Non sparate sul postino, la recensione

postino

Quella raccontata da Derek Benfield, nell’opera diretta da Gabriella Foletto, è una vicenda non particolarmente complessa ma ricca di equivoci e di circostanze che si intersecano aggrovigliandosi per tutta la rappresentazione e che si districano solo nel finale.

Il via alle vicende è dato dalla decisione di Lady Elrood (nobile scozzese quasi decaduta) ad aprire la sua magione a visitatori paganti (“In tanti lo fanno: anche la REGINA”)

Decisione di cui è all’oscuro il marito di lei: il colonnello Elrood (ufficiale in pensione) il quale spara su qualunque cosa o persona si avvicini alla casa o al giardino ritenendo che si tratti del postino e di conseguenza (attraverso un elaborato processo mentale che passa dal droghiere) di una spia.

I turisti saranno accompagnati nella visita al palazzo dalla neo assunta (e strampalata) guida: miss Partridge amante d’arte e del ‘600 inglese. Completano il quadro dei frequentatori di casa Elrood: Ada, cameriera facile all’innamoramento, Patricia la figlia dei Elrood e il di lei marito Chester Drednought che spera di trovare presso i suoceri protezione da un pericolo che lo minaccia.

I primi visitatori a giungere al palazzo sono Maggie e Bert stravagante coppia dove lei, donna alla ricerca di emancipazione sociale, si cimenta nella sfida di condurre lui (cafone senza speranza) sulla strada del buon gusto e delle buone maniere.

Arrivano poi i due gangster in cerca di vendetta e quadri (Capone e Wedgwood).

Gli equivoci si susseguono ed il colonnello Elrood nell’evidente impossibilità di fronteggiare l’invasione chiede di rinforzi. Arriveranno, invece, 50 scout e il loro eccentrico capo Willis. Nel frattempo i due banditi, accantonata la vendetta, cercano di impadronirsi di un prezioso quadro contrastati nel loro tentativo da Chester; i comportamenti di quest’ultimo, però, vengono male interpretati dalla moglie  Patricia e da lady Elrood che sospettano sia lui (Chester) a voler rubare il quadro.

Tutto questo mentre Maggie e Bert si aggirano sempre più stanchi ed affamati per le stanze della magione, Miss Partridge monta la guardia ad una porta segreta ed Ada sposta le sue attenzioni da Chester al  timido Willis.

Questo è quasi tutto quello che si può dire (senza svelare il finale) di un’opera che per le sue caratteristiche è una apprezzabile (e praticata) sfida per le compagnie non professioniste.

La “leggerezza” della trama permette alla regia e agli attori di concentrarsi sulla caratterizzazione dei personaggi e sulla dinamicità degli eventi.

I protagonisti sono divertenti ed equilibrati nei loro eccessi, al punto da dover osservare con attenzione per accorgersi che nella parte del timido Willis e dell’insolente Bert ci sono due donne.

Il colonnello un po’ dissennato e dalla pessima mira (Roberto POLLI) la lady leggermente svaporata (Ketty CAPRA) e la figlia esagitata e sospettosa (Paola SPADONI) caratterizzano ottimamente la famiglia Elrood al punto che l’accento inglese risulta quasi superfluo.

Divertente la “liaison” tra la servetta Ada (Laura GATTO) e il timoroso Chester (Giacomo TROVATO).

Piacevolmente oltre le righe miss Partridge (Francesca DI MASSIMO).

Ottima l’interpretazione marionettistica dei due banditi: Capone (Francesco CONTI) e Wedgwood (Domenico PUCCI)

La presenza di una carrozzina da spingere (necessaria per ovviare alle difficoltà di un non grave incidente occorso Laura VALOTA, l’attrice che impersona Maggie) aggiunge ulteriori elementi di comicità nel rapporto tra la donna e suo marito (lo “sgradevole/spassoso” Bert -Barbara TIOZZO) e tra la coppia e gli spazi.

Divertente e tenera l’interpretazione data del capo scout Willis da Rita RUSSO

Ottimo il lavoro fatto sulle innumerevoli entrate ed uscite. Un palco che non rimane mai vuoto ma che al contempo trasmette lo stacco della scena e il passaggio da una vicenda all’altra fino al comporsi definitivo.

Da non perdere nel caso di prossime repliche

Roberto De Marchi