Una cena fra amici come tante (o quasi)

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In scena al Teatro Carcano fino al 12 marzo, Le Prénom – Cena fra amici, di Matthieu Delaporte e Alexandre de La Patellière riscritto nella versione italiana da Fausto Paradivino con la regia di Antonio Zavatteri, mostra un testo sagace e brioso, ritmato da battute che schivano la ricercatezza comica, ma pizzicano con la spontaneità e la naturalezza di linguaggio.

Una coppia innamorata e felice, Bibi e Pierre, organizza una cena marocchina tra amici. Ci saranno il fratello di lei e migliore amico del marito, Vincent, la futura compagna incinta (che arriverà in ritardo) Anna, e lo storico confidente di famiglia Claude. Una cena fra amici come tante. Gli equilibri si spezzano quando Vincent annuncia il nome scelto per il figlio in arrivo, episodio perno attorno al quale si scontrano due diverse visioni del mondo: quella materialista di Vincent, arrogante e beffarda, e quella intellettuale e boriosa di Pierre, la cui tolleranza e libertà sinistroide si rivelano in realtà molto inconsistenti. Sarà Claude, in apparenza senza nulla da dire, a mettere in luce quello che la pièce vuole rivelare: la sostanziale fragilità – se non mediocrità – di due modi di pensare contrari, ma posti su uno stesso piano di superficialità, in uno spettacolo giocato sulle risate, su relazioni d’amicizia di facile immedesimazione con il pubblico, che restituisce uno spaccato della realtà presente. Dalla scelta del nome in poi la trama si addensa in un crescendo di rivelazioni e confessioni passionali, messe in scena da un cast impeccabile e travolgente.

La familiarità e la verosimiglianza sono gli elementi portanti della scatola registica, innervano tutti i livelli della pièce, dal testo alla scena. Una scena a regola d’arte, cinematografica, riproduce il salotto della casa dei coniugi con una minuzia di dettagli sorprendente.
Per concludere, dà un tocco in più la parte del narratore esterno a inizio e fine spettacolo, impersonato dallo stesso Vincent, narratore di una vicenda immersa nell’ordinarietà della vita che invece, banalmente e imprevedibilmente, la stravolge.

Chiara Musati

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