“It was on a dreary night of November that I beheld my man completed…”: è così che la scrittrice Mary Shelley concepisce la nascita di uno dei più famosi e fecondi personaggi letterari ed è con questa immagine che inizia lo spettacolo “Frankenstein”, andato in scena presso il teatro Delfino.
La storia è nota: l’ambizioso scienziato Dr. Frankenstein riesce tramite scariche elettriche a infondere la vita in un corpo inanimato, da lui creato ricomponendo parti di cadaveri. Nonostante il successo dell’esperimento, tuttavia, il giovane studioso prova un disgusto indicibile per la creatura mostruosa che ha generato e fugge terrorizzato, abbandonandola al suo destino. Il mostro, insultato e picchiato dagli uomini che ne faranno un fenomeno da circo, sarà accolto soltanto da un vecchio cieco che gli insegnerà a parlare, lo educherà alla filosofia e alla musica e lo tratterà come un figlio. Conosciuti l’affetto e la civiltà, sarà ancora più brusco il ritorno alla brutalità degli uomini quando il figlio e la nuora del vecchio vedendolo lo cacceranno terrorizzati. All’ennesimo rifiuto da parte degli uomini, ogni buon sentimento si converte in odio e desiderio di vendetta, soprattutto verso quel Creatore che lo aveva rinnegato, e segue una serie di crimini e di morti, tanto più tragiche perché riguardanti persone innocenti. A questo punto sarà il Dr. Frankenstein a cercare disperatamente la propria creatura, inseguendola tra i ghiacci del Polo Nord, ai confini del mondo.
Lo spettacolo è un colossal per quanto riguarda le forze messe in campo: un numeroso gruppo di attori (Federico Zanandrea, Lorenzo Scattorin, Maruzio Scattorin, Deborah Morese, Cristina Sarti, Olga Re, Simone Belli, Laura Locatelli, Natalia Cogliati), un’imponente e accurata scenografia in costante trasformazione (Pierluigi Piantanida), tagli luce molto suggestivi (Adriano Bernacchi), costumi incantevoli di sapore “burtonesco” (Rosaria Giacomino), effetti speciali come la pioggia e la neve (Francesco Sanseverino), trucco – soprattutto per quanto riguarda la Creatura – efficace e ben fatto (Francesco Sanseverino e Chiara Filigheddu), musiche e effetti sonori (Francesco Pederzani), danze (Viola Senatore), combattimenti (Simone Belli), visual arts che enfatizzano i momenti salienti dello spettacolo (Simone De Domenico), il tutto diretto dal regista e autore del riadattamento Federico Zanandrea.
“Con un linguaggio sincretico e transmediale si cerca di rendere il clima destabilizzante di Frankenstein”. Questo spettacolo infatti sperimenta la commistione degli elementi tradizionali del teatro con strumenti e codici linguistici moderni, offrendo allo spettatore una notevole varietà di stimoli: le sfumature dell’anima della Creatura assumono voce, corpo, immagine, suono, esprimendo una natura complessa e profonda.
È proprio sottolineando l’umanità della Creatura che il mito moderno di Frankenstein rivela la propria costante attualità, provocandoci e lasciandoci tanti spunti di riflessione: la paura per il diverso, il pregiudizio, l’emarginazione sociale; il complesso rapporto tra scienza ed etica; il potere, o la sconfitta, della conoscenza e della civiltà; la disperata ricerca della propria identità; il delirio di onnipotenza e allo stesso tempo l’incapacità di assumersi le proprie responsabilità, determinando tragiche conseguenze.
È molto interessante notare come il rapporto tra Creatura e Creatore, mostro repellente e brillante scienziato subisca quasi un ribaltamento, arrivando a compatire l’essere di cui tutti provano vergogna e disgusto mentre colui che dovrebbe rappresentare l’apice della civiltà si rivela quasi cinico, egoista e cieco dei sentimenti e bisogni altrui.
Il Dr. Frankenstein come Prometeo sfida gli dei diventando a sua volta Creatore, ma non ne regge il peso, agirà soltanto in termini di distruzione e infine si perderà, ormai solo e impotente, corroso dal dolore e dalla vendetta, un’ombra di se stesso. La Creatura diventa mostro perché viene respinto e maltrattato, commette crimini efferati restituendo all’uomo la violenza subita, ma alla fine raccoglie tra le proprie braccia il Creatore agonizzante dandogli un tenero bacio.
“La paura dei mostri rende mostri”… ma chi è il vero mostro?
Beatrice Marzorati
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