Recensione: “Bastarda”

bastarda
foto Desirée Sacchiero

Giovedì 14 dicembre, in prima assoluta al Teatro i, viene presentato lo spettacolo prodotto compagnia Fragile Artists, Bastarda. Lo spettacolo si inserisce nella rassegna It’s a little bit messy, promossa dalla compagnia Fattoria Vittadini, che da settembre ad oggi ha ripercorso sia le esperienze passate del collettivo sia i progetti futuri. Al centro della scena Noemi Bresciani, che fonda Fragile Artists nel 2014 insieme a Desirée Sacchiero e Irene Petra Zani, con l’obiettivo di sperimentare discipline diverse per rappresentare il movimento.

Bastarda è decisamente uno spettacolo che colpisce lo spettatore, che esce da teatro con l’anima scomposta. Sola in scena, l’attrice resta muta per tutta la durata della pièce, unico linguaggio il suo corpo. Sulle spalle un mantello composto da gusci di cozze, che, appeso davanti a lei, rivela ciò che è: la Pangea, origine dei continenti, che univa tutti gli uomini in un unico territorio senza confini.

La voce calda di un narratore esterno interviene due volte nel corso dello spettacolo; il testo, che tende alla poesia, arricchisce ulteriormente la performance dell’attrice in scena. Una performance profonda e toccante: il corpo della Bresciani è coinvolto interamente nel processo comunicativo, nessuna parte ne è esclusa. Lo sguardo fisso, ogni movimento denso di impreciso significato, Madre Terra è ora lenta e sofferente, ora viva più che mai, ora imprevedibile. Non ci sono pareti drammaturgiche nello spettacolo di Fragile Artists, qualcosa di anonimo eppure riconoscibile lega istintivamente lo spettatore alla performance, attraverso il filo di un semplice respiro.

Bastarda è una riflessione sulla creazione e sulla Terra. La creazione non ha niente di mistico: essa è, nella sua semplicità e allo stesso tempo straordinaria essenza, un processo chimico che ha creato vita a partire dal niente. Della creazione gli uomini hanno narrato attraverso la cultura, la religione e la razza, hanno creato confini e imparato a dominare la Terra, dimentichi della Pangea e dell’essere arcaico che fa parte di loro. Noemi Bresciani comunica questo e altro attraverso il suo corpo, parlando a un io sepolto dentro di noi, dialogando alla nostra razza bastardina con un linguaggio che, seppur inconsapevolmente, tutti noi comprendiamo.

Chiara Musati

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