Campo Teatrale: “Ilva Football Club”

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foto Pietro Pingitore

Dopo il successo dello spettacolo TOPI, Vincitore Premio Scenario Periferie 2021, la Compagnia Usine Baug, torna con lo spettacolo ILVA FOOTBALL CLUB, stringendo stavolta un sodalizio artistico con i Fratelli Maniglio. La Produzione è di Campo Teatrale, che ha supportato la compagnia sin dai primi passi. ILVA FOOTBALL CLUB racconta la storia di una città sacrificabile, che oggi è Taranto ma domani potrebbe essere un’altra, mostrandoci quanto ciò che accade ci riguarda molto più di quanto immaginiamo.

Nel 2022 un rapporto dell’ONU definisce Zone di sacrificio quei luoghi ritenuti sacrificabili in nome del profitto, del progresso o della produzione di beni di consumo, luoghi in cui vengono sistematicamente scaricate le esternalità negative della produzione. Esse “rappresentano la peggiore negligenza immaginabile dell’obbligo di uno Stato di rispettare, proteggere e realizzare il diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile”. In particolare i bambini sono più vulnerabili agli effetti negativi dell’esposizione all’inquinamento e alle sostanze tossiche: l’ONU stima che ogni anno circa 1 milione di bambini sotto i 5 anni muoia per cause dovute all’inquinamento.

C’è la “via del cancro” in Louisiana. La discarica di Pata Rât in Romania. Le miniere di piombo a Kabwe in Zambia. E Taranto, dove l’acciaieria più grande d’Europa continua da 60 anni ad avvelenare l’aria, l’acqua e la terra.

Ma Taranto non è solo Ilva, non è solo zona di sacrificio. Vicino alla fabbrica, contro i suoi muri c’è una città, una città come tante, con le piazze, le case e la gente che ci abita dentro. E dentro quelle case c’è chi lotta e chi accetta, chi non può fare altro e chi ci prova, chi abbassa lo sguardo, chi non vuole parlarne e chi invece non la smetterebbe più, ci sono contraddizioni, vicoli ciechi. E un campo da calcio. La nostra storia comincia così.

“C’era una volta un campo da calcio in mezzo al quartiere, uno di quei campi di periferia che ti segnano le ginocchia per tutta la vita, quelli con le porte fatte di tubi innocenti, le reti rubate ai pescatori e lungo la recinzione metallica distese di mozziconi spenti a fare compagnia ai tifosi. Quelli dove tutti, o quasi, hanno sognato di diventare calciatori. In quell’arena per gladiatori, giocava una squadra di undici uomini, che scendevano in campo senza pretese e che non sospettavano per niente del destino che li attendeva.

Questa è la storia di una cavalcata incredibile, di un gol impossibile all’ultimo minuto e del sogno chiamato ILVA FOOTBALL CLUB”.

ILVA FOOTBALL CLUB parla di un sogno, un sogno grande due volte la città, un sogno che lentamente e inesorabilmente si sgretola e si scontra con la realtà.

La storia della più grande acciaieria d’Europa s’intreccia alla leggenda di questa piccola squadra nata proprio sotto le ciminiere dell’Ilva, per dare voce alle tante storie vissute al Taranto. Storie di lotta tra salute e lavoro, tra speranza e disillusione, tra sogno e realtà.

Attraverso la metafora sportiva, la poesia delle immagini e la verità delle testimonianze, ILVA FOOTBALL CLUB racconta la storia di una città sacrificabile, che oggi è Taranto ma domani potrebbe essere un’altra città mostrandoci quanto ciò che accade ci riguarda molto più di quanto immaginiamo.

ILVA FOOTBALL CLUB nasce da un lavoro dettagliato di ricerca: tutti i testi sono tratti da archivi storici, documentari e dalle interviste fatte a Taranto. La compagnia ha avuto la fortuna di poter lavorare attivamente sul territorio anche grazie all’accoglienza del Teatro Tatà, che è situato proprio nel quartiere Tamburi di Taranto, e alla partecipazione di Pietro Pingitore in qualità documentarista e antropologo visuale.

ILVA FOOTBALL CLUB utilizza la metafora calcistica (rendendola accattivante anche per i non calciofili) per raccontare la vita e la storia della città di Taranto, strettamente legata alla storia dell’ex Ilva: l’acciaieria più grande e più inquinante d’Europa.

Con leggerezza e ironia lo spettacolo analizza la storia di oltre 60 anni del centro siderurgico, mostrando come la promessa di progresso e prosperità si siano lentamente trasformate in disillusione, rabbia, prigione e ricatto. Il dramma condensato in un dilemma: salute o lavoro.

La storia dell’ex Ilva, della città di Taranto e dei suoi abitanti viene raccontata intrecciando due piste narrative che si riveleranno infine connesse.

La narrazione è guidata da un presentatore di un programma sportivo che, abbattendo la quarta parete, tra aneddoti e telecronache, racconta la storia della fantomatica Sidercalcio, alias Ilva Football Club: una piccola squadra composta da operai che, un po’ per fortuna, un po’ per talento e tenacia, sorprendono tutto il Paese facendosi strada tra le più grandi squadre di professionisti, fino ad arrivare alla finale di Coppa Italia.

Questa leggenda diventa metafora di una lotta che negli anni ha subito molti “falli” ma ancora oggi resta viva. Un sogno che lentamente si scontra con la realtà, si sgretola, portandoci dentro il dramma della seconda pista narrativa.

Alla narrazione calcistica si intrecciano monologhi e momenti corali che compongono un’altra storia, più intima, la storia di “una famiglia Ilva” nata e cresciuta ai piedi del mostro, una famiglia dove il calcio e la fabbrica sono genetica, una delle tante colpite dal mostro. Questa storia racchiude la vita di molte famiglie di Taranto ma non solo, racconta la storia di tante famiglie in tante città che convivono con dei mostri, città che sono esistite o che ancora non esistono ma esisteranno. Perchè se anche questo mostro venisse spazzato via, ne arriverebbero altri, imperfettamente uguali, produttori di altre cose e generatori di altri mali che ci permetteranno di continuare a consumare al di là dei nostri limiti.

I due piani narrativi infine si ricongiungono per svelare il vero interlocutore della narrazione calcistica e la vera natura della leggenda Ilva Football Club: questa si rivelerà un’invenzione, una pantomima inscenata in una camera di ospedale, una fiaba della buonanotte da raccontare a un bambino, che ha chiuso gli occhi e non si sa se li riaprirà.

In scena una panchina, una televisione, cenere, ventilatori e cinque corpi che, tra telecronache, pubblicità e moviole, monologhi, racconti corali e coreografie trasformano lo spazio e si palleggiano le narrazioni. La cenere nera trasportata dal vento, poco a poco, ricopre tutto lo spazio scenico e ci racconta le polveri di Taranto che invadono la città e la malattia che invade un corpo contaminato fin dalla nascita.

Un insieme di elementi scenici che scomposti e ricomposti ci porteranno alla fine della narrazione nella camera di ospedale dove un padre racconta la storia di un sogno ad un bambino in fin di vita.

Una composizione scenica basata sui colori, sui materiali, sulle luci e i suoni dell’Ilva e del quartiere Tamburi. L’acciaio, il rosso delle polveri, il nero lucido delle cozze che non si possono più mangiare, le maglie da calcio che brillano di minerali dopo il turno in fabbrica o dopo una partita sul terreno inquinato. I suoni incessanti delle macchine, degli altiforni. Le luci dell’Ilva di notte e i fumi grigi che coprono il paesaggio.

ILVA FOOTBALL CLUB
una creazione di Usine Baug & Fratelli Maniglio
Produzione Campo Teatrale
liberamente ispirato al romanzo “Ilva Football Club” di F. Colucci e L. D’Alò
con Fabio Maniglio, Luca Maniglio, Ermanno Pingitore, Stefano Rocco, Claudia Russo

DOVE? Campo Teatrale

QUANDO? dal 19 al 21 maggio

PREZZI: intero: 24 euro – ridotto on-line: € 16
19 maggio ore 20:30: biglietto unico € 12

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