“Anna Cappelli” al Franco Parenti: intervista a Valentina Picello

valentina piccello

Torna in scena al Teatro Franco Parenti, dal 28 ottobre al 9 novembre 2025, Anna Cappelli ovvero Valentina Picello, diretta da Claudio Tolcachir, in una rilettura intensa e contemporanea del celebre monologo di Annibale Ruccello scritto nel 1986, poco prima della sua prematura scomparsa, considerato uno dei suoi lavori più inquietanti e profondi.

Lo spettacolo racconta la storia di Anna Cappelli, una giovane donna trasferitasi a Latina per lavorare nella pubblica amministrazione. Cresciuta in una famiglia che l’ha sempre trascurata e umiliata, Anna sogna una vita migliore, fatta di amore, stabilità e… “possesso”: di fatti desidera ardentemente avere qualcosa di “suo”.

Ma chi è Anna Cappelli? L’ho chiesto direttamente alla sua meravigliosa interprete; Valentina Picello attrice intensa e poliedrica, una delle voci più originali della scena teatrale contemporanea.

Nata a Bari, si forma al Piccolo Teatro di Milano sotto la guida di Luca Ronconi.

Ha debuttato in produzioni di grande rilievo come La vita è sogno e Lolita. Da allora, la sua carriera è un susseguirsi di collaborazioni con registi di primo piano – da Emma Dante a Claudio Tolcachir – e di interpretazioni che lasciano il segno. Si distingue per una recitazione viscerale, capace di attraversare generi e linguaggi con naturalezza. Dai classici rivisitati come Chi ha paura e Orgoglio e Pregiudizio, fino alle sperimentazioni drammaturgiche di Opera Panica e Edificio 3. Valentina Picello porta da sempre in scena personaggi complessi, spesso tormentati e sempre profondamente umani.

“Anna Cappelli è una delle tante donne – mi racconta Valentina Picelloprotagonista di tutte le storie di Ruccello. Anna vive in una condizione di povertà, soprattutto spirituale. Non è stata accompagnata, nel suo percorso di crescita, né dalla famiglia né da un partner. Non avrà figli. Ha un lavoro banale e non particolarmente remunerato. La sua ricerca di identità, perché non ce l’ha bene a fuoco, risiede soprattutto nella ricerca di una casa”

La troverà?

Si, grazie a Tonino Scarpa l’uomo che per primo vede qualcosa in lei, qualcosa che gli piace… per come si esprime, in semplicità, ma anche per come è fatta; una donna semplice che non si trucca e non si valorizza al massimo. Nonostante questo, Tonino è il primo che si accorge di Anna e Anna se ne innamora di conseguenza.

Ti posso dire che Tonino non è il maschio tossico che prima ti conquista e poi ti lascia. È un uomo preda degli eventi, mentre Anna sembra subirli ma poi reagisce, Tonino no…!

Quando Tonino decide di lasciare la casa in cui vive con Anna, lo farà perché gli verrà fatta una proposta di lavoro più remunerata ma lontano da casa, non tradirà Anna, tradirà il patto che Anna credeva di aver fatto con Tonino, di unione, in questa casa.

A differenza di Medea (hanno definito Anna come una Medea contemporanea) che agisce per vendetta, Anna agisce per una disperata ricerca di qualcosa che sia solo suo… per questo motivo decide di uccidere Tonino? (stiamo spoilerando troppo?)

Rispondo senza spoilerare troppo.

Anna Cappelli non è un personaggio opportunista, né così razionale e freddo da poter meditare e realizzare un omicidio volontario.

Io e Claudio Tolcachir, abbiamo sempre pensato che l’omicidio di Tonino sia una conseguenza, una fatalità, che avviene dopo una esasperazione tremenda, ma non è un omicidio meditato.

Diversamente da Medea, Anna non è tradita sessualmente, non sente di perdere l’amore, sente di perdere un corpo che le appartiene, perché questo corpo ha abitato una casa insieme a lei.

La follia di Anna si sarebbe potuta esprimere senza commettere un omicidio, non so… forse avrebbe potuto dare fuoco alla casa, prima di uccidere, credo accidentalmente, Tonino.

Quindi, proprio per questo motivo, non la vedo assolutamente una eroina tragica e non assomiglia a Medea!

Per chi non lo sapesse, da cosa è ossessionata Anna e perché?

Credo sia ossessionata dalla solitudine.

Anna assomiglia molto a un personaggio Beckettiano, Winnie di Giorni Felici. Personaggio che per infrangere il silenzio della solitudine, il vuoto della solitudine, parla.

È come dire:

«Io parlo, quindi esisto!»

Ecco Anna parla… soprattutto da sola, ma non perché è pazza, perché nella sua vita ci sono dei fantasmi. Sono dei ricordi, ma non sono delle visioni senza senso. Hanno tutti un filo conduttore.

Parlare da sola, non deve essere scambiato per follia.

Certo l’ossessione della solitudine può trasformarsi da nevrosi in psicosi e questo in Anna avviene, ahimè, perché questa solitudine alla fine non verrà colmata!

Ho letto una tua intervista, o meglio il titolo di una tua intervista:

“io donna ho proprio bisogno di qualcuno per farcela, per realizzarmi?”

Questa la domanda che lo spettacolo prova a suggerire. Ti sei data una risposta? Se sì, quale se posso!

Penso che una donna, come qualunque altro essere umano, non abbia bisogno di nessuno per realizzarsi!

La volontà personale fa tantissimo, se poi sei nata e cresciuta in una famiglia non particolarmente agiata, e parlo anche a livello personale, la forza di volontà unita alla voglia di riscatto è talmente forte che se dovesse avvenire un incontro fortunato, non per forza amoroso, bene… bene perché questa persona saprà riconoscere e sfruttare questi incontri. Viceversa, se non dovessero avvenire… le occasioni te le crei da solo, non hai necessariamente bisogno né di una compagnia né di spintarelle.

Io voglio continuare ad agire così, nella mia vita! E visto che fino ad esso ce l’ho fatta, posso testimoniare che; sì la realizzazione dipende un po’ dalla fortuna, ma soprattutto dal tipo di individualità personale.

Domandona… quanto c’è di Anna in Valentina e di Valentina in Anna?

Di Anna, c’è in me, una lotta di mostrarsi una persona degna; degna di vivere, degna di abitare una casa sua, degna del lavoro, una persona alla conquista dei diritti basilari che molto spesso non ci vengono concessi. Addirittura ci abituiamo a credere di non meritarceli! In questo c’è molto di Anna in me.

Di Valentina in Anna c’è veramente tanto, tanto… quasi tutto quello che mi ha attraversato, nel bene e nel male, negli ultimi due anni e mezzo. C’è il ricordo di un padre, c’è la nostalgia di una famiglia unita, di un’infanzia spensierata, l’incoscienza di lasciare casa a diciott’anni sia per andare a fare teatro, ma soprattutto per cercare una propria identità, una propria strada, senza pensare né a fama né a soldi, ahimè!

(Valentina ride)

… un po’ inconsciamente, ma anche un po’ coraggiosamente!

E poi c’è la voglia di libertà e di indipendenza. Sì c’è… c’è tanta Valentina!

Quanta libertà ti ha lasciato Claudio Tolcachir nello sperimentare o improvvisare?

Claudio Tolcachir non solo mi lascia libera di improvvisare, ma questo lavoro di improvvisazione noi lo facciamo sempre insieme. Provo delle cose, vedo se funzionano in base a quanto lui si diverte e quanto lo riesco a sorprendere, a commuovere…

Non cambio assolutamente il testo. Claudio mi da la possibilità di trovare dei sinonimi, che molto spesso sono modi di dire o italiani o propri della regione in cui io sono cresciuta, sinonimi che regalino una immediatezza maggiore, senza stravolgere testualmente nulla.

Solo dopo lui affina, soprattutto i passaggi da una scena all’altra, da una emozione all’altra, dandomi dei paletti molto precisi e che sono delle ancore di sicurezza. Non sono assolutamente delle imposizioni, non riguardano mai ad esempio il modo di dire una battuta, ma come spezzare il movimento, dove guardare, quanto far durare un silenzio…

Sono convinta sia il miglior metodo, meno impositivo e più creativo, che ci sia.

Dovesse esserci tra il pubblico Anna Cappelli, cosa vorresti che si portasse a casa?

Se tra il pubblico ci fosse Anna, vorrei che tornasse a casa con il sorriso, dicendo:

“Cavolo tutto quello che io provo, lo provano tante persone con la stessa forza. Quindi non sono sola”

Tu cosa ti porti a casa una volta lasciato Anna nel camerino del Teatro Franco Parenti?

Oppure c’è il rischio che te la porti con te?

Anna è un personaggio che mi permette di esprimermi in totale libertà senza pudore, senza temere giudizio, provocando un grande senso di empatia nel pubblico.

Non ho assolutamente paura di portarmi Anna appresso, anche perché non è un peso. Anna, per me, è un tramite, io non mi sono dovuta forzare in una immedesimazione, lei credo che rappresenti in questo momento i miei reali desideri, le mie paure più forti e tutto questo io sono solita condividerle anche nella vita senza paura del giudizio.

Anna non è un peso è proprio una compagna, come un alter ego molto simpatico, che mi aiuta nei momenti di tristezza.

Una domanda che mi piace molto fare; cosa ti piacerebbe leggere in una recensione sullo spettacolo Anna Cappelli (il tuo talento nessuno può metterlo in discussione, questo il mio pensiero), mentre cosa ti darebbe più fastidio?

Nelle recensioni che ho letto fino ad ora di Anna Cappelli non manca davvero nulla a rendermi orgogliosa del lavoro che ho fatto. La parola che ricorre più spesso è empatia che questo personaggio ha e lo credo anch’io. Molto spesso, nelle recensioni, leggo; Anna – Valentina. Valentina è Anna quindi non potrei sinceramente desiderare di più, anzi sono veramente stordita dalle recensioni che ho avuto, non le chiamerei neanche recensioni alcune sembrano dei messaggi, delle piccole lettere di amore, di incoraggiamento.

Quello che mi dispiacerebbe leggere e che si tratti di un testo femminista, di uno spettacolo femminista e mi spiacerebbe se il mio intento di universalizzare questo testo, senza rafforzarlo, senza attualizzarlo in maniera becera, non fosse capito e fosse rimasto al grado uno di rappresentazione di una rabbia tipicamente femminile, perché non è così, perché sia gli uomini che le donne si sentono indistintamente soli e hanno il diritto di lottare con i mezzi che hanno per la propria realizzazione.

Un grazie speciale a Valentina Picello, la più ipnotica attrice del teatro italiano: intensa, autentica, capace di trasformare ogni ruolo in un viaggio emotivo e profondo. La sua recitazione, mai dimostrativa, abbatte i confini tra realtà e finzione, lasciandoci sempre senza fiato.

Teatro Franco Parenti

dal 28 ottobre al 9 novembre 2025

Anna Cappelli

di Annibale Ruccello

con Valentina Picello

regia Claudio Tolcachir

In una dimensione sospesa, quasi postuma, Anna Cappelli rivive gli eventi come in un limbo, grazie all’ambientazione di Claudio Tolcachir. Il palcoscenico è ricoperto da materiale simile alla terra, metafora del pantano emotivo in cui la protagonista è immersa.

Gli oggetti di scena (lavatrice, poltrona, cyclette) sono simboli del quotidiano e del desiderio di possesso. In particolare il frigorifero… ma cosa diventerà questo frigorifero? Per scoprirlo… #andateateatro !

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