Recensione: “Falafel Express”

falafel express

Falafel Express è una graphic novel in bianco e nero che prende vita e colori sul palco di Campo Teatrale. Lo spettacolo – che ha debuttato in prima nazionale e che resta in scena fino al 20 maggio – nasce da un’idea di Elisabetta Carosio, regista, e di Roberto Scarpetti, drammaturgo, ed è prodotto dalla compagnia Lumen. Un elemento fondamentale della messa in scena è rappresentato dalle illustrazioni curate da Chiara Abastanotti che sono state adattate per la scena da Tommaso Osnaghi e animate da Paola Palombi.

Il risultato è un lavoro su un viaggio (inteso sia in senso fisico che emotivo) del giovane protagonista che si interroga ponendosi alcune domande universali: “Chi sono? Quali sono le mie origini? Come appaio agli altri?”

Il tema dello spettacolo è attualissimo: le domande sono poste da Mahdì (Matteo Palazzo), giovane immigrato di seconda generazione, nato e cresciuto in Italia da padre egiziano e madre siriana, appassionato e curioso rispetto alla lingua e alla cultura araba. In scena assieme a Matteo Palazzo, gli attori Gabriele Genovese, Alice Giroldini e Simone Formicola interpretano i personaggi che animano la vicenda: i genitori, gli amici, i parenti di Mahdì, in un vortice di situazioni sempre narrate secondo la soggettiva del protagonista.

A Brindisi il padre ha una piccola azienda che rifornisce di Kebab tutta la provincia, la madre invece gestisce un negozio di fiori. Il padre ha le mani di chi si è dato da fare, sicure, forti e pallide; nello sguardo dolce della madre, invece, si riescono a scorgere i ricordi della terra d’origine dove Madhì è stato solo da bambino e della quale conosce e ricorda poco.

È una famiglia che si è saputa adattare alla loro nuova casa, l’Italia, tanto che la madre si è addirittura reinventata la ricetta del cous cous ribattezzato “alla salentina”.

Madhì decide di lasciare Brindisi per trasferirsi a Venezia e iscriversi all’università e studiare Lingua e Letteratura Araba. A Venezia la vita e l’ambiente universitario non sono semplici, il pregiudizio e volgari appellativi non tardano ad arrivare.

Una delusione d’amore e alcune incomprensioni in famiglia fanno scattare in Madhì il desiderio di intraprendere un viaggio per riscoprire le sue radici e rispondere alle proprie domande. Viaggia da Venezia a Il Cairo e poi fino ad Esna, il paese della nonna paterna.

È un lungo viaggio attraverso il deserto e dentro se stesso che sa di tè alla menta e di cous cous in brodo e che lo porterà alla scoperta delle proprie origini e alla comprensione di chi è veramente.

Anche lo spettacolo stesso ha appena cominciato il suo personale viaggio e le basi sono promettenti: Falafel Express è nel complesso una messa in scena ben calibrata; la drammaturgia, la regia e la recitazione si bilanciano creando un giusto mix di ritmo e pause.

L’idea di fare interagire diversi linguaggi è vincente ed è la giusta strada per trattare in modo semplice e diretto temi delicati.

Bravi gli attori che riescono a sostenere i vari ruoli e i diversi stati emotivi risultando sempre credibili.

Valentina Dall’Ara

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