Il mattino in cui le notti finirono

notti

Le Notti Bianche, al Teatro Out Off, immerso in una scena variopinta, spiazza e incuriosisce al primo sguardo.
Originale, ma non immotivata, la scelta dello storico regista del teatro Lorenzo Loris di proporre come protagonista del famoso racconto di Dostoevskij non un giovane, bensì un uomo maturo – pur sempre sognatore – che rievoca la precaria realtà di un sogno appartenente al suo passato, immaginato, qui, remoto.

Nei panni del sognatore anonimo Massimo Loreto regala un’interpretazione intrisa di commovente trasporto ed esperienza, contrasta e intenerisce la figura di Natasen’ka, una giovane Camilla Pistorello, donna dostoevskijana in erba, solitaria sognatrice a sua volta, ma con il vantaggio dell’ingenuità.

Lo sguardo di lei è già altrove, di una lontananza che intristisce mentre incrementa l’effetto dell’analessi: accanto a lui è già un’assenza con l’orecchio teso alla sua storia, sognatore che fa del sogno un’ancora per non sprofondare – comunque vittima – nella realtà crudele di cui è consapevole, con il distacco della solitudine da un lato, e l’inevitabilità dell’appartenenza al proprio mondo dall’altro.

Due figure la cui opposizione è ben ragionata nei movimenti in scena, equilibrati da luci spesso calde, in contrasto con la bianchezza delle notti, rievocate da giochi d’immagini sullo sfondo; l’insieme garantisce l’effetto di sdoppiamento temporale, evitando troppo radicali dissonanze.

Non manca una punta di ironia, propria tanto dell’amara saggezza di lui, narratore, protagonista, spettatore della sua stessa vita, quanto della spensieratezza intelligente del personaggio femminile. Un Dostoevskij da rileggere alla luce dell’alternativo suggerimento del regista.

 

Arianna Lomolino

Be the first to comment

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*