
In questo testo, il più famoso dell’autore francese, i protagonisti sono due uomini: un cliente e un commerciante (dealer), entrambi fuggiti dalle proprie case, ma non casualmente. Uno di loro dice che ha qualcosa da vendere. L’altro sta al gioco e dice che forse comprerà. Di cosa si tratta? Non si sa, forse l’amore, forse qualche oggetto, forse il tempo, forse il pensiero, forse l’ascolto.
La discussione è serrata e i due personaggi si inseguono in labirinti verbali violenti quanto uno scontro fisico.
L’interpretazione più adatta per comprendere il dialogo è probabilmente considerarlo come un abbordaggio omosessuale, già messo a fuoco dall’ autore nel suo romanzo “La fuite à cheval”: un incontro dove ciascuno si nasconde offrendosi, nel timore di un rifiuto e nell’ ansia di prolungare una ricerca che tende a esaurire il suo piacere in se stessa, prima di realizzarsi. Tutto appare come una transazione commerciale. Nel corso di un morboso cerimoniale, che sembra alludere ai più classici e provocanti adescamenti della prostituzione o della ricettazione, sono rivelati i traffici economici, cifrati negli intrighi amorosi della canonica drammaturgia borghese ottocentesca.
È una sorta di delirio a due sulla ricerca impossibile del desiderio. Nel corso del dialogo gli uomini si cercano e si respingono secondo quel principio di fuga liberatrice che diventerà la tematica dominante nella poetica di Bernard-Marie Koltès. Il linguaggio del dramma è freddo ed essenziale, assai poco letterario, i dialoghi tracciano brevi scene, quasi brandelli di un discorso interrotto in un tessuto narrativo segnato da impulsi di morte, ribellioni, violenze, aneliti di libertà. L’opposizione tra i due sembra nascondere un bisogno di possessione reciproco, qualcosa che li lega indissolubilmente l’un l’altro. Nessuna motivazione apparente li obbliga a continuare la conversazione, soprattutto perché il gioco diviene sempre più pericoloso, ma entrambi sono come logorati dalla volontà di aspettare la risposta dell’altro e continuare il dialogo all’infinito.
Il deal Koltèsiano è metafora dei «rapporti brutali fra gli uomini e gli animali», un esplicito atto di accusa della lacerante violenza delle relazioni sociali contemporanee che squartano con la loro tagliente indifferenza l’individuo riducendolo ad “un errore di sguardo, un errore di giudizio, un errore, come una lettera appena iniziata e brutalmente stracciata subito dopo aver scritto la data”. “Dans la solitude des champs de coton” nasce da una disorganica accumulazione di generi in tutto e per tutto simile a quell’ammasso di rifiuti e scarti della vita pubblica e ufficiale, che costituisce l’ideale scena del deal. Il sensuale e fascinoso corteggiamento tra il Dealer e il Cliente si manifesta, anche se solo su di un piano verbale, come scontro, come lotta senza quartiere, come rito cruento in cui si attualizza selvaggiamente l’eterno amplesso tra Eros e Thanatos.
NELLA SOLITUDINE DEI CAMPI DI COTONE
di Bernard-Marie Koltès
regia Roberto Trifirò
con Stefano Cordella, Michele Di Giacomo
DOVE? Teatro OutOff
QUANDO? dal 12 febbraio al 4 marzo
PREZZI: intero 18€, ridotti 12/9€
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