“Tutta mia la città”: intervista a Lorenzo Piccolo

tutta mia la città
foto Valentina Bianchi

Tutta mia la città è un progetto di Nina’s Drag Queens che hanno immaginato durante il lockdown del 2020. Obiettivo? Idealmente riprendersi la città di Milano con una grande marcia queer. Marcia che comincerà l’8 di giugno per terminare con la parata del Pride.

Il progetto si articola in due percorsi:

Botanica Queer

(alla scoperta dei prodigi transgender della natura urbana)

Milano Queer Tour

(incentrato sulla queer culture).

Dall’8 all’11 giugno parco Sempione

Botanica Queer – percorso nel lato Drag della Natura

È una passeggiata alla scoperta di un fatto semplice e scottante: le piante sono queer!

Fra odi alla fisiologia vegetale, canti per stimolare l’apparato radicale degli alberi, affondi ecofemministi e coreografie collettive, Demetra traccerà un collegamento tra la botanica e la cultura queer, e lo farà a partire da un fiore.

22, 23, 28 e 29 giugno

Milano Queer Tour – attraversare la città con altri occhi

È un viaggio notturno LGBTQ+ in compagnia di Donata, tra angoli insoliti e strade poco frequentate, per raccontare una comunità in marcia, per ragionare su cosa è norma e cosa non lo è, per immaginare la città di domani.

Per saperne di più abbiamo chiesto a Lorenzo Piccolo (tra i componenti delle Nina’s Drag Queens) quando nasce e perché Tutta mia la città?

Nasce, come altre azioni di Drag Evolution, da una riflessione della compagnia fatta durante il lockdown del 2020… quando l’incertezza era alle stelle e c’era difficoltà a immaginare il futuro. Nasce da un desiderio di tornare a incontrarsi, di tornare a fare qualcosa insieme.

All’aperto, per respirare insieme.

La passeggiata spettacolo in cosa consiste? Giusto per invogliare chi legge!

Un gruppetto di 20 persone viene “scortato” da una drag queen attraverso luoghi noti e meno noti della città, e invogliato a guardarli da un altro punto di vista. Si indossano cuffie bluetooth e si è avvolti da un ambiente sonoro immersivo (e da canzoni orecchiabili).

È una dimensione contemporaneamente intima e collettiva.

Per chi non conoscesse le Nina’s Drag Queens, chi sono?

Le Nina’s sono una compagnia teatrale che ha scelto la figura della drag queen come codice espressivo.

La drag è per noi un veicolo di storie, una sorta di maschera post-moderna che noi caliamo in contesti imprevisti: ad esempio facciamo cantare Mina alle personagge di Čechov o trasformiamo King Lear in Queen Lear.

Ho letto che le piante sono queer, come queer è Milano.

Ma cosa significa queer?

Domanda difficile!

Queer è qualcosa in continuo mutamento, sia come idea che come parola.

Queer spesso viene usato come aggettivo, sostitutivo della sigla LGBTQAI+, ad esempio dicendo “comunità queer”, ma è un uso improprio (essendo queer una parte della sigla).

Diciamo che la parte fondamentale del concetto contemporaneo di queer è una vocazione femminista e intersezionale. Ovvero, sempre più le lotte delle minoranze, siano esse di identità di genere, orientamento sessuale, razziali ecc ecc… vanno nella direzione di essere una sola lotta. Insomma, queer sono tutti quei corpi che non sono conformi ad una norma.

Con Tutta mia la città uno dei vostri ‘obiettivi’ è far riavvicinare le persone allo spettacolo dal vivo. Credete si siano spaventati durante il lockdown? Mi spiego meglio. Ancora oggi chi va a teatro deve indossare la mascherina (perché luogo al chiuso e senza distanziamento) ma al ristorante (stesso luogo al chiuso e distanziamento limitato) la mascherina non serve. Questo fattore può destabilizzare lo spettatore oppure come hanno detto: con la cultura non si mangia.

Non credo sia più questione di paura, come prima. E neanche che lo spettatore sia disorientato dal fatto che al ristorante non si usa la mascherina e a teatro sì…

Credo, semplicemente, le persone si siano disabituate ad andare a teatro. Le abitudini si perdono velocemente…

Certo, dover ancora usare la mascherina non aiuta. Quindi, perché non venire a passeggio all’aperto con noi?

Domanda cattivella…

Siamo sicuri che la ‘città’ vorrebbe essere riappropriata dalle persone?

Durante il lockdown Milano era più respirabile, più verde… oggi Milano è tornata punto e a capo se non peggiorata: tantissime macchine in giro per non parlare della maleducazione sia di chi la vive sia di chi la visita. Riformulo la domanda; siamo così sicuri che la città vorrebbe che gli esseri che la vivono se ne riapproprino? Se sì, perché.

Cosa desideri la città non saprei.

Credo però che le persone desiderino, sotto sotto, poter conservare qualcosa di buono dall’esperienza dei lockdown. Abbiamo sperimentato la fragilità e il limite, e potersi approcciare allo spazio urbano interrogandolo e ragionando sulla complessità del vivere sociale, penso sia utile.

Le due passeggiate, in modo diverso, affrontano l’argomento: come vivere insieme in un luogo che è un organismo influenzato dalle nostre (più o meno scombinate) scelte, dal nostro stile di vita?

TUTTA MIA LA CITTA’

sinossi

un piccolo draGpello di spettatori, scortato da una guida-drag, attraversa a piedi un tratto della città in un itinerario a tappe, tra racconti, piccole scoperte, e la possibilità di godere di nuovo del semplice contatto con altri esseri umani.

Tutta mia la città è un percorso dinamico, sensoriale, interattivo e culturale per risvegliare il corpo, ri-avvicinarsi agli altri e ritrovare il piacere dello spettacolo dal vivo.

Se siete pronti per questo interessante viaggio all’interno di Milano i biglietti sono acquistabili al Drag-Store direttamente sul sito:

www.ninasdragqueens.org

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