Dopo lo straordinario successo nella stagione 2013/2014 e il Premio Ubu 2014 come migliore spettacolo, Le sorelle Macaluso di Emma Dante torna in via Rovello al Piccolo Teatro Grassi di Milano dal 6 all’11 ottobre.
Chi conosce Emma Dante ha di certo ritrovato in questo suo ultimo lavoro tutta la sua poetica: il contemporaneo che dialoga armoniosamente con il classico, il continuo oscillare tra sogno e realtà, lo sfrenato abbraccio tra la vita e la morte, i suoi attori che si svuotano per diventare personaggi e creature al servizio della drammaturgia.
Si piange e si ride nel vivere, e non mai nel semplice guardare, la storia di una famiglia siciliana composta da sette sorelle e i loro ricordi. Storie private di personaggi che ritornano, che vivono in carne e ossa e che rompono la quarta parete fino a entrare dentro lo spettatore spogliandolo e mettendolo continuamente alla prova, addirittura con se stesso.
Emma Dante cita il suo teatro e il teatro stesso nella sua interezza. Come un burattinaio muove i personaggi a seconda delle sue necessità. Gioca con le improvvisazioni e con gli esercizi. Esalta le peculiarità dei suoi attori, fin dentro le fisicità. Dimostra di conoscere le regole per poi metterle da parte. Crea diversi piani di azione e di demolizione. Contamina i linguaggi e gli stili. Seziona la sua storia come un chirurgo esperto.
Emma Dante si conferma una delle registe contemporanee con più talento e consapevole ostenta la sua esperienza: le sorelle Macaluso è un omaggio al teatro e alla sua eternità. Emma Dante sa che il teatro non è la vita. Il teatro è il luogo magico delle seconde possibilità dove si possono realizzare i sogni, gli amori, gli abbracci che in vita non hanno mai trovato la loro strada. Il luogo dove si può ritornare per spiegarsi, per ritrovare le parole non dette, per porgere scuse e chiedere perdoni. Il luogo dove un personaggio che sognava di danzare può ritrovarsi a farlo in un teatro gremito e nel corpo della più bella e più brava delle ballerine.
Bravissimi gli attori. Di quelli che a fine spettacolo ti fanno alzare in piedi.
Francesco Annarumma
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