“L’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo!”: intervista a Viola Graziosi

agnello di dio

In scena al Teatro Franco Parenti l’eterna resa dei conti fra padri e figli, adulti contro giovani; Agnello di Dio di Daniele Mencarelli, poeta e romanziere, che affronta i temi della pietas e dell’emarginazione sociale e lo fa con una scrittura limpida, secca e tagliente.

Per saperne di più abbiamo contattato Viola Graziosi nel cast assieme a Fausto Cabra, Alessandro Bandini e Ola Cavagna e le abbiamo chiesto…

Cosa ti ha spinto verso questo spettacolo e se mi presenti il tuo personaggio?

Mi sono innamorata di questo testo perché rispecchia la nostra società, e mette a confronto la generazione dei giovani e quella dei quarantenni, che in Italia spesso sono considerati “ragazzi”. Ero stupita all’inizio quando mi dicevano: “Ma tu che ruolo fai?” perché non riuscivano a immaginarmi nel ruolo della preside. Come se alla mia età non fossimo pronti a ricoprire posizioni di rilievo all’interno della società.

Agnello di Dio mette al centro i problemi degli adolescenti e quelli dei genitori che cercano soluzioni efficaci. È uno scontro generazionale che affronta il tema dell’educazione e della trasmissione dei valori, ma anche della ribellione giovanile e della ricerca di identità. I giovani cercano la loro libertà, gli adulti pensano di essersi trovati nelle loro scelte di vita, ma hanno dovuto rimboccarsi le maniche e accettare compromessi per non essere schiacciati.

Chi è l’agnello di Dio?

In scena insieme a me ci sono: il ragazzo Samuele (Alessandro Bandini), suo padre Marco, manager di successo (Fausto Cabra), e suor Cristiana (Ola Cavagna), che forse è la figura più tenera e mite.

La regia è di Piero Maccarinelli, che mi ha “battezzata” in teatro all’età di 16 anni!

Ritrovarlo da adulta è stato stupendo, penso per entrambi. Aveva avuto buon occhio, e ci aspettano altri bei progetti insieme.

Mi farai sapere, chiaramente. Lo sai che non ti perdo di vista!

Cosa ti accomuna al tuo personaggio?

Suor Lucia ha scelto un percorso vocazionale che vorrebbe contemplare i grandi temi dell’esistenza. In un certo senso una scelta del genere non mi è così avulsa, perché anche la via dell’artista è un percorso vocazionale, come diceva mio papà, ma è anche un percorso manageriale, perché oggi per fare l’attore devi essere un gran manager di te stesso.

Qualche hanno fa mi interrogavo sulla fede e ho scoperto la definizione per me più bella:

la fede è la certezza che un seme possa diventare una quercia

Quindi è un atto di movimento e trasformazione. E questo forse mi accomuna, nella pratica, a Suor Lucia, che con i suoi “segreti” svelerà un percorso complesso, ricco e determinato che l’ha portata a trasformare le sue crisi e raggiungere i suoi successi.

Chi è Samuele?

Apparentemente è l’agnello di Dio, la vittima sacrificale.

Nella Bibbia Samuele diceva a Dio:

“parla Signore che il tuo servo ti ascolta”

È lui che pone le domande necessarie allo sviluppo del seme, anche con il dolore che possono provocare. Mette in crisi gli adulti e le loro certezze. Non si lascia ingannare dalle apparenze, non si accontenta delle risposte non chiare, porterà i grandi a riconnettersi con quella parte di loro bambina che sempre “chiede salvezza” (come nel romanzo di Mencarelli “Tutto chiede salvezza”, ora serie Netflix di successo).

Possiamo sapere cosa scrive nel tema, di fatto tutto nasce da questo scritto? Correggimi se sbaglio…

Si tutto nasce da un tema che la professoressa di italiano propone ai ragazzi e che è il seguente:

“Immaginate la vostra festa di laurea, dettagliando con descrizioni adeguate i luoghi e le persone, e non meno i sentimenti degli stessi”

Quindi uno sguardo sul futuro.

E nello svolgimento Samuele scrive:

“la festa della mia Laurea non ci sarà, al suo posto mi piacerebbe accendere un falò enorme, buttare alle fiamme tutto quello in cui mi hanno fatto credere, così festeggerò la mia liberazione”

La preside, di fronte a questa manifestazione di malessere da parte del ragazzo, decide di convocarlo insieme al padre per meglio comprendere la situazione.

Da qui si evince che i nostri ragazzi sono sempre più inquieti. È la natura umana ad essere inquieta per questo motivo dovrebbero essere accompagnati in questa inquietudine…

Nello spettacolo AGNELLO DI DIO ci riuscite oppure come spesso accade, questi giovani figli di importanti uomini di successo, si perdono?

In questo spettacolo partiamo dall’inquietudine di un ragazzo, e svisceriamo la questione attraverso una scrittura cruda e precisa, tagliente e fortemente attuale. Il dialogo è serrato e le armi in campo sono le parole. L’inquietudine crescerà sempre più negli adulti che, dovendo accompagnare i giovani, si ritrovano ancora più soli a fare i conti con la propria impotenza e inadeguatezza. E allora forse alla fine ognuno di loro ritroverà qualcosa di sé.

Da quello che ho capito In scena un duello tra ragione e fede, quale delle due condizioni è più importante nello spettacolo?

Nel duello tra ragione e fede, tra necessità e istinto, ciascuno di questi personaggi verrà messo “sul rogo”. E ciascuno di loro nel cercare di giustificarsi e salvarsi dovrà sacrificare qualcosa di sé. Il successo, l’affermazione personale, i valori, la fede, i compromessi, le scelte, le contraddizioni, la Verità di due generazioni a confronto sono il contendere sulla scena. Come in un ring, spietato e oggettivo, gli spettatori avranno lo sguardo privilegiato dei tifosi che, patteggiando per gli uni o per gli altri, saranno messi a loro volta in crisi. Fino ad un finale sorprendente. Allora il Teatro diventa l’occasione per una comunità di togliersi la maschera e fare una scelta di Verità.

In platea vorresti vedere una figura come quella del padre o un giovane che è alla ricerca della propria identità…

Certo, sarebbe bello che venissero insieme.

Penso che giovani e adulti, genitori e non, potranno riconoscersi e magari continuare il dibattito a casa. È così importante ritrovare un dialogo, e questo spettacolo trova delle parole chiave che ci riguardano tutti, nella società attuale.

Grazie allo spettacolo AGNELLO DI DIO a fine serata cosa mi porto…

Il testo è profondo nella sua semplicità, le emozioni sono palpabili e l’esperienza che penso si portino a casa gli spettatori è che l’altro da noi è la nostra occasione di conoscere noi stessi, il nostro unico specchio. Finché il dibattito è aperto siamo vivi.

Potessi tu fare una domanda al termine dello spettacolo agli spettatori, cosa chiederesti loro?

In quale di queste figure vi riconoscete maggiormente?

Ho visto i giovani identificarsi molto in suor Lucia, soprattutto le ragazze.

Ma non vi svelo il perché.

Ecco adesso avrai stuzzicato la fantasia di molti di noi… per incuriosirci ancora di più perché dovremmo venire a vedere AGNELLO DI DIO al teatro Franco Parenti?

Perché questo è l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo!

Amen.

Andate in pace… ops mi sono fatto prendere la mano…

Andate a Teatro per vedere:

AGNELLO DI DIO
dal 13 – 18 Dicembre 2022– Teatro Franco Parenti
di Daniele Mencarelli
regia Piero Maccarinelli
con Fausto Cabra, Viola Graziosi, Alessandro Bandini
, Ola Cavagna

sinossi

Siamo in una scuola cattolica per figli della futura classe dirigente. Samuele è un ragazzo quasi diciottenne, non emarginato socialmente, ma generazionalmente. Una banale riunione scolastica tra il giovane, la preside, una suora e il padre, si trasforma in un processo dove ognuno è giudice e imputato, pronto a dichiarare l’inconfessato o il proprio analfabetismo affettivo.

Buona serata a teatro

TiTo

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