Danilo Dolci è stato sociologo, pedagogo, poeta, scrittore, ma nell’immediato dopoguerra aveva scelto di portare avanti le sue battaglie di attivista, recandosi di proposito nella Sicilia flagellata dalla fame, dalla mancanza di acqua, dalla miseria, dalla disoccupazione e dalle ingiustizie. Terreno fertile su cui solitamente e con più facilità riescono a radicarsi la criminalità organizzata e la mafia.
La lettura scenica, presentata al Teatro della Cooperativa dall’11 al 13 ottobre, rievoca le situazioni più emblematiche della Sicilia di allora attraverso la figura del sociologo. Si parla del primo sciopero della fame organizzato da Dolci dovuto alla morte di un bambino per mancanza di cibo; della costruzione della famosa diga sullo Iato che, nonostante i tentativi da parte della mafia, diede un incremento all’economia agricola della zona; delle lotte per evitare che, in collusione con le autorità, si permettesse la pesca illegale e di frodo. Si ricostruiscono le fasi principali del processo intentato contro Danilo Dolci per aver organizzato uno sciopero pacifico, che fece scalpore in tutta Italia nel 1956, a cui parteciparono Ferruccio Parri e niente meno che, in veste di avvocato, Piero Calamandrei, uno dei padri della Costituzione Italiana: “Uno sciopero alla rovescia”.
E infine si leggerà una parte del testo originale delle dichiarazioni “del signor Danilo Dolci rese alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia nella seduta del 13 novembre 1963”, in cui il sociologo si esponeva a grandi rischi. Fra l’altro Dolci aveva denunciato le connivenze politiche, religiose e di quelle forze dell’ordine e autorità, che avrebbero dovuto lottare e opporsi contro la mafia.
Rifacendosi all’art.4 della Costituzione, per protestare contro la disoccupazione e la miseria, invece di incrociare le braccia o assaltare sedi padronali o istituzionali, i manifestanti agirono in modo assolutamente pacifico, sistemando una vecchia strada impraticabile. L’azione nonviolenta non fu portata a termine per l’intervento delle forze dell’ordine. Dolci fu incarcerato, processato e, nonostante l’arringa in sua difesa fosse pronunciata da Calamandrei, condannato. Un paradosso che si fa teatro, capace di evocare dai piccoli fatti quotidiani ai grandi dilemmi, l’Italia lacerata di quei tempi. La ricostruzione del processo e della realtà, in cui si svolsero i fatti, scorre, alternando poesie di Dolci, filastrocche dei cantastorie, arringhe degli avvocati e requisitorie del Pubblico Ministero (raffinati esempi dell’arte oratoria), pregnanti testimonianze dei contadini di Partinico, siparietti brechtiani, che ricordano la tecnica recitativa estraniata dei Pupi siciliani.
Sul palco due attori, Domenico Pugliares, siciliano, e Renato Sarti, carsolino come Dolci, danno voce ai poveri, agli avvocati, al pubblico ministero, agli onorevoli, che, dopo l’arresto del sociologo, infiammarono la Camera e il Senato con vibranti interpellanze parlamentari e soprattutto a Danilo Dolci, che ascolta, comprende, traduce in lotta non violenta e amplifica a livello nazionale le tragedie della Sicilia affamata e violenta degli Anni Cinquanta, in un’ Italia ancora arretrata e preda di ingiustizie secolari e inveterate. (Franco Però e Renato Sarti)
È VIETATO DIGIUNARE IN SPIAGGIA
Ritratto di Danilo Dolci
di Renato Sarti, Franco Però
con Domenico Pugliares, Renato Sarti
DOVE? Teatro della Cooperativa
QUANDO? dall’11 al 13 ottobre
PREZZI: biglietto unico 10 €
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