Recensione: “Il vedovo allegro”

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foto Gilda Valenza

Dopo il successo ottenuto con “L’erba del vicino è sempre più verde”, Carlo Buccirosso torna al Teatro Manzoni con la sua nuova commedia intitolata “Il vedovo allegro” e anche stavolta il pubblico promuove a pieni voti. Il giudizio positivo della platea è più che meritato perché la pièce dell’attore napoletano riesce a conquistare sia per la sua brillante ironia con picchi esilaranti, sia per le riflessioni che stimola su temi importanti come la genitorialità nelle sue diverse forme.

Il protagonista della storia è Cosimo Cannavacciuolo che ha perso la moglie durante la pandemia e si ritrova in difficoltà economiche nella sua grande casa, perfettamente riprodotta dalla scenografia di Gilda Cerullo e Renato Lori. Nel palazzo, però, non ci si annoia mai, merito di un custode molto curioso, e dei due figli che, per motivi diversi, fanno spesso irruzione nell’appartamento di Cosimo. Si aggiungono poi due vicini decisamente particolari e misteriosi.

Il primo tempo è un susseguirsi di risate in cui tutto il cast fa benissimo la sua parte. Il dialetto napoletano aiuta la linea comica, ma tutto rimane perfettamente comprensibile anche al pubblico milanese. Carlo Buccirosso è sì protagonista della storia, ma il suo personaggio non sovrasta gli altri, tutti si ritagliano il giusto spazio. A partire da Davide Marotta, attore con un curriculum cinematografico di altissimo livello partendo proprio dal debutto in “Phenomena” di Dario Argento, film cult per gli amanti del genere. Marotta è fenomenale anche sul palcoscenico, nell’85 terrorizzò il pubblico con la sua interpretazione, 40 anni dopo lo fa ridere di gusto dimostrando che Buccirosso fa benissimo a chiamarlo così frequentemente nei suoi spettacoli. Altrettanto trascinante la prova di Massimo Andrei nei panni del custode e di sua figlia interpretata da Elvira Zingone.

Nel secondo tempo i nodi vengono al pettine, le risate continuano, ma vengono affiancate da un interessante approfondimento sul desiderio di essere genitori. L’autore fa in modo che i personaggi possano dar voce a punti di vista differenti, una scelta giusta che lascia al pubblico la possibilità di valutare senza condizionamenti.

Ancora una volta Buccirosso si conferma una preziosa risorsa per il teatro italiano grazie alla sua capacità di produrre testi nuovi ricchi di intrattenimento, ma senza dimenticare il lato umano e profondo che i suoi personaggi sanno far emergere dai sorrisi del pubblico.

Ivan Filannino

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