Torna in Italia Spring Awakening – Risveglio di primavera considerato da molti il musical dell’anno e che verrà ospitato fino al 30 novembre al Teatro Menotti.
L’opera da cui è tratto il musical è datata 1891 e sconvolge se ci si ferma a valutare quanto i temi, i testi e i personaggi risultino moderni addirittura contemporanei e immersi nel nostro presente pur se l’ambientazione è di inizio novecento. L’opera di Frank Wedekind infatti si allaccia al tempo in maniera elastica riuscendo a risultare assoluto e slacciato da qualsiasi periodo storico in quanto la gioventù e la sua difficoltà ad adattarsi all’esistenza è una costante della storia e della vita umana.
Questo il grande tema del musical: i giovani di oggi, di ieri, di domani e le loro passioni che vengono miseramente mortificate perché non adatte alla società. La crescita, l’ingresso nel mondo degli adulti diviene quindi per i giovani protagonisti un calvario del quale ogni spettatore ha memoria. Chi non è stato giovane, chi non si è scontrato con il mondo degli adulti, chi non ha combattuto le battaglie che vediamo qui messe in scena a colpi di canzoni? L’immedesimazione è certa e immediata e subito siamo conquistati da quelle fragili creature che non eravamo altro che noi da ragazzi.
Vengono affrontati con delicatezza e senza approssimazione tutto ciò che comporta essere adolescenti: la sessualità, l’amore, la ribellione, la solitudine, l’amicizia. In particolare ogni personaggio vive quella profonda contraddizione con se stesso che è il perno e il comun denominatore della crescita di ogni persona. Il risveglio di primavera è questo: la presa di coscienza dell’uomo e della donna insiti in noi ancora bambini. Con lucidità vengono messe in scena tutte le frustrazioni, le limitazioni, le contraddizioni dell’adolescenza. Dire che essere giovani è meglio che essere adulti non è vero. Dire che i vent’anni sono meno dei quaranta è come dire che sia più bello andare in bicicletta cadendo ogni metro faccia a terra che andare spediti dopo anni di pratica. Questo musical ci ricorda che essere giovani vuol dire sbagliare e che non c’è modo di evitare una carrellata di errori e di scelte sbagliate. Devi ogni giorno costruire l’uomo che sarai con la consapevolezza che niente di quello che hai e che senti potrà trovare spazio nel mondo degli adulti. In scena va quindi l’assassinio di noi stessi e mentre ascoltiamo le parole cantate degli attori qualcosa urla anche dentro di noi, ciò che abbiamo dimenticato, accettato. Ogni sogno accantonato torna prepotente e ci fa sentire più vivi che mai.
Le canzoni sono in inglese ma la forza comunicativa degli attori e la poesia con la quale la traduzione è richiamata sullo sfondo della scena creano una piacevole sensazione di incanto. Gli attori sono bravi e soprattutto credono in quello che fanno, amano i propri personaggi e li lasciano vivere con la tutta la gioia e il dolore. Tutti bravi perché ci appaiono come un’unica anima, un’unica macchina che funziona di gran lunga nelle scene corali. Bravo Flavio Gismondi che tanto ci ricorda i personaggi amati dell’Attimo fuggente e bravo Federico Marignetti che interpreta Melchior Gabor, il ragazzo ribelle e che non accetta alcuna regola, quello che chiunque di noi è stato nel proprio piccolo vissuto.
Uno spettacolo che i giovani dovrebbero vedere per capire che le loro emozioni sono condivise e ce la si può fare e che gli adulti dovrebbero imparare a memoria per perdonare gli errori che i ragazzi commettono e soprattutto per ricordare il proprio risveglio di primavera.
Spero vivamente che questo musical torni a Milano il più presto possibile!
è stato una boccata di aria fresca all’interno dei soliti musical più “popolari” proposti in Italia.