Nell’occhio del labirinto – Apologia di Enzo Tortora, prodotto dal Teatro della Cooperativa, è un monologo scritto dal giovane emergente Chicco Dossi (1994) e affidato ad un altro giovane talentuoso, Simone Tudda (1995), segnalato al Premio Hystrio alla Vocazione 2021.
Durante un soggiorno di lavoro a Roma, Tortora viene prelevato dai carabinieri nel cuore della notte e portato in commissariato: i capi d’imputazione sono quelli di associazione camorristica e spaccio di droga. Accuse, infondate e mai verificate dalla magistratura, mosse da pentiti di mafia. Seguiranno anni tra carceri e tribunali, nei quali Tortora si farà portavoce della battaglia per la giustizia giusta, per tutti quelli che, a differenza sua, parlare non possono.
Dalle parti di Corso Magenta, a Milano, proprio davanti dal Teatro Litta, c’è Largo Enzo Tortora. Più una commemorazione che una targa toponomastica – non credo che possieda nemmeno un numero civico – in piccolo reca la scritta ‘giornalista’ e le date di nascita e di morte: 1928-1988.
Più per curiosità che per senso civico, un giorno, ho deciso di informarmi. Ho scoperto che il ‘caso Tortora’ era ben noto alla generazione di mia madre e assolutamente sconosciuto alla mia. Un caso di malagiustizia, forse ancora più eclatante, perché perpetrato ai danni di una persona nota agli italiani, dal momento che il suo volto teneva banco per un’ora e mezza a settimana sulle reti nazionali. Nessuna presunzione di innocenza, accuse mosse senza prova alcuna, magistrati smaniosi di arrestare il ‘nome grosso’ che non leggono gli atti dei processi, blitz antimafia venduti alla stampa ancora prima che avvengano, il tutto ai danni di un uomo totalmente estraneo ai fatti e non associato in alcun modo agli ambienti camorristici.
Spesso riteniamo che il XXI secolo sia l’era delle fake news, dello strapotere dei media – siano essi tradizionali o social – nel dirigere da una parte o dall’altra l’opinione pubblica. Il caso Tortora è l’esempio lampante di come la manipolazione delle informazioni affondi le sue radici più indietro nel tempo: testate autorevoli e firme di tutto rispetto hanno contribuito a questa grottesca macchina del fango basata su ‘pettegolezzi giudiziari’, fiumi di calunnie imperniate sul ‘sentito dire’, cacce grosse allo scoop più bieco per dipingere una persona onesta come un mostro.
Il caso Tortora non è soltanto un caso di malagiustizia. È anche la storia di un uomo che, dall’alto della sua posizione di personaggio pubblico, ha deciso di farsi simbolo. Consapevole di essere innocente, ha messo la sua storia a disposizione di tutte le persone che sono nella sua stessa situazione, ma non hanno i mezzi e le possibilità di essere giudicati in maniera equa.
Il monologo si dipana in una narrazione continua, dove la diegesi oltrepassa i confini narrativi per sfociare nel dialogo, risale nel resoconto storico, si alterna tra la terza persona di un narratore onnisciente che va a spiare i detenuti del carcere di Forte Longone e la prima persona del giornalista, fino a scavare nella sua interiorità nel momento dell’arresto, provando a immaginare come possa essersi sentito, braccato in piena notte dai carabinieri all’Hotel Plaza di Roma.
Enzo Tortora muore il 18 maggio 1988 nel suo appartamento di via dei Piatti, a Milano, stroncato da un tumore, ma – almeno questo – da uomo libero. La sua vicenda non può e non deve rimanere una targa su un muro del centro di Milano, un trafiletto sui giornali nell’anniversario della morte o un brutto ricordo nella gioventù della generazione prima della mia.
Questa storia va raccontata affinché, di casi Tortora, non ce ne siano mai più.
Chicco Dossi
NELL’OCCHIO DEL LABIRINTO
Apologia di Enzo Tortora
di Chicco Dossi
con Simone Tudda
primo spettatore Renato Sarti
DOVE? Teatro Elfo Puccini
QUANDO? dal 13 al 18 febbraio (mart-merc-giov-sab ore 19.30 / ven ore 21 / dom ore 15.30)
PREZZI: intero € 34 / <25 anni € 15 / >65 anni € 18 / online da € 16,50
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