
“Dove ci portate nel buco nero?”- interroga la questione sintomatica e legittima di uno spettatore in perifrastica attiva di accesso alla messa in scena.
Sì, è la risposta. Che sia ozono o ventre della terra o di una balena, si entra in un orifizio per accedere al De Rerum natura di Azzurra De Gregorio, in scena alla Cavallerizza del Litta fino al 30 aprile, primo appuntamento di Apache in collaborazione con Carrozzerie_n.o.t .
È l’orifizio dell’animus, apeiron dell’intelletto ma non della natura.
È l’orifizio del depressio, deriva in picchiata di una spasmodica materia.
Liberamente ispirato all’opera notoria di Lucrezio, il De Rerum contemporaneo della De Gregorio prende mosse e sembianze tutte orizzontali. Un’orizzontalità che trova esplicitazione nella prevalente prossemica scenica del trittico di attori che con stasimi di luci ripercorrono la suddivisione in sei parti dello scritto latino. Una orizzontalità che si estende nelle ali di primordiale volatile, nel fuoco di una materia che deve voler bruciare, nella terra che quasi mai si alza, nel corpo che cade, come corpo morto cade. Un’orizzontalità che trova compensazione nella verticalità, nel clinamen dello spettatore tutto costretto a compiere un lavorio psicologico desideroso di ridurre l’ingombro della sua massa atomica, di imbattersi in una di quelle pillole colorate che Carroll fa ingurgitare ad Alice per ridimensionarsi fino allo sproposito.
Tutto pare suggerire lo spostamento di un vuoto che necessariamente ha bisogno del liminale per trovare essenza, essere in sostanza.
In scena vi è il gioco dei contrasti che serve alla definizione del non ancora, che abbisogna dell’epifania di una definizione che difetti di teoria per essere ignita di essenza, una definizione che manchi di parole perché <<infatti esiste nelle cose il vuoto. Sapere questo ti sarà utile in molti casi, e non lascerà che errando dubiti e faccia sempre ricerche sull’universo e diffidi delle nostre parole. Esiste dunque uno spazio che non si può toccare, ciò che è vuoto e libero. Se non esistesse, in nessun modo potrebbero le cose muoversi>>.
Alessandra Cutillo
Sono stato più di 2 ore in rete, ma non avevo ancora trovato
un articolo così piacevole da leggere. Se
tutti i siti avessero contenuti fatti così bene, il web sarebbe
decisamente più interessante da leggere. Un sincero saluto.