Bambinella…”Mettici la mano”: intervista ad Adriano Falivene

falivene

Dopo il successo de Il silenzio grande, la nuova commedia di Maurizio De Giovanni Mettici la mano con Antonio Milo, Adriano Falivene, Elisabetta Mirra arriva a Milano presso il Teatro Menotti con la regia di Alessandro D’Alatri dal 23 marzo al 2 aprile 2023.

Un progetto che nasce quasi come una costola della saga de Il Commissario Ricciardi, attualmente in onda la seconda stagione su RAI 1.

In scena due tra i volti più colorati della serie TV si staccheranno dalle vicende del filone corale del Commissario e torneranno a raccontarsi con il pubblico, ma questa volta dal vivo: il brigadiere Maione e il femminiello Bambinella.

“Due figure che non fatico a descrivere come “maschere” – queste le parole di D’Alatri – unici tra i personaggi dei romanzi ad indossare un costume: uno con il rigore della divisa e l’altro con la leggerezza della femminilità travestita”

Per saperne di più abbiamo contattato telefonicamente Adriano Falivene per conoscere meglio la sua Bambinella e qualcosa in più su Mettici la mano.

Adriano per chi come me non ha visto la serie Il Commissario Ricciardi (come promesso la vedrò su RAI play dopo aver visto al Teatro Menotti Mettici la mano). Chi è Bambinella?

Arduo compito presentarti Bambinella.

Da lettore ho subito avuto la sensazione fosse un personaggio storico, grazie alle sapienti pagine scritte da Maurizio De Giovanni, è un personaggio che trasuda una verità e una poesia che si fa fatica a credere sia un personaggio di fantasia. Bambinella è come un ragno al centro della ragnatela dei pettegolezzi di tutta la città. Oggi abbiamo Google che ci informa su tutti, negli anni trenta a Napoli c’era “lei”. Mi rivolgo al femminile perché per me Bambinella è donna, è una donna intrappolata nel corpo di un uomo, ma che ha tutta la magia dell’emisfero femminile.

Bambinella è innamorata o meglio gioca ad essere innamorata (il suo è un amore di stima e di affetto) del brigadiere Maione.

Già che ci sei mi presenti anche il brigadiere Maione?

È un uomo che rappresenta Napoli nei suoi valori più classici.

È un uomo buono, che ha vissuto un lutto, un grande lutto. Suo figlio viene assassinato ed è proprio Bambinella che lo aiuta a trovare il colpevole. Il brigadiere Maione (interpretato da Antonio Milo) è un po’ l’altra faccia di questa medaglia.

Sarà il brigadiere a coinvolgere Bambinella, se vuoi una Sibilla Cumana, nelle indagini del Commissario Ricciardi facendola entrare in una squadra di persone per bene e buone.

Da un romanzo nasce una serie TV e dalla serie TV due personaggi televisivi approdano in teatro. Quali le differenze, se ci sono…

Sono molto felice che per una volta la TV aiuti il teatro.

Diciamo che l’unica vera differenza è che cambiano i canoni, ma il gioco è lo stesso ovvero la ricerca della verità. A teatro devi usare in un certo modo la voce per arrivare allo spettatore, mentre al cinema è la telecamera che fa da lente di ingrandimento tra te e lo spettatore, ma alla base del lavoro non c’è alcuna differenza.

Arriviamo allo spettacolo che vedremo a Teatro Menotti, cosa ci dobbiamo aspettare da Mettici la mano?

Vi dovete aspettare un’altalena oserei dire schizofrenica tra il comico e il drammatico. Un po’ com’è la vita, una tragicommedia.

Soprattutto vi dovete aspettare una storia ambientata dieci anni dopo quello che stiamo vedendo attualmente in TV. Siamo nel 1943, in una Napoli devastata dalle conseguenze del nazifascismo e martoriata dai bombardamenti. Ci troviamo in uno scantinato dove Bambinella al suono dell’ennesima sirena si rifugia. Arriva il brigadiere accompagnato da una ragazza (interpretata da Elisabetta Mirra) che sembra una principessina, ammanettata, e dai suoi occhi traspare una tragedia (ha appena sgozzato nel sonno il Marchese di Roccafusca, di cui la ragazza era la cameriera), Bambinella chiaramente da pettegola qual è, vuole subito sapere cose le è successo. E così il brigadiere assume la figura della pubblica accusa e Bambinella della difesa e quel rifugio improvvisato diventa l’aula di un tribunale. I due protagonisti si divideranno la responsabilità di capire in che modo la legge può combaciare con la giustizia, quindi cosa decidere nei confronti di questa ragazza. In tutto questo deus ex machina sarà la Statua della Madonna Immacolata, miracolosamente scampata alla distruzione di una chiesa. Leggenda nota a Napoli che Maurizio De Giovanni riprende… ma non voglio spoilerare troppo, si dice così no?

Diciamo che hai detto abbastanza!

Quindi in scena, da una parte la giustizia e dall’altra il rapporto dell’essere umano con la legge. Cosa emergerà, senza spoilerare troppo…

Emerge che giustizia e legge non sono sempre la stessa cosa, ovvero non sempre combaciano e i napoletani questo lo sanno bene. Sto parafrasando proprio il testo che recita Bambinella.

Ma è la regola che deve essere al servizio dell’uomo o l’uomo al servizio della regola?

È proprio questa la questione!

La legge deve essere a servizio degli esseri umani e gli esseri umani non devono essere asserviti a una legge che a volte non è umana.

A proposito di Napoli, e dei napoletani. Cosa ci porteremo a casa di questa città?

Come dice Maurizio De Giovanni una Napoli che appare moribonda, ma che è immortale. Una Napoli, in quel periodo storico, straziata di tutta la sua storia, delle sue chiese, della sua arte e straziata dai bombardamenti. Un popolo che ha sete di giustizia e che ha bisogno di mostrare che l’umanità è più forte!

Devi sapere che quello che si respira in questo spettacolo è proprio il momento antecedente le quattro giornate di Napoli.

Il ‘capitano’ Alessandro D’Alatri, romano di nascita ma napoletano nel cuore, ci ha raccontate tantissime storie che io da napoletano non sapevo. Ad esempio fu proprio un gruppo di femminielli, figura come dire atipica e riconosciuta in quegli anni come privilegiata perché preferita da Dio in quanto aveva una doppia natura era in grado di consigliare gli uomini sulle donne e le donne sugli uomini addirittura molti affidavano ai femminielli i propri figli in qualità di portatori di fortuna. Bene, questo gruppo di femminielli assaltarono la caserma Garibaldi per prendere le armi!

Chi ti piacerebbe vedere in prima fila al Teatro Menotti?

(Lunga pausa di silenzio)

Mi hai fatto una domanda particolare, molto bella! Non saprei dirti chi vorrei vedere. Ogni volta che vado in scena, in prima fila ci sono delle persone che vorrei anzi che vedo ‘metaforicamente’ e a loro dedico tutto quello che faccio.

Ma intendi una persona viva?

Quella che preferisci…

Mi piacerebbe vedere il Commissario Ricciardi alias Lino Guanciale, ma già so che non è fattibile perché impegnato anche lui in teatro. Mia madre lo ha già visto… ah sì, in prima fila mi piacerebbe vedere un grande artista che magari sorride.

Ecco a proposito di sorridere, ho come la sensazione che oltre a ridere… una lacrimuccia ci scapperà… smentiscimi!

Guarda la nostra intenzione è la commozione nel senso letterale del termine. È una commozione sia nel senso comico che in quello drammatico. Ed è bellissimo per noi che siamo in scena sentire lo sguardo della platea che tutta assieme va in una direzione, che sia la lacrima o che sia la risata. È proprio la risata che apre la strada verso la reale commozione.

È difficile che qualcuno mi abbia fatto piangere se prima non mi ha fatto ridere. Un po’ come Charlie Chaplin attore comico ti faceva ridere e un attimo dopo ti faceva scendere una lacrima ed è la sensazione che io più adoro, non forzare verso il drammatico per scavare nella tragedia delle persone, ma piuttosto la commozione verso qualcosa di bello che sia una risata o una lacrima.

È proprio quello che ti dicevo ad inizio intervista Mettici la mano è un’altalena è un continuo ridere e una continua emozione, come accade nella vita.

Quindi non ci resta che salire su questa altalena e lasciarci cullare dalle emozioni grazie allo spettacolo…

METTICI LA MANO
dal 23 marzo al 2 aprile 2023 – Teatro Menotti
di Maurizio de Giovanni
regia  Alessandro D’Alatri
con Antonio Milo, Adriano Falivene, Elisabetta Mirra

sinossi
in una Napoli devastata dalle conseguenze del nazifascismo, martoriata dai bombardamenti, ma mai priva di quella carica di umanità e di amore per la vita, due tra i volti più colorati si staccano dal filone corale e tornano a raccontarsi con il pubblico, ma questa volta dal vivo: il brigadiere Maione e il femminiello Bambinella, uno con il rigore della divisa e l’altro con la leggerezza della femminilità travestita.

CURIOSITA’
Lo scantinato dove si svolge lo spettacolo Mettici la mano è stato ricostruito in maniera quasi cinematografica da Toni di Pace (lo stesso scenografo della serie televisiva) e per Adriano Falivene:

“è molto suggestivo recitare in un ambiente vero dove addirittura c’è l’acqua e come direbbe Eduardo in Natale in casa Cupiello:

«si mettono gli enteroclismi dietro, si apre la chiavetta e scende l’acqua»”

TiTo

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