C’è una bella casa, destinata a diventare casa nostra. È qui che abbiamo immaginato di far fuori i nostri genitori. Per diventare noi i padroni. Non della casa, padroni delle nostre vite. Niente armi, niente sangue. Un omicidio due punto zero. Fuori dalle statistiche, fuori dalla cronaca, un atto terroristico nascosto tra le smagliature del vivere borghese.
Il modo migliore per uccidere un genitore è ammazzargli i figli e lasciarlo poi morire di crepacuore. Era il nostro piano perfetto. Poi è arrivata la crisi, a rovesciarci addosso lo specchio del nostro benessere. Alimentazione, sport, lavoro, affetti, infine la morte; tutto risponde ad un’oscillazione bipolare tra frenesia e stanchezza. Noi, in fondo, viviamo per questo: per arrivare primi, e negare di aver vinto.
Quanto dura un’epoca ai tempi della polenta istantanea? Un anno, un mese, forse meno. Quella che raccontiamo dura 24 ore ed è fatta di euforia e depressione, di business class e low cost, di obesi e denutriti, nello stesso corpo. I protagonisti sono simbolo di una popolazione intera che soffre di ansia da prestazione. Il benessere li condanna alla competizione ma il traguardo gli viene sottratto. Il traguardo è diventato una barriera. Generazionale. Sociale. Culturale. Per costruire un futuro all’altezza di questo nome bisognerebbe lasciarsi alle spalle il proprio passato. Siamo nati per riscrivere le nostre ultime volontà.
Premio Scenario 2013, Mio figlio era come un padre per me ha vinto perché con ironia raggelante, e a tratti con punte di cinismo, affronta la tragica questione del suicidio come scelta estrema compiuta da innumerevoli imprenditori colpiti da crisi economica. Raccontando la storia di una ricca famiglia del nord-est italiano si traccia una sorta di cupa parabola sul conflitto generazionale; due fratelli – che sono fratelli anche nella vita, Marta e Diego Dalla Via – architettano l’omicidio dei genitori, ma “uccidere i propri padri” sembra un atto impossibile dal momento che questi hanno deciso di farla finita, lasciando in eredità assenza di futuro e consumo del passato. Con intelligenza i due attori riescono a dar profondità e leggerezza a una vicenda estrema, ma allo stesso esemplare, in cui il senso di colpa tra le generazioni pare innescare un processo autodistruttivo che lascia poche vie di fuga.
MIO FIGLIO ERA COME UN PADRE PER ME
Fratelli Dalla Via
di e con Marta Dalla Via e Diego Dalla Via
DOVE? Teatro PimOff
QUANDO? dal 28 febbraio al 1 marzo
PREZZI: 15€/6€
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