“Prova a prendermi – Il musical”: intervista a Claudio Castrogiovanni

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Proseguono fino al 16 marzo le repliche di “Prova a prendermi – Il Musical” al Teatro Nazionale di Milano. Uno spettacolo che arriva finalmente in Italia dopo il grande successo a Broadway. La regia della versione italiana è affidata a Piero De Blasio, mentre il ruolo del protogonista Frank Abagnale Jr. a Tommaso Cassissa. Al suo fianco due attori esperti come Simone Montedoro e Claudio Castrogiovanni.

Proprio con Claudio Castrogiovanni, che interpreta l’ispettore Hanratty, abbiamo parlato di “Prova a prendermi – Il Musical”.

In Italia tutti conoscono il film con Leonardo Di Caprio e Tom Hanks, il musical è meno conosciuto. Hai avuto modo di vederlo?
Sono un grande appassionato di cinema e il film l’ho visto una decina di volte, quando mi hanno proposto il ruolo di Carl Hanratty che era interpretato da Tom Hanks ho detto subito di sì. Non conoscevo il musical e quando ho iniziato ad ascoltare i brani mi sono reso conto che è molto difficile da fare. Ha delle meravigliose musiche e sono sicuro che il pubblico ballerà sulle poltrone. A volte adattare a musical un film è complicato, ma in questo caso musiche e libretto hanno sviluppato molto bene i personaggi. Questa cosa è molto evidente, ogni personaggio ha una sua completezza e una sua eco narrativa.

Come è stato il lavoro con il resto del cast?
C’è un cast incredibile. Tommaso Cassissa è un talento che l’Italia conoscerà ben presto. Mi ha sorpreso, ha talento, impegno, dedizione, energia, è ammirevole per me che ho 56 anni. Simone Montedoro l’ho sempre stimato come attore. Il regista Piero Di Biaso poi è un plus. Ha fatto una regia quasi cinematografica, ci sono scenografie e luci meravigliose. Sono innamorato di questo musical. Da un po’ di anni mi ero allontanato da questo genere e questo ritorno è stato uno shock, una bella sfida. È vero che in Italia si conosce il film, ma a prescindere da quello, questa è una storia bellissima. Intrattenimento puro, con l’orchestra dal vivo, momenti in cui si ride, momenti in cui ci si commuove. Il teatro ha il pregio di non essere paragonabile a nulla.

Come hai sviluppato il suo personaggio?
Nel film era ben scritto e il libretto ha fatto un lavoro ancora migliore. Carl Hanratty ha una complessità interessante, ha rinunciato a tutto pur di fare questo lavoro nell’FBI e rispetta la sua etica rigida. Ha messo tutto sul tavolo e ha perso tutto a parte il lavoro. In Frank Jr, giovane truffatore, forse vede il figlio che non ha mai avuto.

Ti sei trovato bene con Piero Di Blasio?
Non avevo avuto ancora la fortuna di conoscerlo, ha un’energia sempre positiva e una visione chiarissima di quello che vuole. Per un attore è un vantaggio avere delle linee precise, una sorta di gabbia in cui muoversi in libertà. Ha eleganza, gusto una cultura del teatro musicale e della comunicazione visiva scenica che è un’importante qualità per un regista. Non vuole una recitazione sopra le righe, vuole una recitazione di persone che si ascoltano e questa è una cosa meravigliosa. Lavorare con questo metodo è tosta, a volte ho anche pensato di non riuscire a fare bene questo spettacolo perché è davvero una grande sfida. È uno spettacolo che mette gioia.

Cosa aspettarsi dalle canzoni?
I compositori sono gli stessi di Hairspray, chi è appassionato di musical sa che va sul sicuro. Chi conosce meno il musical troverà canzoni che hanno la capacità di attrarre i miei coetanei cresciuti con jazz e swing. Ci sono canzoni veramente belle che amplificano l’effetto della storia. Sarà un happening, a volte mi sono seduto in platea per vedere tutto illuminato e i miei colleghi in costume ed è davvero meraviglioso. Di solito non mi sbilancio così tanto, sono sempre guardingo con le cose che faccio, ma questo musical è davvero incredibile. Bisogna ringraziare Alessandro Longobardi e Viola Produzioni che hanno voluto produrre questo spettacolo investendo non tanto sulla commerciabilità quanto sulla qualità.

È più difficile portare a teatro gli italiani con titoli nuovi?
È vero. Bisognerebbe riconoscere quando ci sono operazioni come queste basate sul coraggio, sull’investimento di soldi. Con il teatro facciamo cultura, se viene a vederci un bambino o un ragazzo e decide di diventare attore, regista, costumista, scenografo vuol dire migliorare l’assetto di un popolo. Io vorrei urlare per strada e dire di venire a vedere questo musical perché vi renderà felice.

Consigli di rivedere il film prima di venire a teatro?
Credo che la storia sia perfettamente raccontata, ma per chi non ha visto il film può essere stuzzicante fare un confronto. Nel film interessa raccontare la storia, nel musical abbiamo cose che amplificano tutto, una canzone è in grado di superare le barriere quantistiche di tempo e spazio.

C’è un ruolo che vorresti interpretare in futuro?
No, perché mi ritengo molto fortunato e sto facendo un sacco di cose che mi piacciono e rendono felice. Al cinema mi piacerebbe lavorare con Stasi e Fontana, i registi di Bad Guy, e in teatro continuare a lavorare con Piero perché è bravissimo.

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