Quest’anno il Teatro Menotti sta regalando ai cittadini milanesi una programmazione per niente male, di fatti dal 27 febbraio al 3 marzo in scena uno degli attori della scena contemporanea più apprezzato, Paolo Mazzarelli con lo spettacolo Orazio.
Nato a Milano, dopo essersi diplomato nel 1999 alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi ha intrapreso la carriera come attore. Ha lavorato in teatro con i più importanti registi tra cui Nekrosius, Stein, De Rosa, Baracco.
Nel 2001 ottiene un riconoscimento speciale al Premio Scenario e nel 2005 il Premio Franco Enriquez, entrambi per lo spettacolo Pasolini, Pasolini!, di cui è regista e interprete. Nel 2009, insieme al collega Lino Musella, fonda la compagnia teatrale MusellaMazzarelli con cui scrive, dirige e interpreta diversi spettacoli, vincendo nel 2010 il premio IN-BOX per Figli di un brutto Dio. Nel 2016 ha vinto il Premio Hystrio alla Drammaturgia.
Ha preso parte anche ad alcuni film al cinema come Vallanzasca – Gli angeli del male di Michele Placido e La grande bellezza di Paolo Sorrentino, L’ultimo terrestre di Gipi, Noi credevamo di Mario Martone, anche in televisione è stato protagonista di diverse fiction di successo Rai; E’ arrivata la felicità, Rossella, La Dama Velata. Dal 2023 è una delle new entry della serie La Porta Rossa 3.
Per saperne di più ho contattato Paolo Mazzarelli per le mie 5 domande giusto per sapere…
… quando e perché nasce Orazio?
Orazio nasce 3/4 anni fa, dal mio desiderio di provare a raccontare il punto di vista dei figli, anche se io figli non ne ho ma di quelli che potrebbero essere miei figli, rispetto all’eredità…
Eredità in tutti i sensi, non quella economica, ma quella morale, quella lasciata loro dai padri, dei quali faccio parte.
Questa tematica la ritroviamo nell’Amleto, dove ragazzi di venticinque anni si scontrano con le macerie del mondo lasciato dai padri. Questo lo si ritrova, soprattutto, nel testo che ho provato a scrivere e che costituisce l’80% dell’ossatura dello spettacolo.
Oggi chi è Orazio e quale ruolo ha nella società moderna?
Orazio è un ragazzo che sta cercando il suo ruolo nel mondo, nel cercare il suo ruolo nel mondo è costretto in qualche modo a immaginare un mondo diverso da quello che si ritrova, perché nel mondo che ha intorno il suo ruolo non c’è.
Quindi, credo che ci si possa rispecchiare in lui nel momento in cui si vive questa condizione che credo, temo… sia piuttosto diffusa!
A proposito di specchi, grazie a Orazio preferisci fotografare la realtà o metterla davanti ad uno specchio, riflettendola?
Amleto, il personaggio, dice:
“il compito del teatro, dall’alba dei tempi, è quello di fare da specchio alla realtà mostrando alla virtù e al vizio le loro rispettive facce”
Io non sono nessuno per distanziarmi da questa affermazione, quindi la cito testualmente come affermazione guida!
Se tra il pubblico dovesse esserci un Amleto, cosa vorresti che si portasse a casa a fine serata?
Amleto è un figlio di Re di conseguenza non è una figura comune… come invece è Orazio, un libero pensatore. Amleto per via di questa particolare condizione muore a venticinque anni schiacciato da una catena di colpe che lo precedono, in particolare dalla richiesta di vendetta che gli è impartita dallo spirito del padre.
Quindi se ci fosse qualcuno tra il pubblico che si trovasse in una situazione simile mi piacerebbe, a prescindere dallo spettacolo ma magari anche attraverso lo spettacolo, che gli venisse in mente una via per liberarsi da questa catena, appunto, di colpe e di violenze che spesso precedono la stessa nascita della persona che poi ne finisce vittima.
Concludendo, cosa ti piacerebbe leggere in una recensione dello spettacolo Orazio e cosa invece ti darebbe più fastidio?
Non lavoro per ricevere complimenti o delle belle parole. Non lavoro pensando cosa mi piacerebbe fosse scritto dello spettacolo. Però mi piacerebbe che un critico, così come un qualunque altro spettatore, fosse toccato dallo spettacolo, quindi che magari si dimentichi per un attimo solo di essere un critico e che si possa godere anche solo un minuto di uno spettacolo, parzialmente incantato, parzialmente divertito, parzialmente emozionato, come un altro spettatore. E mi permetto di pensarlo, credo, che anche per un critico questo potrebbe essere il regalo migliore; quello di dimenticarsi per cinque minuti di una visione analitica e perdersi in una visione… fine a sé stessa.
Pronti a conoscere Orazio e perderci assieme a lui? Per fare questo vi basterà andare a teatro.
Quando?
Dal 27 febbraio al 3 marzo 2024
Teatro Menotti
ORAZIO
incautamente ispirato dall’Amleto di W. Shakespeare
testo e regia Paolo Mazzarelli
con Antonio Bandiera, Beatrice Vento, Malich Cissè, Paolo Mazzarelli
Buona serata!
TiTo
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