Alla scoperta di Atelier Teatro

Atelier Teatro

Sono giornate intense per Atelier Teatro, associazione culturale con sede a Milano particolarmente attiva sul territorio coi suoi spettacoli, i percorsi di formazione per le diverse professionalità del teatro, l’impegno in progetti sociali di promozione della cultura teatrale quali incontri e laboratori nelle scuole, attività sul territorio, spettacoli e conferenze.

Per conoscere meglio questa realtà abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Giulia Salis, presidente di Atelier Teatro, e Ruggero Caverni, direttore artistico della compagnia.

Da poco è terminato il festival Racconti d’autunno, qual è stato il bilancio?

Il bilancio è positivo sia per la partecipazione del pubblico che per la qualità delle ospitalità e degli spettacoli proposti. Il tempo è stato clemente e -può sembrare sciocco- per la prima volta in due anni siamo riusciti a completare un festival senza interruzioni dovute all’emergenza sanitaria. Inoltre, trattandosi della terza sessione in 2 anni, cominciamo a vedere realizzata una delle finalità secondarie del festival, che è quella di creare un pubblico nomade che si sposti di periferia in periferia per assistere agli spettacoli.

Quanto è importante portare il teatro anche in quartieri di periferia dove magari i luoghi di cultura sono meno presenti?

Questo è l’obbiettivo principale della nostra proposta. Ed è un vero onore poter incontrare il pubblico delle periferie. Qui l’attenzione per il teatro popolare è altissima e il momento della condivisione dello spettacolo un vero regalo reciproco. Siamo fermamente convinti che il teatro, nella sua funzione pubblica, sia uno strumento di grande valore nella vita sociale dei cittadini. Nostro obiettivo è far sì che le persone se ne riapproprino per condividere e riflettere sulla società in cui vivono, soprattutto nelle periferie dove spesso le occasioni e i luoghi in cui farlo sono più rari.

Tra le vostre attività c’è anche quella legata al mondo della scuola. Come rispondono i più piccoli al teatro?

Nella scuola si ha spesso l’opportunità di riscoprire la potenza del teatro come strumento pedagogico e ludico. Si incontrano spettatori alle prime esperienze di spettacolo dal vivo. La risposta è la più spontanea che si possa avere. Diversamente dal pubblico dei teatri, i bambini non hanno alcuna soggezione culturale e hanno molto presente il loro diritto di capire tutto e di non annoiarsi. Un diritto che -a volte- nei teatri degli addetti ai lavori viene dimenticato sia dagli operatori che dai fruitori.. Insomma un bambino, sia in piazza o a scuola, non si dirà mai: forse lo spettacolo era bello.. ma io non l’ho capito.

Docenti e famiglie riconoscono l’importanza di questa attività?

Purtroppo non abbiamo quasi mai un riscontro sull’impatto dell’incontro con gli spettacoli dalle famiglie (esclusi i figli degli amici, che a distanza di un mese ci raccontano di essere costretti a leggere e spiegare La divina commedia ai loro figli di 7-8 anni..). Per quanto riguarda la scuola invece i docenti sono spesso i maggiori sostenitori dell’affiancamento di spettacoli e percorsi teatrali all’attività didattica, perché è un modo di avvicinare ad argomenti scolastici esperienze emotive ed estetiche, che sostengono migliorano la qualità dell’apprendimento.

Un altro appuntamento importante è quello del 26 novembre. Cosa possiamo anticipare?

Inizialmente era fissato per il 19 novembre poi è stato rimandato al 26 novembre, per potersi inserire in un progetto di medio termine con l’Oratorio Santa Maria Madre della Chiesa di Gratosoglio. Questo sarà un primo studio a partire da Pinocchio di Collodi, che, in un secondo momento, sarà sviluppato secondo la chiave di lettura dei diritti dell’infanzia. Quindi rovesciando la prospettiva classica, di un monello che si deve correggere per avere il diritto di sentirsi come gli altri, a favore di una lettura in cui questo bambino particolare non vede rispettati alcuni diritti fondamentali e universali. Perché si parli di uno spettacolo vero e proprio e perché si sviluppi un’attività laboratoriale bisognerà aspettare maggio.

Che iniziative state preparando per il periodo natalizio?

Fino a metà dicembre saremo molto impegnati nelle scuole. Anche perché alcuni degli spettacoli non vedono repliche da due anni. Ci piacerebbe portare avanti qualche lettura nelle biblioteche per consolidare il rapporto con questi luoghi di cultura capillarmente presenti sul territorio e di fruizione gratuita per tutti.

A livello culturale Milano come sta uscendo dalla pandemia?

Non so se si possa dire che Milano sta uscendo dalla pandemia.. non sta a noi dirlo.. forse però -a livello culturale- sta cambiando il rapporto delle persone con la situazione. Penso si possa auspicare un periodo di minore aggressività tra i diversi punti di vista e forse anche un atteggiamento meno paternalista e più argomentativo da parte di chi governa e decide. Ora che lo stato di emergenza non è più così acuto si spera che non ci siano più decisioni unilaterali come quelle che negli ultimi due anni hanno penalizzato lo spettacolo.

Cosa vi aspettate dal 2022?

Vorremmo raggiungere più persone possibile con i nostri spettacoli e i nostri festival. Unendo l’attività nelle scuole al teatro di piazza. La stagione invernale e quella estiva. Le mille e una piazza potrebbe raggiungere la sua forma definitiva, quella di un festival con 4 appuntamenti :

Febbraio – LE MILLE E UNA PIAZZA – Il mercato del saltimbanchi (Spettacoli di commedia dell’arte per il carnevale)
Aprile/Maggio – LE MILLE E UNA PIAZZA – Palchi fioriti (Spettacoli di teatro antico nei giardini e parchi urbani)
Settembre/Ottobre – LE MILLE E UNA PIAZZA – Racconti d’autunno (Classici del teatro moderno nelle piazze)
Dicembre – LE MILLE E UNA PIAZZA – (Letture animate e musicate nelle biblioteche cittadine)

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