Siede la terra dove nata fui diceva Francesca da Polenta iniziando a raccontare la sua relazione extraconiugale con Paolo Malatesta e a posteriori viene da pensare a quanti pettegolezzi scatenò quell’adulterio diventato così famoso.

In circa un’ora i due attori confezionano uno spettacolo privo di punti deboli che coinvolge lo spettatore sia per la sua intensa ironia e capacità di scherzare sulla società contemporanea sia per una recitazione sempre ad alti ritmi con Francesco e Luciana che sembrano affrontarsi in un duello madre-figlia combattuto a suon di racconti. Il testo va anche a toccare tasti delicati ricordando come purtroppo si possa davvero morire d’ingiuria e di episodi del genere in Italia ne abbiamo visti anche di recenti. Non manca nemmeno di sottolineare l’ancora difficile da estirpare paura del diverso, un diverso non necessariamente proveniente da paesi lontani, possono bastare pochi metri fuori dalla comfort zone per essere classificati come diversi e stranieri.

Tra battute pungenti e mai banali, maschere di maiali e papere, balletti sulle note di The bad touch e Single ladies, i Maniaci d’Amore riescono comunque a lasciare il pubblico con un velo di speranza perché, nonostante siano cresciuti in un ambiente ricco di invidia e pregiudizi, due giovani continuano a credere di poter trovare un posto dove crescere liberi, convinti che la libertà possa essere più vicina di quanto sembri.

Ivan Filannino

Be the first to comment

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*