Recensione: “Cannibali”

cannibali
Foto Nicolò Puppo

Il racconto della vita dell’uomo contemporaneo. Queste poche parole possono sintetizzare “Cannibali” spettacolo andato in scena al Teatro Elfo Puccini nell’ambito della rassegna Nuove Storie.

Il lavoro della compagnia ligure Kronoteatro fa parte del Dittico della Resa insieme a “Educazione sentimentale” e più volte vediamo i due protagonisti sul palco arrendersi in una continua lotta per il potere.

Tommaso Bianco e Maurizio Sguotti (anche alla regia) vivono una sfida infinita che parte dal rapporto padre-figlio e si evolve in varie situazioni della società odierna. Non si tratta solo di uno scontro mentale, i due attori si affrontano anche a livello fisico, si tirano i capelli, si spingono, si mettono le mani in bocca, tutto è lecito per ottenere la supremazia.

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foto Nicolò Puppo

“Cannibali” è un rituale dove ogni particolare può offrire uno spunto di riflessione allo spettatore. Le ginocchiere e le gomitiere inserite nella vestizione degli attori, indispensabili per affrontare le battaglie, le due poltrone che compongono la scenografia e che diventano a loro volta arma sia fisica, usata contro l’avversario, sia psicologica quando girata di spalle.

Senza dubbio incide molto il testo di Fiammetta Carena e certe parole come i colpi dei robot dei cartoni animati, usate da armi di difesa, nonché quel ricorrente tentativo di scaricare la responsabilità, perché non è colpa di nessuno se un giovane deve lavorare in un call center con uno stipendio minimo o se un uomo dopo 23 anni di servizio in azienda viene lasciato a casa a cuor leggero.

Lo spettacolo non risparmia nulla del mondo contemporaneo riuscendo anche a trovare lo spazio per messaggi promozionali e per un Giacomo Leopardi citato sulle note di Bailando di Enrique Iglesias. Psicologi, dietologi, banchieri e personal trainer sono altra carne che Kronoteatro mette sulla griglia di una società cannibale.

Le videoanimazioni di Fabio Ramiro Rossin e le musiche di MaNu! completano l’opera insieme al lavoro di Alex Nesti in consolle a scandire a voce i segmenti della storia. Diventerebbe banale ridurre “Cannibali” a una lotta generazionale, Fiammetta Carena mette sul piatto molto di più, in un racconto antropologico che per certi aspetti finisce col toccare fin troppi episodi umani, ma che riesce in ogni modo a risultare esaustivo in poco meno di un’ora.

Tre repliche di qualità per Kronoteatro in attesa di trasformare il Dittico della Resa in Trittico visto che il primo agosto alla Biennale di Venezia, diretta da Antonio Latella, debutterà il nuovo spettacolo intitolato “Cicatrici”, lavoro ispirato al Tieste di Seneca e che speriamo Milano accolga presto.

Ivan Filannino

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