Flaubert voleva scrivere un romanzo sul niente. Frigoproduzioni un’opera sul dubbio?
Flaubert non c’è riuscito. Frigoproduzioni sì, probabilmente.
Una maratona straniante in cui luoghi comuni si intrecciano disorientando e tenendo sospesi.
La musica incalza, il ritmo assale, insieme al dubbio. Non fosse per le porte aperte si penserebbe ad un spettacolo già avviato. L’attore fuma, beve, alla console si balla. Non c’è dubbio: non son pronti.
Lo spettacolo è già iniziato ma, senza la canonicità delle luci che si spengono, nessuno spettatore è pronto a comprenderlo.
Come un dittico, Mondo Cane e Socialmente costituiscono due tasselli di un’opera fruibile in maniera frazionata ma godibile a pieno solo nella sua interezza.
L’opera della compagnia milanese rappresenta un vero e proprio specchio trasportato lungo la strada maestra della società contemporanea che riflette pozzanghere e, talvolta, baluginii d’azzurro.
Daniele Turconi, in Mondo Cane, incarna il millennial accelerato e incerto che affolla i tempi moderni. Sballottato e misconosciuto è spintonato da una forza indomabile: la menzogna. Ed è proprio questa forza che garantisce l’effetto del dubbio, dell’incertezza. Matteo De Blasio è la spalla sapiente e intonata del protagonista. Da un angolo della scena scandisce ritmo e ambientazione sostenendo, per induzione, le fondamenta di un racconto crudo e frammentato il cui intreccio sembra essere dettato delle tappe inevitabili imposte dal neocapitalismo. La catena ininterrotta della facciata di una vita è infranta a squarci ma si resta nel dubbio di un effettivo epilogo. È solo la catarsi,la liberazione bestiale della licantropia a svelare la soluzione dell’enigma.
Ma non è ancora tempo per tornare alla certezza.
Socialmente apre a un’apologia dell’alienazione. Abbacinati e rallentati, Claudia Marsicano e Federico Alberici interpretano due giovani inviluppati nella loro identità virtuale, geograficamente distante dall’identità effettiva e gravosa sulla pratica del quotidiano.
La scena è l’olimpo dei nostri giorni, la dimora degli dei indiscussi dello scenario contemporaneo: l’abbagliante televisione e il cianotico Facebook.
L’eterna assente è la parola. E quando fa capolino assume i connotati del suo tempo: è superficiale, rallentata, impersonale, cruda, feroce. Poche parole, molta eloquenza che trova voce nella carica espressiva dei due attori protagonisti.
Con ritmi differenti, da un allegro a un adagio, Mondo Cane e Socialmente si muovono con lucidità brutale nella giungla in cui sono ambientati. L’esasperazione dei caratteri in scena denuncia quella saturazione del troppo che conduce ad uno svuotamento, ad una riduzione delle fonti di orientamento che scandiscono un progressivo annullamento della capacità cognitiva.
Risultato? Un senso di straniamento e di profonda incertezza che non una scottatura fine a sé stessa ma rammenta l’esistenza di uno stato di comatosi espansa.
VIOLA
Alessandra Cutillo
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