![parassiti fot 1(2)](https://milanoteatri.it/wp-content/uploads/2016/01/parassiti-fot-12.jpg)
Che cosa sareste disposti a fare per amore dei vostri figli? E’ la risposta a questa domanda che viene usata per motivare e giustificare tutte le decisioni ed azioni di Ollie e Jill, giovane coppia in attesa del primo bambino protagonista della commedia nera dell’eclettico Philip Ridley Parassiti fotonici, in scena al Teatro Filodrammatici.
O almeno questo è quello che si raccontano loro stessi. Ma chi sono questi due giovani? La tipica coppia di ceto medio basso che aspira ad acquistare una casa per poter offrire un po’ di sicurezza al proprio figlio; un giorno viene presentata loro un’offerta davvero singolare, e cioè avere in regalo una grande casa in un quartiere abbandonato con l’impegno di ristrutturarla. Il messaggero di questa proposta pare essere un moderno e affascinante ‘diavolo’ in gonnella che convince con argomentazioni molto pratiche la coppia, facendo leva sui loro punti deboli che sono poi, fondamentalmente, i punti deboli di ognuno di noi.
Comincia l’avventura dei due giovani nella nuova casa, quindi, ed ecco che si trovano subito faccia a faccia con un senzatetto che abita nella loro zona e che, per un tragico incidente dopo una colluttazione con Ollie, rimane ucciso nella loro cucina. Neanche il tempo di realizzare appieno l’accaduto che il corpo svanisce in un bagliore e appare una splendida nuova cucina di design con un frigorifero sempre pieno; lo stupore e gli immediati rimorsi di coscienza lasciano sorprendentemente presto il posto ad una spirale di omicidi che regala loro una casa da sogno, proprio come la desideravano, e questa attira nuove persone che acquistano e ristrutturano nella zona fino a riqualificarla tutta.
Ecco allora raggiunto lo scopo della diavolessa, allegoria della nostra società: fondamentali sono gli interessi economici e generare capitali attraverso i consumi e, con questo stratagemma, riuscire pure a ripulire le strade dagli indesiderati senza alcuno sforzo. Vite umane per oggetti nuovi, quindi, come in un macabro gioco. Siamo proprio tali e quali a dei bambini da incantare con dei balocchi – dice il regista Bruno Fornasari – da sedurre e corrompere con prevedibile facilità.
Ma qual è il prezzo da pagare? Un’illusoria salvezza dalle nostre paure e debolezze, dai nostri vuoti emotivi che cerchiamo sempre e disperatamente di colmare in modo materiale; passerà poco tempo e Ollie e Jill si troveranno necessariamente a confrontarsi con i loro numerosi vicini di casa, arrivati ad ottenere ciò che hanno, però, in maniera reale e concreta. Ecco che riaffiorerà il loro senso di inadeguatezza, allora, e non servirà a salvarli da questo neanche il vortice di omicidi che metteranno in atto per apparire sempre più ricchi.
La geniale intuizione di Ridley ci mostra, attraverso questa giovane coppia, come la nostra società dell’inconsistente apparenza e della soddisfazione immediata dia oggi alla cara e vecchia immortalità lo stesso sguardo che si darebbe ad un cellulare di due anni fa. Il trend odierno, infatti, elegge a bene di scambio per la nostra anima il miraggio di una felicità e di una vita di successo fondate sul possesso materiale illimitato di tutto ciò che è una scintillante novità, ottenuto con ogni mezzo. Spesso, poi, tutta questa avidità è mascherata, come accade in Parassiti fotonici, da amore verso i propri figli e dal desiderio di dare loro il meglio, con il conseguente rischio di perdere proprio il senso della realtà.
Cosa succederà ai nostri due protagonisti? Non lo sappiamo, o forse sì, si perderanno da qualche parte durante questa folle corsa cieca e sorda verso il luccichio del momento, con qualche saltuaria morsa allo stomaco dovuta alla coscienza che li metterà in crisi, ma la cui voce non sarà abbastanza forte per un’inversione di marcia. Niente che non si possa risolvere con un antiacido, insomma.
Strepitosi Tommaso Amadio, Ollie, e Federica Castellini, Jill, in particolare nella manciata di minuti in cui vestono anche i panni dei loro vicini di casa in un turbinio esilarante di battute durante la festa per il loro bambino; davvero toccante, poi, Elisabetta Torlasco nella veste della senzatetto, e molto convincente come diavolessa.
Uno spettacolo da vedere per gli interessanti spunti di riflessione che offre e per la domanda che gli stessi Ollie e Jill rivolgono direttamente al pubblico: “Voi come vi sareste comportati?”.
Olga Bordoni
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