Una serata a IT Festival

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Andare all’IT festival è muoversi a caso tra gli scaffali di una libreria, alla ricerca di una bella storia. Sfogli i libri e ne leggi brevi parti, abbandonato per qualche minuto nella vita e nelle avventure dei protagonisti. Al festival del Teatro Indipendente, però, i personaggi escono in carne e ossa dai libri e, mentre saltelli festoso da una sala all’altra della Fabbrica del Vapore partecipi a folli avventure, storie avvincenti, punzecchianti riflessioni della durata di 20 minuti.

Le Brugole presenta Rent party, spettacolo concerto sulle note delle grandi cantanti blues, jazz e rock del secolo scorso, Bessie Smith, Billie Holiday, Janis Joplin.

Tra una frase concisa, sospesa in un mezzo sorriso, e la voce strepitosa di Roberta Lidia De Stefano accompagnata dalla chitarra di Flavia Ripa, la vecchia Medea e queste donne condividono sempre una stessa domanda: possibile che la felicità della donna debba passare attraverso la pena?

Una performance intelligente e spassosa, sull’onda di una voce che dà i brividi (effetto tromba compreso).

La compagnia Amor Vacui solletica la risata per tutto il tempo disponibile grazie a Domani mi alzo presto, recensito a gennaio.

Tre giovani post-universitari procrastinano al giorno dopo gli obiettivi della vita, mentre se ne stanno piantati sul divano di casa a perdere tempo, nella difficoltà di dare un senso alle loro esistenze. L’ironia non è mai esagerata – né di conseguenza noiosa -, avvalorata dalla recitazione dei tre attori (Andrea Bellacicco, Eleonora Panizzo e Andrea Tonin), l’immedesimazione per le nuove generazioni è immediata.

In Cyrano dans la lune – Storia di un naso che voleva arrivare sulla luna, di Deriva Clun, la scatola scenica è un frullatore in cui vengono mischiati vari ingredienti: giocosità, poesia, battute fedeli all’originale, interattività con il pubblico, storia vera, parodia, spontaneità. Il drink che ne esce è piacevole e divertente.

Grazie a Daniele Villari e Max Deluca, Cyrano con pasta bianca e naso rosso in volto fa cambiare idea a chi crede che la più romantica poesia sia sempre melodrammatica.

Parla di un calcio che non conosciamo più Il 56, di Davide Verazzani. È la storia di Puskás, capitano della Squadra d’oro, e di un anno di Guerra fredda. La voce dell’attore, calda e coinvolgente, racconta il successo del grande giocatore nel contrasto tra l’orgoglio della partita vinta contro gli inglesi e la paura dei carrarmati che occupano l’Ungheria.

Anna Sala e Christian Gallucci di Coperte Strette sono i protagonisti di @Tyffanis – Fenomenologia di una scena d’amore. La riproduzione della famosa, romantica scena di Colazione da Tiffany diventa l’evidenza della crisi nel loro rapporto di coppia, e l’espediente per affrontare il rapporto finzione-realtà del meccanismo teatrale. La riflessione che ne deriva incuriosisce e, grazie all’intesa tra gli attori e un po’ di ironia, lo spettacolo non ne risente in pesantezza.

Quel che resta – A proposito di mobbing, shocking e altre amenità, di e con Monica Faggiani, è la denuncia di una donna vittima di mobbing, è il racconto del percorso che l’ha portata a riconoscersi tale; è la storia della narratrice stessa. Da una scena rossa, l’attrice incontra il pubblico con sincerità e naturalezza, comprese le dovute debolezze, le emozioni forti, la volontà di smascherare i contorti meccanismi dell’amore, del potere, di quando l’amore diventa potere. Con il coraggio di condividere un’esperienza attraverso il teatro, scelta che dimostra come questo possa essere anche un medium con cui dare voce alla realtà, non soltanto mediandola attraverso la finzione.

87 compagnie e 314 artisti offrono la consapevolezza che il teatro indipendente è una realtà ricca (sì, anche nel senso di preziosa) ed eterogenea, un ventaglio di esperienze e idee, di storie e personaggi, da conoscere.

Chiara Musati

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