Teatro PimOff, la Non Stagione

Il progetto del PimOff per il 2016/2017 non è una stagione teatrale tradizionale con una direzione artistica tradizionale.
Si tratta piuttosto di una factory, un progetto collettivo nato da due esigenze.
La prima è la richiesta degli artisti di un luogo protetto in cui poter creare, provare, sbagliare e ricominciare, senza l’ansia di un debutto o l’occhio all’orologio per la scadenza dell’affitto della sala.

Il PimOff ha sempre dato la massima importanza alle richieste degli artisti, cercando, ove possibile, di assecondarle. Perché gli artisti si sentissero a loro agio, accolti, a casa. Ma una casa aperta.
E qui entra in gioco la seconda esigenza: far vivere uno spazio, inaspettato, informale, inusuale forse, certamente unico come quello di via Selvanesco 75, al di là delle semplici repliche di uno spettacolo serale.

Il PimOff infatti vuole vivere al di là delle logiche prettamente teatrali.’Baluardo culturale’ in un quartiere difficile come quello dell’estrema periferia sud di Milano, vuole mantenere sempre vivo il ponte che in questi anni l’ha legato alla città.
Ecco allora che per il 2016/2017 il PimOff ha pensato di restare aperto all’ospitalità di artisti che, rispondendo (numerosissimi!) al bando “Citofonare PimOff” hanno chiesto di avere uno spazio per un periodo di residenza per creare, pensare, produrre. Ma anche per confrontarsi: ogni residenza sarà seguita da un ‘custode’ indicato dalla compagnia, una persona che li accompagni e li guidi anche nel difficile percorso della creazione; un ‘primo spettatore’ che non solo aiuti gli artisti a tenere le fila del discorso che vogliono affrontare in scena, ma racconti anche all’esterno ciò che succede al PimOff.

Non mancherà infatti, ovviamente, il confronto col pubblico, non solo nelle prove aperte, ma anche con officine coreografiche, formazione, incontri e altre occasioni di presentazione che stanno pian piano prendendo forma anche fuori dalle sale del PimOff.
Tra gli oltre cento progetti pervenuti,11 sono quelli scelti, ‘privilegiando’ quanto è sembrato nuovo, diverso, inusuale, coraggioso, rischioso anche.

I temi ci hanno colpito prima di tutto. I progetti scelti affrontano senza timore argomenti come la religione, la paura, il terremoto.
Temi che non lasceranno indifferenti e che, anzi, ci auguriamo, coinvolgeranno il pubblico in modo forte.
Il PimOff non è (o forse non è mai stato) un teatro tradizionale; quest’anno più che mai è un osservatorio sulla realtà contemporanea, di cui parla attraverso i corpi e le voci degli artisti che lo abiteranno.

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