La storia di Abramo ed Isacco la conosciamo tutti, fa parte del nostro patrimonio culturale, ed ha sempre simboleggiato la grande fede di un uomo spinto da una tale fiducia nel suo Signore, da essere disposto a sacrificare il proprio figlio, salvo essere fermato proprio da questi un attimo prima di compiere il gesto.
Nella versione dell’autore Ermanno Bencivenga diretta da Teresa Ludovico, tuttavia, il racconto biblico si avvicina notevolmente ad una tragedia sofoclea: Abramo è un eroe solo, posto di fronte ad una personale scelta, ponendosi di fronte a due opzioni, entrambe gravate da pesanti conseguenze.
Sacrificare il proprio amato figlio, distruggendo così la famiglia in nome di una fede salda ed incrollabile, o assumersi il rischio di ribellarsi ad un ordine divino, esponendosi così ad un inevitabile castigo?
Lo spettacolo, che ci viene mostrato attraverso le mura della casa del Patriarca, riesce così ad evolversi in un complesso dramma familiare, riuscendo a stupirci quando, in un’improvvisa svolta del racconto, veniamo a scoprire quale sia il piano divino nascosto dietro a questa vicenda.
La musica, colonna sonora di un giovane e vitale Isacco, e degli interessanti giochi di luce, sempre coerenti con lo stato d’animo dei personaggi, completano il quadro dello spettacolo.
Pur riprendendo una storia ben nota, l’opera riesce a mostrarci degli aspetti di essa inediti, imprimendo alla narrazione un tono decisamente più cupo di quanto si possa pensare, grazie anche ai suoi tuffi nella psicologia dei personaggi, che spaziano da allegri quadretti familiari a bui quadri di dolore, come detto, quasi sofoclei.
Esperimento dunque molto originale, in scena dal 5 al 9 aprile al Teatro dei Filodrammatici.
Manuele Oliveri
Leave a Reply