Recensione: “Game of Sforza”

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Estate 2020, non occorre dilungarsi in commenti sulla situazione fuori dal comune che ben conosciamo e stiamo vivendo da mesi a causa della pandemia. Tutto questo riguarda anche il teatro e il settore dello spettacolo dal vivo, fortemente colpiti dal lockdown e ancora in notevole difficoltà per motivi facilmente intuibili che ora non è il caso di approfondire. Non possiamo però dimenticarci il contesto in cui ci troviamo quando si partecipa in questa estate bislacca ad una serata di teatro. Gli organizzatori di festival e rassegne (principalmente all’aperto) hanno con coraggio affrontato questa sfida e non si è fatta attendere la risposta del pubblico, distanziato e in mascherina, ma ben felice di tornare “a teatro”.

Questa gioia è evidente anche per lo spettacolo “Game of Sforza” di e con Davide Verazzani, ospitato il 7 luglio nella suggestiva cornice del Cortile delle Armi del Castello Sforzesco di Milano. Non solo registra il sold out (compatibilmente ai posti vuoti per motivi di sicurezza) e raccoglie i calorosi applausi del pubblico, ma si garantisce la presenza per il quinto anno di fila nella programmazione dell’Estate Sforzesca. Effettivamente non può mancare uno spettacolo sugli Sforza in una rassegna con tal nome e la location è a dir poco perfetta: incantati dalla magnificenza del castello e dall’eleganza della Torre del Filarete nell’ora del tramonto, è impossibile non emozionarsi al pensiero di essere esattamente nei luoghi dove sono avvenuti i fatti narrati, in “casa Sforza”.

Lo spettacolo in realtà, come rivela lo stesso Verazzani, è nato quasi per caso nel 2015 su richiesta di un’amica in cerca di una storia su Milano (adesso conta più di sessanta repliche in tutta Italia e Verazzani ha creato il brand “Fatti di Storia”). Dopo studi e ricerche in svariate biblioteche, ecco venire alla luce una narrazione accattivante su una delle epopee famigliari più intriganti non solo d’Italia, ma della storia europea. Francesco Sforza, Ludovico Il Moro, Beatrice d’Este sono alcuni dei protagonisti dello spettacolo (tutti personaggi di un certo calibro!) che ha il merito di accompagnare lo spettatore nell’intricato labirinto delle vicende di quel periodo e, con ironia e leggerezza, porta all’attenzione del grande pubblico una pagina incredibile della storia di Milano, non molto nota ai milanesi stessi.

Verso la fine del Quattrocento, Milano attraversa proprio per merito degli Sforza un periodo di rapida trasformazione, diventando in poco tempo una delle capitali più potenti d’Europa, centro politico di prestigio internazionale, patria di cultura ed eleganza, meta e luogo di lavoro per artisti quali Bramante e Leonardo Da Vinci… tutto questo a costo di omicidi, amanti, intrighi, tradimenti e spietate lotte per il potere.
Da qui nasce il simpatico omaggio alla celebre serie “Game of Thrones” di cui è riadattato il titolo per via delle complesse dinamiche di sesso e potere che ha in comune con gli Sforza. Verazzani propone questi accostamenti di personaggio: “Francesco è Ned Stark, il padre saggio che si trova più a suo agio nei campi di battaglia che a corte. Ludovico il Moro è la versione buona di Ditocorto Lord Baelish, fuori dalla linea di successione ma pronto a tutto per prendersi la corona, gestendola poi molto bene. Beatrice invece è Margaery Tyrell destinata a diventare regina, elegante, astuta e molto più grande della sua età”. Sia chiaro, si tratta di un pretesto giocoso e proprio questo è uno degli elementi vincenti di tale narrazione, semplice ma non banale, ironica ma capace anche di emozionare, senza troppi fronzoli, coadiuvata soltanto da due schermi su cui appaiono le immagini di mappe e personaggi e da un tappeto musicale costante. Tirando le fila sullo spettacolo, ad emergere alla fine è la Storia con la esse maiuscola, offerta in maniera accessibile e sorniona da Verazzani, narratore onnisciente del quale si percepisce la passione e il piacere di condividere questo racconto. Sarà poi ciascuno spettatore a trarre le proprie conclusioni, lasciandosi ispirare dagli eventi e dai personaggi narrati: l’ambizione è un pregio che aiuta nella scalata o è la prima causa di rovina? L’eccellenza è lecita fino a quale prezzo? A cosa siamo disposti per concederci l’illusione dell’amore e del potere? A cosa vale il massimo potere se poi si rivela effimero e volubile? Cosa ci consiglia questa Storia?

E infine: la realtà supera dunque la fantasia? Con questo pensiero lasciamo il cortile, su cui è ormai calata la notte, con la suggestione di essere osservati dagli spalti del castello dai fantasmi di quei grandi uomini e donne che hanno attraversato momenti a dir poco burrascosi, hanno conosciuto fortuna e disgrazia e hanno scritto la storia di Milano, quella storia che ancora oggi ci incuriosisce e desideriamo ascoltare.

Marzorati

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