

Prosegue al Teatro Nazionale l’operazione amarcord anni ’80 che nell’ultimo periodo ha portato sul palco titoli come “Dirty dancing”, “Fame” e “Footloose”. Ora è la volta di “Flashdance“, film del 1983 diretto da Adrian Lyne e scritto da Tom Hedley e Joe Eszterhas. Iniziamo dicendo che rispetto ai “cugini” passati dal teatro di Piazza Piemonte, “Flashdance – il musical” sembra avere qualcosa in più. Per prima cosa troviamo in Valeria Belleudi una Protagonista con la P maiuscola, autentica regina del palco, perfetta nella sua performance e bravissima a trasmettere al pubblico l’amore per la danza che prova il suo personaggio Alex. Valeria è tanto perfetta sola sul palco quanto quando è in coppia con Lorenzo Tognocchi, il loro duetto verso la fine del primo atto è emozionante così come quello in apertura del secondo.
Nel complesso tutte le prove corali funzionano bene, sia quelle vocali che quelle coreografiche dirette da Marco Bebbu. Anche i personaggi cosiddetti secondari riescono a conquistare le simpatie del pubblico, su tutti Marco Stabile e Altea Russo che dimostra di saperci fare anche in campo recitativo. Una recitazione che a volte può risultare fin troppo marcata e caricaturale come spesso accade nei musical.

La regia di Chiara Noschese funziona ed è sicuramente più convincente di quanto visto un paio di stagioni fa con “Blues Legend”. Anche i testi in italiano, contrariamente a quanto successo per altri musical, non sembrano tirati per i capelli e non fanno rimpiangere più di tanto l’inglese, anche se poi il pubblico impazzisce soprattutto per le due canzoni cult che rimangono in lingua originale ovvero “Maniac” e “What a feeling” (anche “I love rock ‘n roll rimane in inglese ma il pubblico non sembra particolarmente portato al rock).
Gli spazi scenici sono ben usati con una scenografia su più livelli e il palco che si riduce a seconda della necessità grazie alle “saracinesche” che salgono e scendono, anche se l’effige dell’attore in scena proiettata sul pannello si poteva anche evitare.
“Flashdance il musical” riesce molto bene nell’intento di intrattenere il pubblico per oltre due ore tenendo sempre alto il ritmo senza cali e momenti morti (forse qualche esibizione di troppo all’Harry’s ma comunque di ottimo livello). Un’ottima chiusura per questo filone anni ’80, ora è arrivato il momento di voltare pagina.
Ivan Filannino
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