
After Miss Julie, con la regia di Giampiero Solari e andato in scena al teatro Franco Parenti poco prima di Natale, è uno di quegli spettacoli che si prestano a essere visti più di una volta.
Il testo di Patrick Marber, tradotto in italiano da Marco Maria Casazza, è una rielaborazione della tragedia di August Strindberg, La signorina Giulia. Marber riscrive la storia ambientandola nell’Inghilterra del 1945, dopo che il Partito laburista inglese vinse imprevedibilmente le elezioni politiche, comportando l’inaugurazione del famoso Welfare State nonché forti contrapposizioni tra le classi sociali. Nel primo allestimento italiano dell’opera compiuto da Giampiero Solari, la vicenda viene ambientata in una casa padronale nella campagna brianzola, durante i giorni della liberazione dall’occupazione nazifascista. Protagonisti della vicenda sono la bella e spregiudicata Giulia (una travolgente Gabriella Pession), figlia della ricca famiglia che abita la villa, e Gianni (Lino Guanciale), autista e tuttofare al servizio del padrone. La scena, allestita con i mobili dal profumo famigliare e ricca di preziosi particolari, si costruisce sull’interno della casa dei domestici, dove vivono Gianni e la sua futura sposa (Roberta Lidia De Stefano). I canti di gioia e le musiche popolari di festa sono il sottofondo continuo di queste prime immagini, e ben ricostruiscono l’atmosfera di felicità del momento. Giulia irrompe nella casa e nella vita di Gianni riuscendo a sedurlo con irriverenza e sfrontatezza, anche grazie alla sua posizione da padrona di casa. Dopo i balli, il vino, le confessioni di un amore maturato fin dall’infanzia, la passione vince sulle evidenti difficoltà del rapporto tra la figlia del padrone e la sua servitù. Ma appena agli esordi, questa storia d’amore impossibile si scatena con veemenza e tragicità, tra deliri, probabili vie di fuga in Sud America, aggressività e richieste di perdono, concludendosi in un singolare colpo di scena finale, che lascia però allo spettatore la possibilità di scrivere una conclusione sospesa nell’aria.

After Miss Julie è uno spettacolo scomodo, pungente, che con veemenza provoca lo spettatore e allo stesso tempo lo attrae senza rimedio. La signorina Giulia con la sua civetteria e insolenza impone subito una scelta tra il giusto e lo sbagliato: il povero Gianni, a lungo sedotto, cede per forza alla ribellione immatura della sua padrona, confessando alla fine l’amore a lungo covato. Ma presto i paradigmi del bene e del male si invertono, in un mix senza soluzione che mostra la cruda realtà: c’è solo un amore dettato dal desiderio del proibito tra i due perché entrambi desiderano quello che non possono avere, una vita sontuosa l’uno e una vita libera dal dovere di classe l’altra. La confusione delirante dei propri desideri e della propria condizione sociale, senza via d’uscita, non può che finire con la brutalità del sangue. Gabriella Pession e Lino Guanciale, dopo il successo registrato con la serie RAI La porta rossa, dimostrano anche sul palcoscenico una grande intesa recitativa, dando prova di una performance davvero brillante. Una nota di lode alla Pession, che interpreta un personaggio complicato, folle e fragile allo stesso tempo.
Scelta di regia brillante è quella di ambientare lo spettacolo nei giorni successivi alla liberazione, l’inizio di un periodo particolarmente instabile per l’Italia, divisa tra le truppe alleate e un governo messo in piedi in maniera provvisoria dal Comitato di Liberazione Nazionale. La tensione sociale probabilmente avvertita in quel momento, che aveva ripristinato soprattutto nei piccoli paesi di provincia quella netta divisione tra classi sociali, viene ben concretizzata nel rapporto tra i due, che mostra la tensione alla fuga dai ranghi sociali verso una maggiore libertà più che una storia di passione e desiderio. Oltre al rapporto tra classi sociali, anche l’emancipazione femminile e la liberazione sessuale sono tematiche chiaramente presenti nello spettacolo, restituite con intensa carica emotiva. La signorina Giulia, un personaggio singolare e sicuramente centrale nella pièce, indispettisce il lettore proprio per il suo rifiuto, esaltato per non dire febbricitante, di una condizione privilegiata anacronistica e moralmente repressiva. Proprio nel giorno della liberazione dall’oppressore, per miss Julie avviene quindi una doppia liberazione, che non può aspettare di essere razionalizzata.
La scena ben curata, l’attenzione per i particolari del vestiario, e un gioco sapiente di luci, che restituisce la calma quasi monotona dell’atmosfera della vita quotidiana in una scena dipinta in maniera incantevole valorizzano uno spettacolo già di per sé attraente, in grado di dare un nuovo e valido significato alla rilettura di un classico.
Chiara Musati
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