Parole e musica per raccontare il mito di Don Chisciotte con una lettura in chiave pop tra Orson Welles, la tragicommedia beckettiana e il cabaret. Dialoghi in bilico tra fantasia e realtà, incontri, personaggi, canzoni di un viaggio infinito, che da quattrocento anni ci conduce alle soglie del sogno e della follia.
Don Chisciotte (Alarico Salaroli) e Sancho (Marco Balbi), protagonisti di una storia senza tempo, arrivano finalmente al Toboso, non più luogo incantato, dimora della bella Dulcinea, ma balera di periferia animata dagli straordinari Musicisti del Toboso: Helena Hellwig, Enrico Ballardini, Francesca Li Causi e Alessandro Nidi.
Lo spettacolo sarà in scena dal 4 al 14 febbraio per la Stagione del Teatro Menotti al Teatro Verdi.
Estate 1969, è l’estate più calda del decennio quando Don Chisciotte e Sancho Panza decidono di partire. Per l’hidalgo sarà un viaggio alla ricerca di fanciulle da salvare e di torti da riparare, per il suo scudiero sarà la ricerca di un’isola su cui riposare.
Niente a che vedere con la moda e i modi on the road, piuttosto un percorso circolare dal nulla verso il nulla, un sentiero impolverato, in un paesaggio urbano simile alle periferie delle nostre città.
Niente di moderno contamina il pensiero e le azioni del cavaliere dalla triste figura, perché lui è davvero un cavaliere: un cavaliere autentico, il miglior cavaliere mai esistito. Chi avrebbe abbattuto giganti con una lancia di legno? Soccorso fanciulle da esseri infernali? Riparato offese e torti con tanto coraggio e, soprattutto, chi poteva farlo avendo per alleati solo un magro ronzino e uno scudiero rozzo? Don Chisciotte è il mito, ma è Sancho il vero personaggio della commedia umana. Un personaggio meraviglioso, perfino nella sua volgarità e nella sua goffaggine.
Cavaliere e scudiero insieme hanno superato secoli di decadenza e oscurantismo, repressioni e tirannie. Insieme ci hanno raccontato di un mondo con cui la gente onesta e leale ha il desiderio di identificarsi. Alla fine del loro viaggio lo sguardo e i pensieri inevitabilmente si rivolgeranno alla luna, che mai come in quell’estate del ’69, ci sembrò così vicina. Poi tutto è tornato come prima e non ci rimane altro che guardare quel dito che da qui la indica. Ma Don Chisciotte tornerà.
Emilio Russo
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