Francesco Leschiera ritorna al Teatro Litta con Beyond Vanja dal 17 al 27 novembre.
Zio Vanja è considerata una delle opere più importanti di Anton Čechov sia per la maturità della sperimentazione drammaturgica sia per i temi trattati, sunto della poetica dell’autore.
Nella vita di Zio Vanja irrompe improvvisamente il professor Serebrjakov, marito della defunta sorella di Vanja e sposato in seconde nozze con la bellissima Elena. Vanja diventa quindi la metafora dei sentimenti di ogni uomo verso la vita che spesso non concede quanto promette. La sofferenza, come in molti drammi di Čechov, non è tanto per il presente quanto per il passato che è ormai fuggito senza bellezza e per il futuro, che appare certo e uguale all’attuale rimpianto. Il dramma presenta amori non corrisposti e speranza tradite che riportano i protagonisti al punto di partenza, con nuove ferite da curare in una vita che procederà senza emozioni, senza possibilità di felicità.
Lo spettacolo è un regalo sorprendente: già all’ingresso restiamo conquistati dagli odori e dai sapori del dramma di fine ottocento, ricostruiti con un’attenzione chirurgica. Entriamo furtivi, un po’ ospiti un po’ intrusi nella casa di Vanja, calpestando le foglie del suo cortile e imponendo la nostra presenza in un momento privato di cenacolo.
La scena è costruita su quattro diverse viste che però rimandano la stessa immagine agli spettatori come a simboleggiare la rigidità del tempo e l’impossibilità del cambiamento. Un tavolo al centro, un ‘altalena e due sedie ai margini sono gli unici spazi a disposizione degli attori che ne sanno fare ottimo uso: si crea un dinamismo scenico che però rispetta la rigidità degli spazi che si avverte dalla lettura del testo di Čechov.
Zio Vanja è un testo molto difficile da rappresentare ma Francesco vince la sua sfida: gli attori interpretano i propri personaggi con atteggiamenti e parole ottocentesche ma i sentimenti, le emozioni, i dolori sono quelli del nostro quotidiano, del nostro attuale sentire.
Il tempo vola con le loro parole e quasi dimentichiamo la consapevolezza di come finirà la storia: ci ritroviamo a tifare per la felicità di Sonja, per la rivincita di Vanja e a sperare in quei miracoli che il teatro sa fare.
“Dobbiamo vivere”. Qui è l’intento di Beyond Vanja, il messaggio ultimo che ci accarezza per tutta la notte dopo essere usciti dal Litta. Uno spettacolo che parla con dolcezza e rabbia, immobilità e movimento, vita e morte in un equilibrio sempre perfetto.
La regia di Beyond Vanja è misurata, a volte urla e strepita ma sempre in unisono con il nostro sentire. Gli attori sono bravi e nella parte, consapevoli dell’emotività propria e dei propri personaggi. Una menzione particolare al personaggio di Sonja: incantevole.
Francesco Annarumma
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