
Vi abbiamo presentato la coppia Arrigazzi / de Mandato quest’estate grazie al festival Il Borgo delle Storie
a Garbagna, splendido borgo nelle colline tortonesi, adesso li ritroviamo a Milano presso l’accogliente sala di Alta Luce Teatro, uno spazio per scoprire, imparare e… sognare grazie allo spettacolo Io e Te. Una storia piccola e grande come la vita, una commedia agrodolce che racconta l’incontro e gli alti e bassi di una coppia, attraversando due decenni e affrontando le piccole e grandi “avventure” della quotidianità. Sempre in bilico tra commedia e tragedia, tutto racchiuso nell’intreccio tra dolore e allegria, tra battute e disastri, liti e alberi di Natale in una continua altalena di emozioni.
Per saperne di più abbiamo contattato Allegra de Mandato (drammaturga) e Emanuele Arrigazzi (attore), che di fatto nella vita sono (Io e Te) una coppia, come si stanno preparando per questo debutto.
Questo spettacolo ha avuto già un paio di studi e siamo stati molto felici del riscontro del pubblico, ma certo un debutto è una nascita quindi ha in sé un insieme di speranza, ansia e attesa, la paura di farlo uscire e la voglia che esca… insomma è un bel groviglio di emozioni.
Ma la verità è che non vediamo l’ora e siamo molto felici che questo succeda ad Alta Luce Teatro che per noi è un luogo accogliente e di buon auspicio, proprio qui abbiamo messo in scena un altro spettacolo a cui teniamo molto, Tempi Maturi, quindi ci sentiamo un po’ a casa e questo ci dà serenità.
Allegra, quando e perché nasce un testo come Io e Te?
Io e Te nasce dalla mia voglia di cimentarmi con il genere commedia romantica ma con un’idea tutta mia di romanticismo, un’idea che passa da Nora Ephron a Michel Gondry, attraverso Pinter e Bergman, Annie Ernaux e le tante visioni di Casablanca e con un occhio al cinema francese e alla letteratura russa… per cui tu capisci che è quantomeno schizofrenico.
Scherzi a parte, volevo raccontare una storia che fosse intima e al tempo stesso universale, che condensasse in un’ora e dieci tutta una vita, o perlomeno la vita di un amore. Per un po’ il titolo provvisorio è stato proprio Un amore (con un omaggio sia al libro di Buzzati sia al film di Tavarelli), poi si è trasformato in Io e Te perché la storia è quella di una coppia in cui spesso i confini si confondono. Insomma una commedia romantica che a volte è divertente e a volte è tragica e non sempre nell’ordine che ci aspettiamo.
Con Io e Te, preferisci/preferite (attenzione che qui esce il Marzullo che c’è in me!) fotografare la realtà o metterla davanti ad uno specchio, riflettendola?
Allegra:
È molto interessante questa domanda, perché, e chi vedrà lo spettacolo lo scoprirà, la fotografia è un elemento importante di questa storia e Te (il personaggio maschile) dirà proprio in una battuta che:
“la fotografia è un modo per mettere una distanza con la realtà”
Allo stesso modo io credo che il mio modo di raccontare la realtà sia attraverso il mio modo di vederla, di filtrarla e di raccontarmela, per cui assolutamente personale e forse per questo empatico. O almeno è quello che vorrei, io racconto le storie per non sentirmi sola e spero che chi le ascolta a sua volta non si senta solo.
Quali, se posso, gli alti e bassi della coppia Io e Te (mi pare di intuire che non abbiano un nome, correggimi se sbaglio) che vedremo in scena?
Tutti quelli che passano dall’incontrarsi, innamorarsi e trovarsi a stare insieme, quel senso di sollievo, euforia che poi si trasforma in claustrofobia e ossessione e poi torna a dare un po’ di pace e poi diventa di nuovo fatica e infine ricomincia daccapo. Come la definiscono i nostri personaggi “la tempesta perfetta”, per questo abbiamo pensato alla scena come una sorta di zattera, una pedana sospesa nel vuoto, piccola perché i personaggi si sentano stretti ora nella gioia e incastrati quando vorrebbero solo essere altrove. Ma restano. Affrontano la tempesta, vivono e sopravvivo proprio grazie ai loro alti e bassi. Come onde che li trasportano.
Ecco forse i loro alti e bassi sono le onde della loro storia e non potrebbe vivere senza.
Non è la prima volta che lavorate in coppia, ma credo sia la prima volta che portate in scena uno spettacolo. Riuscite a lasciare sul palco i personaggi oppure ve li portate a casa?
In realtà non è la prima volta che portiamo in scena uno spettacolo, ci sono già stati vari spettacoli soprattutto monologhi, che abbiamo fatto insieme ma è la prima volta che portiamo in scena uno spettacolo di questo tipo. Una storia che ha in sé così tanto di personale eppure anche così tanto di letterario, immaginato e intenso. Portiamo i personaggi a casa in maniera diversa, io – Allegra– me li porto dietro mentre scrivo e qualunque cosa mi succeda entra in collisione o in contatto con miei personaggi ma quando finisco, escono da me.
Emanuele invece entra dopo e lavora sul personaggio quando già esiste, ma inevitabilmente lo portiamo a casa, quando guardiamo un film o vediamo una persona per strada o leggiamo un libro cerchiamo e troviamo parti che ci ricordano i personaggi… il vero distacco spero arriverà con il debutto.
Invece cosa vorreste che si portasse a casa lo spettatore dopo aver visto Io e Te?
Allegra:
Io vorrei si portasse a casa un pezzo dei personaggi, che ricordasse questa coppia e trovasse parti si sé, di qualcuno che ha amato, dei suoi genitori, di amici… insomma che diventasse qualcosa a cui si affeziona. È quello che succede a me quando vedo qualcosa che amo, mi rimane addosso, entra a far parte del mio bagaglio emotivo, mi capita con i film, gli spettacoli, i libri, la musica… la musica infatti per me è molto importante in questo spettacolo, ho creato una sorta di colonna sonora drammaturgica nelle canzoni che intervallano il passare degli anni e spero che diano un senso ancora più forte ai personaggi. Ecco, molti autori, dicono che i personaggi sono morti o che loro preferiscono scrive funzioni narrative, io rispetto molto questo punto di vista ma lavoro all’opposto, io scrivo personaggi, cerco di fare in modo che siano tridimensionali e organici, vivi, per cui ti rispondo che spero che gli spettatori si portino a casa i personaggi.
Allegra, quant’è difficile in Italia fare nuova drammaturgia, per una donna!
È difficile fare nuova drammaturgia in generale ma come donna il rischio è che si sia costretti a parlare di tematiche che siano solo femminili, come se la donna debba raccontare solo l’essere donna. Io credo che questo possa essere un limite, ci sono temi che mi stanno particolarmente a cuore e che sono temi che riguardano le donne, in questo testo per esempio parlo di aborto e credo che sia più che mai urgente anche visto il clima politico parlare del corpo delle donne e di come sul loro corpo siano le uniche a dover avere voce in capitolo. Ma è anche vero che voglio poter parlare di qualsiasi tema e a volte le donne sono messe all’angolo come se esistessero solo in quanto femmine, madri, badanti e mogli. Vorrei che le donne non diventassero una categoria politica ma che fossero libere di declinare il loro mestiere con la stessa libertà e possibilità che hanno gli autori uomini. Detto questo è difficile ma non impossibile, per me scrivere è personale e il personale è politico per cui sicuramente porto il mio essere donna nella scrittura ma spero ci sia molto di più oltre a questo.
Emanuele, tu sei abituato alla nuova drammaturgia anche grazie alla tua collaborazione con il Teatro dei Filodrammatici. Quant’è difficile mettere in scena uno spettacolo contemporaneo?
E’ difficile perché è difficile distribuirlo, è difficile perché ci sono dinamiche per cui il teatro deve sempre entrare in delle caselle, ricerca, narrazione, classico, contemporaneo, di regia… noi facciamo un tipo di lavoro che credo si regga sulle nostre professionalità io sono un attore puro e lavoro sulla recitazione e sulla messinscena del testo, lavoro a tavolino con Allegra per capire perfettamente lei cosa vuole comunicare con le battute e i sottotesti e poi lavoro con l’attrice – Martina Tinnirello – per dare carne e corpo alla scrittura.
Lavoro per immagini e non sono un regista per cui cerco di fare un teatro che restituisca con semplicità la storia. Lavorando sui meccanismi di coppia e sull’ascolto.
Questo è il tipo di teatro che faccio io, per cui con una sua unicità, ma non è facilmente incasellabile e rinuncia a un’estetica accattivante perché non è il mio linguaggio.
C’è una scena molto semplice che rispecchia una mia idea, quella della zattera, creata da Erika Carretta che ha curato anche i costumi e ci siamo noi due attori e la storia, poche luci e noi, dentro una suggestione ma senza orpelli. Non so se sia teatro contemporaneo ma è la mia idea di teatro e soprattutto quello che so fare, per cui scusa se ho divagato, sì è difficile portarlo in scena ma per me è importante farlo, l’attore diventa parte della regia perché la disegna lui.
… per concludere, perché venire a vedere Io e Te?
Perché racconta una storia in cui ci si può riconoscere con il codice della commedia romantica, per cui unisce l’intrattenimento all’emoziona e all’attualità.
Perché racconta qualcosa a cui tutti possono attingere, un universale reso forte dal particolare.
E soprattutto per conoscere…
IO E TE
dal 5 al 6 novembre 2022 – Alta Luce Teatro
Milano
progetto Arrigazzi/de Mandato
di Allegra de Mandato
con Emanuele Arrigazzi, Martina Tinnirello
scene e costumi Erika Carretta
sinossi
uno spettacolo che ci accompagna in un viaggio lungo due vite, tra scene brevi e anni che volano, tra canzoni pop e musica da camera, citazioni e solitudini che s’incontrano.
I personaggi Io e Te si fondono per rimanere insieme e diventare “noi” perché la vita è quella cosa che ti strappa un sorriso, anche nel momento più drammatico, se trovi qualcuno con cui condividerla.
Buona serata a teatro
TiTo
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