MTM Teatro Litta: “Zio Vanja (scene di vita)

vanja
foto Fabio Benato

Zio Vanja dall’11 gennaio 2024 al Teatro Litta, con tutta la verità, l’onestà e il destino di questa scelta che è anche una prova di vita teatrale.

Un progetto anomalo e fuori dalle convenzioni della pratica consueta: da un’idea di Antonio Syxty, regia Antonio Syxty e Claudio Orlandini.

Antonio Syxty ha sempre manifestato un talento artistico poliedrico. Dalle opere su carta negli anni ’70 alla art-performance, nel decennio successivo il suo percorso si orienta verso il teatro, trasformandolo in una piattaforma comportamentale e capace di sfidare i confini dell’identità fra realtà e finzione.


“Un gruppo di attori riuniti nella vita dalla missione di insegnare il teatro alle nuove generazioni attraverso una scuola.

Lo fanno tutti i giorni da molti anni, quando un giorno arrivo io – un uomo che nella vita non ha fatto l’attore o il formatore, ma solo il regista – e propongo loro di impersonare quelle scene di vita che ci sono in Zio Vanja di Anton Cechov, uno dei capolavori del teatro contemporaneo.

Così è nata la mia idea. Un’idea semplice: quella che Pietro De Pascalis potesse incaricarsi di essere Zio Vanja, e procedendo in questa via Debora Virello potessero essere Sonja, Fernanda Calati potesse essere Marina (la balia) e Maurizio Salvalalio potesse incaricarsi di essere Astrov.

Questo gruppo di persone sono stati e sono tuttora anche attori, ma soprattutto formatori, testimoni di un mestiere come è quello del teatro.  Queste persone sono gli insegnanti di una scuola che esiste da 50 anni a Milano: Grock Scuola di Teatro. Tutto qui.

Mancavano però – nella compagine dei personaggi di Zio Vanja –  i due “estranei”, che si rivelano tali anche nella narrazione di Cechov: il Professore (in pensione) Serebrjakov e la sua giovanissima moglie Elena Andreevna. E così sono entrati a far parte di questa “riunione di famiglia” Gaetano Callegaro (attore, ma anche Presidente della Cooperativa che ha in carico la scuola) e Margherita Caviezel (una allieva diplomata dalla stessa scuola, nel 2022). 

E così mi sono chiesto: potrà succedere che “la vita vera”, condivisa attraverso il teatro come destino, pratica e lavoro diventi la vita che Cechov racconta in quelle scene di campagna che io arbitrariamente (ma non tanto) ho chiamato scene di vita?

Per fare tutto questo avevo bisogno di un “complice” che li conoscesse – come persone e come attori – molto più di me. Per questo ne ho parlato con Claudio Orlandini, votato anche lui all’insegnamento, che nella vita ha fatto e fa il regista.

Alla fine di questo “incontro nella vita” ci saranno le rappresentazioni in un teatro, come molte altre già fatte, tante volte, da altri attori, in altri teatri. Ma questa rappresentazione di Zio Vanja sarà diversa perché nata dai rapporti della vita vera di coloro che hanno deciso di raccontarsi attraverso i personaggi del più grande autore contemporaneo del teatro moderno…”

Più di 20 anni fa mi ero avventurato con coraggio in un Giardino dei ciliegi al Teatro Litta di Milano. Ho usato la parola “coraggio”, ma a distanza di tempo potrei aggiungere anche la parola ‘incoscienza’, anche se fu uno spettacolo riuscito per il pubblico e per la critica di allora. Lo ricordo con affetto e piacere. Credo, a distanza di anni, che fosse anche un buon lavoro.

Qualche anno dopo Il Giardino mi sono messo in testa che potevo portare in scena anche il Gabbiano. E ci ho provato, ma non so se ci sono riuscito. Lo ricordo come uno spettacolo che non so giudicare ancora oggi (se mi era piaciuto o no).  Mi piacevano alcune scene nell’ insieme, le ombre degli attori proiettate a testa in giù su un grande velario che sovrastava la scena, e poi alcuni altri momenti che mi avevano ispirato (dalla scena nel deserto di Zabriskie Point di Antonioni al Gabbiano cinematografico di Bellocchio, forse).

In genere non conservo nella memoria tutti gli spettacoli che ho fatto. Amo anche dimenticarli.

E allora perché Zio Vanja, dopo le esperienze a cui ho accennato?

Una ragione è quella del “tempo”.

In Cechov c’è il rapporto con il tempo che è misterioso e determinante. Il tempo nel suo scorrere degli anni, le età, gli avvenimenti. Ma anche il tempo delle stagioni e quello atmosferico con temporali, schiarite, piogge, sole, afa.

E poi c’è lo scorrere del tempo attraverso le ore del giorno e della notte, quando non si riesce a dormire e si parla, ci si lamenta, si fanno discorsi di “bassa filosofia”.

Attraverso i suoi drammi, attraverso le battute dei suoi personaggi, Cechov crea delle sinfonie. Cechov è un compositore dei movimenti dell’animo umano e riesce a farlo suonare (e risuonare) come nessuno scrittore moderno di teatro ha mai fatto.

Le sue battute sono note musicali che procedono in minuetti, in assoli, in concertati, che si ripetono, si avvicendano in variazioni sullo stesso tema, fino a commuovere l’animo di chi ascolta, in accordo con quello di chi racconta e parla di sé.

Il guaio di noi che lo abbiamo messo in scena – con più o meno frequenza – nel comportamento del palcoscenico è quello di aver pensato con insistenza di dare vita e forma solo ai personaggi creati da Cechov e non alle loro anime, che sono imprendibili, sfuggenti, ma drammaticamente vere, reali, come sono quelle di chi è seduto in sala.

Il più delle volte Cechov lo si affronta pensando di avere già un’idea. Alla fine quell’idea si rivela solo una banale convenzione derivata da un teatro borghese, solo parlata e non vissuta, che si è sedimentata nel corso dei decenni, nelle numerose messe in scena dei suoi drammi…” (Antonio Syxty)


Zio Vanja (in russo Дядя Ваня?, Djadja Vanja) dramma scritto nell’autunno del 1897 di Anton Pavlovič Čechov. È considerata una delle sue opere più importanti.

E’uno dei capolavori assoluti del teatro cechoviano. Nei quattro atti si intrecciano le monotone conversazioni e le banalissime vicende di un gruppetto di personaggi. La ricostruzione minuziosa di atmosfere sospese e vagamente inquietanti, l’indifferenza abulica dei personaggi intorno agli eventi, l’indefinito senso di attesa di una catastrofe incombente rendono questo testo una geniale anticipazione della drammaturgia novecentesca.

La commedia intreccia temi ricorrenti nelle opere maggiori di Čechov, basta guardare i personaggi: Zio Vanja amministra la tenuta del professor Serebrjakov, dove vive con la madre e con Sonja, figlia di primo letto del professore. Zio e nipote vivono una vita di lavoro e di affetti silenziosi e rinuncia alle speranze segrete. Quando il professore arriva con la sua seconda moglie Elena, la vita di campagna viene turbata: emergono le frustrazioni di Elena, delusa dalla vanità presuntuosa del marito, ma decisa a non rispondere all’amore di Vanja e al corteggiamento del dottor Astrov, di cui è segretamente innamorata Sonja.

All’amarezza delle illusioni (di Sonja, di Elena, di Vanja e del dottore) si accompagna una riflessione di fondo sul senso della vita degli individui e sulle trasformazioni sociali (e anche sul rapporto fra uomo e natura). Quando Elena e il professore torneranno alla loro vita cittadina, ai più consapevoli Vanja, Sonja e Astrov, ecologista profetico, non resterà che tornare al silenzio operoso e rassegnato della loro solitudine.

ZIO VANJA (scene di vita)
di Anton Cechov  
traduzione e adattamento Fausto Malcovati
da un’idea di Antonio Syxty
regia di Antonio Syxty e Claudio Orlandini  
con Fernanda Calati, Gaetano Callegaro, Margherita Caviezel, Pietro De Pascalis, Maurizio Salvalalio, Debora Virello

DOVE? Teatro Litta

QUANDO? dall’11 al 28 gennaio (martedì/sabato ore 20.30 – domenica ore 16.30)

PREZZI: intero € 30,00 – convenzioni € 24,00 – ridotto Arcobaleno (per chi porta in cassa un oggetto arcobaleno) € 24,00 – Under 30 e Over 65 € 17,00 – Università € 17,00 – scuole di Teatro € 19,00 – scuole civiche Fondazione Milano, Piccolo Teatro, La Scala e Filodrammatici € 11,00 – Scuole MTM € 10,00 – ridotto DVA € 15,00 tagliando Esselunga di colore ROSSO

Be the first to comment

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*