
Si è concluso da alcuni giorni il Festival Più che danza, interessante esperimento multidisciplinare presentato nei locali del Teatro Fontana di Milano.
Nato tre anni fa come osservatorio sulla danza contemporanea, ha presto allargato i suoi orizzonti proponendosi come possibile punto di riferimento anche per giovani compagnie di prosa del territorio lombardo. Danza, prosa, eventi ed esperienze laboratoriali, condotte dagli stessi performer che abitano il cartellone, si sono fusi per quasi una settimana sotto lo sguardo attento di Franca Ferrari, che ha ideato il Festival curandone anche la direzione artistica.
Siamo andati a curiosare un po’ tra le proposte di domenica 8 e lunedì 9 ottobre e ci siamo imbattuti in due interessanti e giovanissime compagnie di prosa. Bigiarini / Perrone con il loro ECLISSE e Narr_0 Compagnia Teatrale con THE POP MACHINE, entrambe già apprezzate durante It Festival 2017.
Procediamo con ordine: il monologo ECLISSE è stato proposto in una versione da 20 minuti pressoché identica a quella già ammirata a giugno alla Fabbrica del Vapore. Se da un lato dispiace non aver potuto assistere ad un approfondimento della proposta, dall’altro non possiamo far altro che ribadire il nostro apprezzamento per la splendida performance d’attrice di Luisa Bigiarini, impegnata nell’interpretazione di un’adolescente alle prese con la scoperta della propria sessualità e con “l’abbandonamento”, come lo chiama lei (oggi lo chiameremmo bullismo), da parte dei suoi compagni di scuola. Luisa, che ha in parte donato la sua personale esperienza al progetto, si cala con credibilissima intensità e tenera ironia nei panni della giovanissima protagonista, che ha la metà dei suoi anni. Senz’altro la prova dell’attrice è il punto forte di questo monologo, la cui drammaturgia è ancora un po’ da sbrogliare e da rilassare, dando a volte l’impressione di aver voluto condensare troppi elementi nel poco tempo a disposizione. Al momento la regia, pur ordinata e non priva di punti di valore, soprattutto nello studio illuminotecnico, si rifugia ancora dentro espedienti che hanno il sapore del clichè: dalla classica lampada tonda che rappresenta la luna, allo stand porta-abiti che separa gli ambienti; dalla continua e forse eccessiva frontalità alla presenza della tradizionale “sedia da monologo”. Niente di grave: il clichè è un passaggio pressoché obbligato nel primo studio di qualunque performance. Siamo certi che con la realizzazione del progetto completo (è prevista infatti una seconda parte nella quale la protagonista diventerà adulta), ci sarà modo per esplorare un approfondimento anche in chiave registico – drammaturgica.
Si avvia invece verso la sua compiutezza il progetto THE POP MACHINE, curato da Narr_0 (ovvero Laura Angelone, Susanna Miotto e Alice Pavan). Lo schema è rimasto invariato, rispetto a IT Festival: una gigantesca slot machine interattiva (il pubblico è infatti chiamato a più riprese a spingere i bottoni che fanno girare la slot) le cui caselle non sono altro che i personaggi ritratti dal genio di Andy Warhol. Le tre attrici si muovono quindi in questo coloratissimo e divertentissimo mondo navigando da Marylin Monroe alla Regina Elisabetta, da Liz Taylor a Mao, da Audrey Hepburn a John Wayne. Il meccanismo, senza dubbio, funziona, sia per la capacità delle tre di cambiare in pochissimo tempo personaggi e situazioni, sia per l’indubbia qualità della scrittura collettiva (soprattutto nelle parti comiche). Lo spettacolo ha quasi triplicato la sua durata, passando dai 20 minuti di IT Festival all’oretta scarsa di questa nuova versione, senza perdere mordente né qualità. Nuovi personaggi sono entrati a far parte di questa folle galleria, alcuni indubbiamente riuscitissimi (i tre comunisti Lenin, Mao e Che Guevara), altri ancora da approfondire (Bowie). Così come forse meritano un maggiore dettaglio i monologhi che chiudono la performance (anche se i movimenti dolenti di Laura Angelone toccano parecchie corde emotive). L’impressione generale è che la durata sia arrivata un po’ al limite: difficile pensare di poter proseguire ulteriormente nel gioco della slot, per sua stessa natura ripetitivo e a volte un po’ macchinoso nelle dinamiche di salita e discesa del pubblico dal palcoscenico. Una buona soluzione potrebbe essere però quella di rendere realmente interattivo il gioco, lasciando davvero al caso e alla scelta del pubblico la sequenza dei personaggi che abitano la slot. Questo consentirebbe di far sì che lo spettacolo non diventi mai uguale a sé stesso e permetterebbe alla già ottima intesa delle tre attrici di svilupparsi ulteriormente attraverso esperimenti di pura improvvisazione.
Massimiliano Coralli
Leave a Reply