Riflessione sul rapporto tra uomini e sulla mascolinità tossica: intervista a Marco Vergani

vergani
foto Federico Malvaldi

Ci troviamo Fuori Città e per la prima volta presso il Teatro Belli di Roma grazie allo spettacolo The Ducks di Michael McLean, il quale alterna sapientemente l’oscura lotta per il controllo della relazione e le assurdità generali della vita. Tra i protagonisti Marco Vergani, attore formatosi all’École des maîtres con Giancarlo Cobelli e il Centro Teatrale Santacristina diretto da Luca Ronconi.

In scena “R” e “K”, ma chi sono? Lo abbiamo chiesto proprio a Marco Vergani.

Sono due lavoratori occasionali con il compito di prosciugare uno stagno di anatre in un parco pubblico. Durante questa obbligata convivenza nasce qualcosa che potrebbe diventare un’amicizia. Ma i rapporti interpersonali non sono sempre semplici. In ogni relazione c’è una forma di dipendenza, anche nell’amicizia, e non è certo semplice accettarla, anzi spesso la si rifiuta o si instaura con l’altro una lotta di potere.

Tu quale dei due lavoratori interpreti?

“R”

Quanto c’è di Marco Vergani in “R”?

L’approccio interpretativo passa sempre attraverso quel “quanto c’è” di noi attori in quel personaggio.

Quel “quanto” diventa la porta di accesso per il nostro lavoro. La possibilità per cercare di avvicinarsi sempre di più ad una storia umana che non è la nostra per poi invece renderla parte di noi mentre la attraversiamo con il testo.

Leggo dalla sinossi che si utilizza il condizionale sulla loro possibile amicizia… puoi anticipare qualcosa?

Un’amicizia che non è facile concedersi. Un amore inespresso fra maschi, che non può nascere a causa dei condizionamenti sociali, delle sovrastrutture. La difficoltà linguistica di esprimersi e farsi capire quando non si hanno gli strumenti per poterlo fare.

Metteremo in dubbio la loro mascolinità… e di chi assisterà allo spettacolo?

La loro certamente, se per mascolinità intendiamo non poter accettare profondamente che due uomini possano anche volersi bene senza per questo essere omosessuali.

Per uno spettacolo come The Ducks quant’è importante andare oltre gli stereotipi?

È il centro dello spettacolo.

Cosa ti ha colpito della drammaturgia di The Ducks?

Come sono disegnati i personaggi. Nessuna retorica, nessuna sbavatura.

Nel 2020 hai intrapreso la formazione psicoanalitica presso la Scuola di Psicanalisi Freudiana di Milano, cosa ti ha spinto verso questa scelta?

Volevo continuare a studiare e fra le varie discipline la psicanalisi era quella che mi apparteneva di più. Ho poi iniziato questo il percorso formativo alla SPF e penso di essermi fatto un grande regalo per la vita.

Non solo per la professione di psicanalista, per me stesso intendo.

Come, se posso, la tua formazione psicoanalitica influenza il tuo lavoro e le tue scelte?

TOTALMENTE.

Gli studi di psicanalisi parallelamente al percorso di analisi personale ti obbligano a mettere in discussione ciò che tu pensi e credi di sapere e credi di scegliere liberamente nella vita quotidiana.

La scoperta dell’inconscio…

Concludendo, per chi come me non vive a Roma come invogliarci a venire a vedere The Ducks

Se c’è un testo ben scritto ed un regista molto bravo… perché non andare a vederlo?

Sugli attori mi sento di dire che anche loro se la cavano abbastanza bene hahahahah!

Se la cavano tutti alla grandissima, per questo motivo andiamo a Roma ma soprattutto andiamo a teatro a vedere…

THE DUCKS
dal 15 al 18 dicembre 2022 – Teatro Belli
Roma
di Michael McLean
regia Silvio Peroni
con Marco Vergani e Giuseppe Benvegna

sinossi

Sue uomini, R e K. Due lavoratori occasionali che devono prosciugare un lago in un parco locale. K sembra un po’ strano, ma R lo convince ad andare con lui al pub.

K non beve. Ma col passare del tempo esce gradualmente dal suo guscio. Vanno anche ad un concerto insieme. Nel loro ultimo giorno di lavoro K invita R a casa, ma per R questo livello di confidenza è eccessivo.

The Ducks una riflessione sul rapporto tra uomini e sulla mascolinità tossica, uno spettacolo divertente e toccante.

Buona serata a teatro,

TiTo

Be the first to comment

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*