Ci sono spettacoli che sanno leggere il nostro tempo e farne parte, molto più di quanto si sarebbero potuti immaginare quando sono nati.
Dopo vent’anni dal debutto, i primi di aprile, al teatro della Cooperativa di Milano è tornato in scena Mai Morti, con Bebo Storti e il testo e la regia di Renato Sarti. Non sono molti gli spettacoli che possono vantare questa vitalità e attualità.
Mai Morti è lavoro che ha segnato un vero e proprio cambio di passo, che possiamo definire partigiano, per l’attore Bebo Storti. Raccoglie in sé un vero e proprio manifesto che trascende lo spettacolo. Lo sposalizio artistico che si forgia tra l’attore e il regista Renato Sarti, delinea una presa di posizione netta, che caratterizza tutta la produzione del Teatro Cooperativa. Con questo progetto si sancisce un “case history” significativo.
La storia parte con un piccolo inganno. Un uomo anziano sdraiato nel letto che ricorda il passato. Questo dovrebbe riportarci alla saggezza dell’esperienza, eppure qualcosa non quadra. La staticità dell’azione viene ben compensata dalla dinamicità della parola. Il protagonista inizia ad andare indietro nel tempo con i ricordi, attraversando grandi episodi della nostra storia recente, ma offrendo però un punto di vista sempre più distorto. Più arretra nel tempo più la sua giovinezza torna a scorrergli nelle vene. È il canto del cigno di un nostalgico della Decima Mas, più in particolare di uno dei battaglioni che maggiormente operarono a fianco dei nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, dal nome: Mai Morti. Nella sua evocazione riemerge quello spirito mai sopito che serpeggia, oggi sempre più fortemente, nelle pieghe di un paese che sembra averne dimenticato la pericolosità. Una lezione mai imparata che sembra voler tornare, più forte di prima. Qui sta il vero monito dello spettacolo: la volontà di ricordarsi delle atrocità che una inclinazione di pensiero fascista, ha comportato per tutti. Quanto ha segnato la nostra storia e quanto ancora possa essere pericolosa.
Durante il monologo vengono proiettate immagini di repertorio che sostengono ulteriormente le parole del protagonista, attestandone un valore di testimonianza.
Michele Ciardulli
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